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Summit di Roma: brutta sorpresa da Grecia e Polonia?

Una nuova minaccia arriva per l'Europa. Questa volta, però, di tenore ben più sottile.

La Polonia avvisa l'Europa

Alla vigilia del vertice europeo di Roma in cui l'Unione sarà celebrata e festeggiata, la Polonia chiede ufficialmente, che venga affrontato il tema delle due velocità. Per quanto il tema sia stato affrontato già nei giorni scorsi con indiscrezioni di stampa che parlavano di diverse teorie al riguardo, i timori della Polonia sono il paradigma di un'Unione che ha forti tendenze centrifughe, molte delle quali già realizzatesi con la Brexit ed altre ancora sotto forma di velleità (come in Francia). Intanto però, l'Europa a due velocità potrebbe già esistere se addirittura il presidente dell'eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem a proposito dei paesi del Sud Europa, li accusa di spendere tutti i soldi in alcol e droga e poi di chiedere aiuto, dimenticando che, magari, è proprio l'Olanda ad aver fatto della prostituzione e della libertà fin troppo esplicita, le sue bandiere nell'immaginario collettivo. Ad ogni modo l'Europa a due velocità potrebbe non solo già esistere, ma essere stata sempre viva dal momento in cui l'espansione del club è stata estesa in maniera sempre più ampia fino a comprendere nazioni che, per ovvi motivi, non avrebbero mai potuto reggere il passo di quelle fondatrici le quali, a loro volta, sono tra di loro fin troppo eterogenee. Un esempio sia proprio l'Italia, tra le nazioni firmatarie del nucleo primigenio. Ma anche la questione greca non è da sottovalutare. E si sta ripresentando proprio in queste ore.

La questione Grecia

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Da anni impelagata nella peggiore crisi economica della sua storia, Atene è soggetta a un duro e difficile percorso di riforme restrittive per riuscire a ricreare quello che per i creditori (e solo per loro) dovrebbe essere un sistema sociale ed economico virtuoso e che, sempre secondo i creditori (e solo per loro) si basa su una strategia di tagli alla spesa pubblica, blocchi alle assunzioni e licenziamenti nel settore pubblico, oltre a nuove regole per il mondo del lavoro e a strette sul settore delle pensioni. I risultati, in realtà, hanno fatto capire a tutti, FMI in primis, che il percorso dell'austerity ad ogni costo non è certo quello più adatto per far rifiorire le case dello stato e a confermarlo potrebbe essere anche quel debito pubblico schizzato al 179% del Pil proprio in concomitanza con i vari piani di aiuto varati in sede Ue così come anche quella disoccupazione che sfiora il 24% e che è aumentata, anch'essa, proprio in parallelo con le misure di sostegno alla nazione. Forse anche per questo motivo che Atene sta dando vita ad un'altra e più sottile minaccia, quella di non firmare la Dichiarazione di Roma ovvero quella serie di trattati che non solo hanno il compito di celebrare il 60esimo anniversario dell'Unione ma anche di rilanciare e fortificare il progetto stesso. Una serie di successi da ricordare, senza dubbio, ma che Atene ha voluto dichiarare come “comunitari” e quindi successi che, in teoria, riguarderebbero anche la penisola ellenica la quale, in estrema sintesi, chiede all'Europa il diritto di tornare agli standard del modello sociale europeo, lo stesso che, invece, le continue richieste arrivate proprio dall'Europa, hanno nel tempo cancellato.

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