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Stabilità Eurozona: cosa succederà adesso

L’obiettivo rimane sempre lo stesso: salvare l’euro. E la riunione dell’Eurogruppo di ieri ha affrontato tutte le questioni più calde per garantire il futuro della moneta unica. Poteva essere una giornata complicata con lo spread oltre quota 480, i Btp in costante crescita, la Spagna sull’orlo del collasso con la solita Grecia boccheggiante e con Cipro pronta a seguirla. Sul tavolo di Bruxelles, poi, c’era anche il tanto chiacchierato scudo anti-spread e il nuovo ruolo che dovrà ricoprire la Banca Centrale Europea per far funzionare tutto il meccanismo.

Per prima cosa, tira un sospiro di sollievo la Spagna che potrà avere a disposizione 30 miliardi di euro, praticamente subito, da erogare entro la fine di luglio. Un prestito, quello cha farà respirare il sistema bancario iberico, concesso con precise garanzie. Ma meno rigide rispetto a quelle che hanno riguardato la Grecia. Il salvataggio spagnolo è stato fatto in vista di un “memorandum”, cioè accordi futuri per cui la Spagna avrà un anno di tempo in più per ridimensionare il suo debito pubblico, portandolo sotto la soglia del 3%. Il mese scorso il Consiglio europeo, tra l’altro, aveva già accordato alla Spagna un prestito fino a 100 miliardi di euro, su richiesta del governo Rajoy: i 30 miliardi approvati ieri sono, quindi, soltanto un prestito iniziale. “Un primo esborso”, come lo ha definito il presidente dell’Eurogruppo, Jan-Claude Junker, aggiungendo che le banche dovranno soddisfare precise condizioni per usufruire del denaro e che sarà introdotta una supervisione più incisiva dell’intero sistema bancario spagnolo. Ovviamente la prima garanzia rimane quella per cui il Paese si impegni a sgonfiare il proprio deficit.

L’altra notizia che arriva da Bruxelles riguarda Junker, scelto nuovamente come presidente dell’Eurogruppo. Il tedesco Klaus Regling, invece, è stato eletto alla guida del cosiddetto fondo di salvataggio, lo European Stability Mechanism (ESM). Ogni Stato partecipa all’ESM, versando una quota di denaro sulla base delle sue possibilità: l’Italia è il terzo contribuente con una quota pari al 17,9 per cento. Al primo posto c’è la Germania con il 27,1 per cento, seguita dalla Francia di Hollande, con il 20,3 per cento. Le stime prevedono che l’ESM possa raggiungere una capacità complessiva pari ad almeno 500 miliardi di euro. Un premessa indispensabile, quella che riguarda l’ESM, perché proprio il fondo di salvataggio riveste un ruolo centrale in relazione allo “scudo anti-spread”. Si tratta della possibilità, ribadita e approvata dall’Eurogruppo, di usare le risorse del fondo di emergenza per acquistare i titoli di debito di Stati “virtuosi”, cioè di quei Paesi che stanno lavorando al risanamento dei propri conti pubblici, con il fine ultimo di ridurre gli spread e i tassi di interesse a cui sono costretti a indebitarsi sui mercati finanziari. Anche Finlandia e Olanda - fortemente contrarie all’idea di dover pagare in qualche modo i debiti altrui -, dopo le severe critiche alla misura, hanno dovuto prendene atto. Proprio oggi, poi, la Corte Costituzionale tedesca si esprimerà sulla legge che riconosce il fondo ESM e la riunione dell’Eurogruppo sarà allargata a tutti i ministri delle Finanze dei 27 Paesi comunitari.

Continua a preoccupare, però, la situazione di crisi in cui versa la Grecia che rimane un elemento di forte rischio per l’intero sistema che orbita attorno all’euro. Dopo il voto di fiducia del governo Samaras, ora inizia la trattativa tra Grecia e Troika, Fmi, Ue e Bce, per fare delle valutazioni sulla possibilità di implementare il programma di austerità, il cui rispetto è una sorta di “conditio sine qua non” per ottenere la prossima tranche di aiuti dal valore di 130 miliardi di euro. Atene, dal canto suo, ha già fatto sapere di non essere in grado di rispettare gli impegni nei tempi prefissati, ma l’Europa pare disposta ad aprire una trattativa che allenti, forse di due anni, il rigore almeno nei tempi. Per quanto riguarda Cipro, invece, la congiuntura negativa sta diventando un rischio sempre più grande. Anche perché a Nicosia non sembra attuabile un sistema di salvataggio sulla falsariga di quello bancario spagnolo. Si discute sull’eventualità di un aiuto da 10 miliardi di euro come già avvenuto per gli altri Paesi in crisi da debiti sovrani.

Di positivo, comunque, dopo la riunione dei ministri delle Finanze a Bruxelles resta lo scudo anti-spread, fortemente voluto dal premier Mario Monti. E oltre al nuovo ruolo del fondo ESM, come già detto, vale la pena sottolineare come anche la Bce possa assumere nel prossimo decennio un peso decisivo perché l’Europa compia passi decisi verso l’unità, oltre che politica, anche fiscale. E’ stata resa operativa, infatti, l’intesa di fine giugno che prevede che la Bce sia l’agente del fondo salva Stati Efsf-ESM per l’acquisto di bond sul mercato secondario.  Un svolta, rimane da capire ancora di quale portata, che apre alla possibilità di ricapitalizzazione diretta delle banche in difficoltà. I soldi, in buona sostanza, che andranno agli istituti di credito non potranno gravare sui bilanci dello Stato diventando debito pubblico. Un primo passo verso l’unione bancaria da realizzare entro fine anno che potrebbe prevedere anche la nascita di un “super visore” dell’eurozona, ossia il presidente della Bce Mario Draghi, incaricato della “vigilanza unica”.