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Stangata in arrivo sui cellulari

Stangata in arrivo sui cellulari

Convegni, tavole rotonde e impegni delle istituzioni. Non passa giorno senza che qualcuno ponga l'accento sul ritardo italiano sul fronte delle nuove tecnologie e sulla necessità di invertire la rotta per non perdere competitività a livello internazionale. Eppure, al momento di passare dalle promesse ai fatti, ci si trova a fare i conti con risultati deludenti. L'ultimo episodio in tal senso arriva dalla questione dell'equo compenso, che aggiorna l'imposizione fiscale su smartphone e tablet, di fatto introducendo un aggravio per i consumatori. A incassare la somma sarà, nello specifico, la Siae, che si è battuta per alzare le tariffe. Questo prelievo viene previsto come compenso forfettario per il fatto che l'utente può usare quelle tecnologie per riprodurre musica o video per uso personale (la cosiddetta "copia privata"). Dunque, una sorta di “indice di colpevolezza presunta”, che prescinde cioè dall'eventualità che l'acquirente di un dispositivo tecnologico lo faccia effettivamente.

La protesta era già iniziata ad aprile

Fino a 6 euro per pezzo
Da anni si discuteva della necessità di aggiornare le tariffe su smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici. I nuovi parametri erano attesi già nel 2012, poi si è proceduto di rinvio in rinvio, fino a che il ministro Dario Franceschini ha annunciato un decreto che ha creato non poco allarme tra i consumatori. Così per ogni smartphone o tablet da almeno 16 Gb di memoria lo Stato incasserà 4 euro per dispositivo (contro gli 0,9 euro precedenti per gli smartphone e gli 1,9 per i tablet) per poi girare gli introiti agli autori ed editori. La gabella cresce a 6 euro per i personal computer (prima la tassa andava da 1,9 a 2,4 euro) e a 0,4 euro su memorie Sd, chiavette Usb e altre tipologie di disco dai 4Gb in su. Per la smart tv fino a questo momento non erano previste tasse, ma d'ora in avanti si pagheranno 5 euro.

Obiettivo meritorio, ma...
Come si è già accennato, la questione nasce da lontano. Si trattava di garantire una remunerazione per gli autori delle opere, in linea con l'evoluzione dell'economia. Con le nuove tariffe questo diritto viene garantito, anche se inevitabilmente il peso si scarica su altre categorie. Secondo il Governo, le ricadute saranno esclusivamente sui produttori, ma appare difficile immaginare che non vi sia un aggravio dei costi per i consumatori e una partecipazione alla spesa da parte dei rivenditori. Due categorie che già oggi si trovano in difficoltà a fronte del permanere di una congiuntura economica molto difficile.

Proteste e mobilitazioni su vari fronti
La rimodulazione delle tariffe crea malumori anche tra i produttori, con il l presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania, che lo bolla come "provvedimento ingiustificato che non riflette il comportamento dei consumatori e l’evoluzione delle tecnologie". Ricordando che questa iniziativa non appare certo "in linea con lo sforzo che il paese deve compiere per sostenere l’innovazione digitale".

Intanto, l'associazione Altroconsumo ha annunciato un ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento, sottolineando che - ai precedenti 80 milioni di euro all'anno, previsti dal decreto Bondi - si aggiungono 100 milioni di euro, prelevati dalle tasche dei consumatori grazie al sovrapprezzo nell'acquistare smartphone, tablet e chiavette usb. L'associazione ne chiede l'abolizione attraverso la petizione sul proprio sito, che ha già raggiunto i 20.000 sottoscrittori  e sulla piattaforma change.org, dove hanno aderito in 60.000.