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Svolta in Grecia: c’è l’accordo. Ma chi ci guadagna?

Alla fine si è riusciti ad accontentare tutti. O Quasi. Berlino ha ottenuto che qualsiasi taglio o altro favore alla Grecia venisse fatto non prima del 2018, il Fmi, di fronte alla prospettiva di una revisione del debito, per quanto ancora senza particolari tecnici, ha detto sì alla sua partecipazione, Atene ha avuto la tanto sospirata tranche da 10,3 miliardi, la Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) avrà i suoi 3,5 miliardi di euro di rimborso e l’Europa ha fatto approvare al Parlamento ellenico le riforme richieste, riforme che riguardano sia le pensioni che l'aumento dell'Iva al 24% oltre a nuove misure fiscali che hanno creato le proteste della popolazione.

I provvedimenti presi da Atene

Nello specifico i provvedimenti presi da Atene prevedono una serie di correzioni automatiche in caso di mancati target, una velocizzazione delle privatizzazioni oltre a un aumento delle tasse indirette. Tutti provvedimenti presi sul filo della maggioranza dal momento che, durante le votazioni, un deputato Syriza, Vassiliki Katrivanou, ha deciso di votare contro e dimettersi facendo diminuire pericolosamente il margine sul quale il primo ministro Tsipras può contare, con una maggioranza adesso di soli 2 seggi.

La quadratura del cerchio è stata trovata? In realtà a perdere, come è facile prevedere, saranno nuovamente i greci. Che non ci hanno guadagnato niente. Infatti di quei 10 miliardi la prima tranche arriverà a giugno, sarà di 7,8 miliardi e la metà servirà per rimborsare la banca centrale europea. Mentre la seconda arriverà dopo l’estate.

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Il problema del debito

Per quanto riguarda invece la ristrutturazione del debito, invece, si parla di un’entrata in scena dell’Esm il meccanismo europeo di stabilità, il quale potrebbe rivedere al massimo gli interessi sul debito a meno del 15% e del 20% rispettivamente sul medio e lungo periodo. A giudicare dalle dichiarazioni di tutti i fronti sembra che ognuno sia uscito vincitore, compreso sia il Fmi che, come detto, non ha ottenuto che solo una vaga intenzione futura di moderare le pretese dei creditori sugli interessi e persino i rappresentanti di Atene i quali hanno dichiarato che con l’accordo raggiunto sarà possibile per la Grecia uscire dal tunnel di tagli e recessione. Intanto, però, i numeri del Pil fanno temere il peggio per la Grecia: da una prima lettura flash si deve registrare una contrazione dello 0,4% su base trimestrale e dell'1,3% su base annua.

Chi vince?

Il ministro dell’Economia tedesco Wolfgang Schaeuble, l’unico a tacere, è anche l’unico ad aver visto esaudire praticamente tutte le sue richieste. Dalla sua parte, infatti, l’urgenza di mantenere le posizioni anche in vista delle future elezioni legislative del prossimo anno, in modo da non lasciare il fianco alla destra nazionalista, che non vede particolarmente di buon occhio le possibili concessioni che avrebbero potuto essere date ad Atene. Ad ogni modo, quella che si respira non è certo un’aria rassicurante: il vero obiettivo, al di là delle dichiarazioni di circostanza, era quello di neutralizzare sul breve periodo un pericolo che non doveva in nessun modo sovrapporsi alla prossima minaccia che grava sul Vecchio Continente: la Brexit.

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