Annuncio pubblicitario
Italia markets open in 5 hours 12 minutes
  • Dow Jones

    38.460,92
    -42,77 (-0,11%)
     
  • Nasdaq

    15.712,75
    +16,11 (+0,10%)
     
  • Nikkei 225

    37.932,69
    -527,39 (-1,37%)
     
  • EUR/USD

    1,0709
    +0,0008 (+0,07%)
     
  • Bitcoin EUR

    60.110,11
    -2.344,08 (-3,75%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.395,16
    -28,94 (-2,03%)
     
  • HANG SENG

    17.143,64
    -57,63 (-0,34%)
     
  • S&P 500

    5.071,63
    +1,08 (+0,02%)
     

Spazi gratuiti e a tempo indeterminato: ecco il primo coworking “pubblico”

Da un’idea di un sindaco all’avanguardia che punta sull’ufficio condiviso per limitare l’emigrazione

Coworking Veglio

La sua voce, quando lo sento al telefono, riesce a malapena a trattenere quell’entusiasmo e quella voglia di fare che, quando ce li hai, ti portano sempre a guardare avanti. Anche quando ti potresti tranquillamente godere il tuo primato: quello di creare, in un paese di a malapena 600 abitanti, il primo spazio coworking di natura pubblica in Italia. Primato che spetta a Marco Pichetto, 37 anni, sindaco di Veglio (provincia di Biella) che qualche mese fa ha creato Veglio Coworking Project mettendo insieme tanti aspetti che fanno di questo spazio - in cui giovani professionisti, appartenenti a settori diverso, lavorano assieme - un ufficio condiviso molto ambito.

Oltre alle classiche postazioni con pc e Internet, chi lavora qui non solo non paga l’affitto della scrivania ma la può affittare a tempo indeterminato. In che senso? Lasciamo che ce lo spieghi lui: “Chi riempie il modulo di adesione che si trova sul sito e accetta il regolamento comunale può restare per tutto il tempo che lo ritiene necessario, al momento sono 5 le postazioni occupate e lavorano all’interno vari professionisti. Non mettiamo limiti temporali e se, appunto, lo spazio è dato dal Comune, non è la stessa cosa per le spese vive, come elettricità e riscaldamento: volutamente sono a carico dei coworker, e questo anche per responsabilizzarli”.

Il primo coworking di natura comunale, poi, ci spiega ancora il primo cittadino che è un consulente convinto sostenitore del lavoro indipendente, è nato grazie alla concomitanza d 3 fattori. Il primo: la vincita di un bando internazionale: “A indirlo era stato La Convenzione delle Alpi che metteva in palio 10mila euro per progetti legati ai giovani. Secondo fattore: l’esigenza in un paese piccolo e di montagna da cui i giovani tendono a scappare di dare un motivo per restare e ultimo, ma non meno determinante, il fatto che avessimo tanti alloggi sfitti. Veglio Coworking è nato in un ex convento”.

10mila gli euro ottenuti grazie al bando più altri 5mila concessi dalla Cassa di risparmio del Biellese e infine gli altri 5mila messi in dotazione dal Comune che hanno fatto d questo coworking pubblico una realtà diventata tale in poco tempo. “Ne avevamo iniziato a parlare a ottobre e qualcuno era convinto che non se ne sarebbe più fatto nulla e invece siamo riusciti a mantenere i nostri propositi e mettere in piedi tutto questo in pochi mesi. I soldi ci sono serviti per lavori di manutenzione dei locali, per gli arredi, i servizi e il resto. Sono doppiamente soddisfatto sia per quello che abbiamo creato ma anche perché, grazie a questo progetto, dei ragazzi che cercavano una sede per la propria attività e rimandavano perché non riuscivano a trovarla, hanno dato vita alla loro società, cosa non da poco in un comune così piccolo”.
 
Ma a lavorare nel coworking non sono solo i giovani. “Abbiamo anche una professionista di 50 anni che lavora nella comunicazione e che ha scelto di spostarsi a Veglio. In queste zone, avere una connessione Internet che permetta di lavorare con serenità non è facile. Veglio Coworking le permette di potere continuare a fare il suo lavoro pur stando lontana dalla città, Milano, da dove è andata via”. E se le richieste di spazi dovessero aumentare? “Non c’è problema, ho un piano B: potremmo dimezzare la sala riunioni o usare altri stabili vicino a questo. Il nostro obiettivo è quello di aiutare i lavoratori autonomi e questo vorrebbe dire che ci stiamo riuscendo”.