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Squilibri di liquidità. Che aspetto avrà la prossima correzione?

Le banche centrali hanno la strada in salita. Le conferenze stampa sembrano udienze di tribunale, banchiere centrale da una parte, giornalisti dall’altra. I governatori delle politiche monetarie, sulla difensiva, si sentono chiedere sempre la stessa cosa: perchè dopo 8 anni di stimoli monetari l’inflazione non sale? In realtà, l’inflazione è risalita, ma non ha ancora raggiunto l’obiettivo del 2% che le banche centrali hanno stabilito. Il mix di globalizzazione e stimoli monetari ha creato un effetto che probabilmente nemmeno i governatori delle banche centrali si aspettavano, l’estrema concentrazione del denaro.

Concentrazione degli investitori su pochi titoli: Facebook (NasdaqGS: FB - notizie) , Amazon, Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) , Microsoft (Euronext: MSF.NX - notizie) e Google hanno contribuito da soli per il 41% del rialzo dell’indice S&P500 (500 titoli) nel 2017.

Concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi: le otto persone più ricche al mondo hanno 426 miliardi di dollari, quanto metà della popolazione mondiale.

Bolle di prezzo su pochi asset, considerati “rifugio”: obbligazioni AAA, salite così tanto di prezzo da avere rendimenti negativi, opere d’arte, auto d’epoca, immobili di lusso, tutto in bolla. Resta il fatto che, se una manciata di ricchi si compra lo yacht, un attico a Manhattan, un Monet e un vaso di bronzo della dinastia Shang (battuto in un’asta di Christies a 37 milioni di dollari nel marzo di quest’anno) e qualche Bitcoin “per diversificare”, tutto questo non basta a creare inflazione, un aumento dei prezzi su beni di consumo e servizi.

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Ci vuole pazienza, ha detto il Presidente Draghi che nella conferenza stampa di ieri ha difeso il programma di stimoli monetari, prospettando tassi d’interesse bassi, ben oltre la fine del programma di acquisti di titoli: 6 milioni di posti di lavoro creati, espansione economica, migliori condizioni finanziarie, tutte cose che favoriscono la ripresa dell’inflazione. “Le riforme strutturali devono essere accelerate per aumentare la resilienza” ha detto Draghi che ha anche esortato gli Stati a migliorare l’implementazione delle politiche fiscali. Ma l’inflazione non è ancora al livello desiderato. “È forse il target del 2% dell’inflazione a essere “sbagliato”? ha chiesto un giornalista nella conferenza stampa della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) di ieri. Draghi ha risposto: “quanto è credibile qualcuno – individuo o istituzione – che quando non raggiunge l’obiettivo lo cambia, rendendolo raggiungibile cambiandone la definizione?”.

OPERATIVAMENTE E PER CONCLUDERE

Le banche centrali si trovano in un cul de sac, un vicolo cieco. Pur vedendo che stanno impiegando più del previsto per raggiungere l’obiettivo, non possono cambiarlo, pena la perdita di credibilità. D’altra parte, va bene aver pazienza, ma dopo 8 anni di attesa zen, l’impazienza del mercato è più che comprensibile, se all’orizzonte non si vede ancora la meta. Tassi a zero con un’economia in ripresa non convincono nessuno. Le conferenze stampa sono sempre più snervanti: per investitori e giornalisti che analizzano i comunicati delle banche centrali con il puntuglio di esegeti benedettini. Per i governatori delle banche centrali, costretti a giustificare ogni singola sillaba, sotto la pressione smisurata di chi potrebbe in futuro essere additato come responsabile della prossima crisi mondiale.

La reazione dell’euro alla conferenza della BCE la dice tutta. L’euro, non credendo alla promessa di tassi bassi ancora a lungo, è risalito oltre 1.1650 contro dollaro.

Il rimando a una data imprecisata “in autunno”, suggerito da Draghi per un’eventuale riconsiderazione della politica monetaria ha lasciato la sensazione che, più prima che poi, anche la BCE ridurrà gli stimoli monetari.

Le Borse europee hanno accusato il colpo della rivalutazione dell’euro, che frena le esportazioni. Viceversa, il dollaro più debole rende le Borse americane più resilienti. Le obbligazioni governative sono risalite di prezzo, con il classico flight to quality.

L’indice tedesco Dax, più esposto all’export, ha chiuso la settimana con un brutto segnale grafico, che fa pensare all’inizio di una correzione.

La salita verticale dei mercati azionari impensierisce. Nove mesi di fila senza una correzione significativa per l’indice S&P500, che diventano 18 mesi da febbraio 2016, se non si considera la brevissima discesa che ha preceduto l’elezione di Trump. Come sarà la discesa?

Sarà una fisiologica correzione di qualche settimana, per poi ripartire, visto che la liquidità è ancora abbondante, o sarà qualcosa di più serio?

Cosa pensare dei pachidermi che hanno guidato il rialzo, titoli come Amazon, che capitalizza circa 500 miliardi di dollari? È vero che è un monopolista, che sempre più gente compra online e che basta che alzi i prezzi di poco per moltiplicare gli utili, ma prezzare 200 volte gli utili pare un déjà vu della bolla internet del 2000. Vedremo che utili riporterà il 27 luglio, settimana prossima.

In oltre 100 giorni di governo, Trump ha fatto approvare 47 provvedimenti legislativi, ma nessuno di quelli che contano. Riforma dell’Obamacare affossata, riforma fiscale in alto mare. Con quali soldi finanzierà gli enormi progetti infrastrutturali promessi?

Banche centrali e governi stanno facendo di tutto per mantenere i mercati tranquilli e il contesto di crescita e inflazione moderate, in ripresa, rimane favorevole ai mercati. Janet Yellen in giugno ha detto che non si aspetta nessuna nuova crisi finanziaria nell’arco della nostra vita.

Tuttavia, i motivi di prudenza si moltiplicano: la durata e l’ampiezza inusuali del rialzo dei mercati, le valutazioni elevate, l’inizio del rialzo dei tassi da parte di importanti banche centrali, come Fed e Bank of Canada, l’impasse in cui Trump si trova, tra Russia Gate e incapacità di far approvare le leggi che contano.

Si raccomandano portafogli più scarichi di titoli, sotto l’ombrellone.

L’euro pare strutturalmente più forte, ma il rally delle ultime settimane offre l’opportunità di acquistare gradualmente dollari tra 1.165 e 1.20, in vista di un pull-back in area 1.14-1.12.

Fare il banchiere centrale di questi tempi non è proprio facile!

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