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Il super dollaro sta perdendo vigore

Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group, spiega che i movimenti sui mercati delle valute producono spesso notevoli alti e bassi per gli investitori, ma il 2016 è stato particolarmente movimentato. La sterlina è scesa ai minimi da 30 anni, l’euro è calato bruscamente nel quarto trimestre e il dollaro ha continuato a registrare rialzi.

Cosa succederà nel 2017? A nostro avviso, il giro sulle montagne russe delle valute non si fermerà, ma la corsa sarà meno precipitosa - spiega Jens Søndergaard -. Questo è molto importante perché le oscillazioni sul mercato dei cambi possono avere un notevole impatto sui risultati d’investimento. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) 2016 le borse europee hanno guadagnato il 7% in valuta locale. Un investitore in dollari invece avrebbe registrato una perdita dello 0,4%, poiché il movimento delle valute sottostanti avrebbe eliminato interamente il guadagno.

Una forte accelerazione della crescita economica negli USA – probabilmente influenzata dalle politiche del nuovo presidente – potrebbe portare ad un ulteriore rafforzamento del dollaro, ma probabilmente non più del 5%. Il biglietto verde si trova agli ultimi chilometri di una corsa durata diversi anni, dopo essere cresciuto di oltre il 30% dal 2011.

Prevedere l’apice è sempre difficile, ma è ovvio che buona parte delle buone notizie sull’economia americana sono state già incorporate nell’attuale valutazione e, a nostro avviso, il dollaro è sopravvalutato del 10% circa - spiega Jens Søndergaard -. Quanto ancora potrà durare questo movimento rialzista? Non sarebbe sorprendente se il dollaro entrasse in una fase di consolidamento quest’anno.

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Se si accetta la premessa che il dollaro è caro, questo significa che altre valute sono relativamente sottovalutate - spiega Jens Søndergaard -. L’euro è stato a buon mercato per diversi anni, perciò credo sia pronto per una ripresa. La crescita dell’economia nella zona euro sta tornando e l’inflazione sta cominciando a risalire (anche se a partire da livelli bassi di deflazione). Se questi trend dovessero rafforzarsi, la BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) potrebbe iniziare a ridurre il suo programma di acquisti obbligazionari, provocando un possibile apprezzamento dell’euro. Tuttavia, credo che questo non accadrà prima della seconda metà del 2017, dopo le elezioni in Francia e Germania. Quando l’incertezza politica sarà diminuita, l’euro raggiungerà un buon posizionamento per iniziare ad apprezzarsi.

C’è ancora molta incertezza riguardo all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, un processo che dovrebbe durare due anni circa - spiega Jens Søndergaard -. Il valore attuale della sterlina, che è sceso del 15% rispetto al dollaro a partire dalla scorsa estate, incorpora già i rischi relativi ad una “hard Brexit”. Fino a quando questa incertezza persisterà non vi sono molte ragioni per aspettarsi un rialzo importante della sterlina, tuttavia non ci attendiamo nemmeno un ribasso altrettanto significativo. Oggi il prezzo della sterlina è attraente, ma non c’è motivo di essere ottimisti fino a che non sappiamo come verrà trattato il Regno Unito una volta uscito dall’Unione Europea.

Lo yen ha fatto un vero e proprio giro sulle montagne russe nel 2016, con un viaggio di andata e di ritorno vicino al punto di partenza. La valutazione dello yen è a buon mercato, ma ciò è dovuto all’aggressivo programma di acquisti della Banca Centrale del Giappone, affiancato alle misure di controllo della curva dei rendimenti.

Data la pressione al rialzo sui tassi di interesse a livello globale, il rischio è che i mercati metteranno alla prova la capacità della Banca Centrale del Giappone di mantenere i tassi bassi - spiega Jens Søndergaard -. Qualsiasi segnale di una minore volontà e capacità di mantenere i tassi bassi provocherà rapidamente uno yen più forte.

Autore: Pierpaolo Molinengo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online