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Tacchi a spillo è la parola di Francesca Vecchioni contro la violenza sulle donne

Photo credit: lucydphoto - Getty Images
Photo credit: lucydphoto - Getty Images

From ELLE

Abbiamo chiesto a 15 autori di libri, spettacoli, canzoni di raccontare la violenza con una parola. Le loro 15 scelte sono diventate il nostro dizionario. Per ricordarci che ci sono tanti modi di fare o subire un abuso. E altrettanti di liberarsene.


Tacchi a spillo: è la parola di Francesca Vecchioni, il suo nuovo libro è Pregiudizi inconsapevoli (Mondadori), sul potere degli stereotipi

In questo periodo di videochiamate al computer, riunioni, classi di scuola, dirette social, aperitivi e cene virtuali, capita sempre più di frequente di ritrovarsi perfettamente abbigliati... solo nella parte superiore! Eppure una cosa l’ho notata: quando è stato il momento di vestirmi davvero elegante, non sono riuscita a evitare di indossare dei tacchi a spillo. Un amico ci ha riso sopra dicendo: «Ma perché fare questa fatica se nemmeno si vedono?». Ci ho riflettuto un secondo e poi mi sono resa conto che sì, magari non mi vedevano, ma io sapevo di averli indosso. Se è il tacco, in quel momento, con quel vestito, a farmi sentire bene, più a mio agio, più bella, più disinvolta o più forte, lo indosso fregandomene che questo possa essere scambiato per un condizionamento sociale.

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Visto che io, non solo in quel momento in cui so di non essere vista, ma proprio in assoluto, non ho alcun desiderio di assecondare il classico immaginario di seduzione maschile, espressione di una società patriarcale. Perché alla fine, la verità è che per sentirci belle non dovremmo aver bisogno di nessun riscontro esterno. Eppure la società dà questo per scontato, e ogni volta che una donna si trucca, si pettina, si compra un vestito o indossa un paio di tacchi a spillo, la società tutta pensa che l’abbia fatto solo per piacere a qualcun altro. Siamo sicure di non pensarlo noi stesse? Siamo sicure di essere davvero libere da questi stereotipi?

Probabilmente no, perché nessuna sfugge davvero ai condizionamenti culturali, sono parte del nostro modo di percepire la realtà e relazionarci con le altre persone. Quello che è assolutamente fuori discussione è che non è mai accettabile che una qualunque scelta, da quello che decidiamo di indossare, al lavoro che scegliamo di fare, possa in qualche modo legittimare qualsiasi forma di prevaricazione sulla libertà di essere noi stesse.