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Taglio dei parlamentari: chi sono i senatori che vogliono un referendum per fermarlo

Taglio parlamentari
Taglio parlamentari

A inizio ottobre il Parlamento ha approvato in via definitiva il disegno di legge costituzionale per la riduzione del numero di parlamentari. Subito dopo, però, è stata avviata una raccolta firme, su iniziativa di Forza Italia e sostenuta da decine di parlamentari, per portare il quesito ai cittadini attraverso un referendum. 52 senatori hanno già firmato. Se entro il 12 gennaio dovessero arrivare almeno altri 13 firmatari, la realizzazione della riforma sarebbe sospesa. Un evento che metterebbe in discussione lo stesso provvedimento, trasferendo la decisione finale ai cittadini, che potrebbero scegliere anche di bocciarlo.

I firmatari

L’operazione per rallentare l’entrata in vigore della riforma costituzionale del taglio dei parlamentari, e chiedere dunque un referendum confermativo agli elettori, procede a passo spedito. Il comitato bipartisan è al lavoro perché l’ultima parola sul provvedimento bandiera dei 5 Stelle, approvato con solo 14 contrari, tocchi ai cittadini. I nomi di tutti i firmatari non sono stati resi noti per "rispettare la riservatezza", ma tra i pentastellati "ribelli" spunta il nome di Mario Michele Giarrusso, grillino che negli ultimi mesi ha contestato con forza la linea ufficiale del Movimento.

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Il comitato promotore del referendum popolare intende fare campagna perché la riforma venga affossata. Si tratta di un organo trasversale che raccoglie parlamentari di maggioranza e opposizione. Non è disponibile un elenco ufficiale e completo di tutti i senatori coinvolti. Molti però sono usciti allo scoperto, come il renziano Roberto Giachetti e Andrea Cangini di Forza Italia. E ancora: Tommaso Nannicini (Partito Democratico), Laura Garavini (Italia viva), Gregorio De Falco (ex M5s, ora nel gruppo Misto), Riccardo Magi ed Emma Bonino (+Europa), Deborah Bergamini (Forza Italia), Nazario Pagano (Forza Italia), Ugo Grassi e Francesco Urraro (entrambi del M5s, come il già citato Giarrusso), il senatore a vita Carlo Rubbia, e i Dem Gianni Pittella, Francesco Verducci e Giorgio Merlo.

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Cosa prevede la legge sul taglio dei parlamentari

Il taglio dei parlamentari è legge dello Stato dall’8 ottobre 2019, quando la Camera ha dato il via libera definitivo alla riforma costituzionale che riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200: in totale, si tratta di 345 parlamentari in meno (230 deputati e 115 senatori). A favore, in quell’occasione, si sono espressi 553 deputati, solo 14 sono stati i voti contrari e solo due gli astenuti.

Il disegno di legge è stato sostenuto e voluto soprattutto dal Movimento 5 stelle, ma ha raccolto una maggioranza trasversale: per il sì si sono schierati anche Pd, Leu e Italia viva, Fdi, FI e Lega. I contrari sono stati tutti esponenti del gruppo Misto più una rappresentante di Forza Italia. Il renziano Roberto Giachetti, pur avendo votato a favore, ha firmato per indire un referendum che blocchi il testo. Identica cosa aveva fatto, al Senato, Andrea Cangini (Forza Italia), che guida la rivolta dei senatori.

Il taglio, però, non è immediatamente operativo: la sua entrata in vigore è stata, formalmente, sospesa: decorrerà dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della riforma. Ora servono almeno 64 firme al Senato e 126 alla Camera entro e non oltre il 12 gennaio 2020: i senatori ne hanno già trovate 52 e sono convinti di centrare l’obiettivo, i deputati sono, invece, molto indietro e, ad oggi, hanno raccolto solo una ventina di firme.

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I correttivi alla riforma

Se da un lato quindi alcuni senatori stanno lavorando per posticipare l'implementazione della norma, dall'altro in Parlamento la maggioranza ha raggiunto l'accordo sui correttivi alla riforma. Alla base dell'ok del centrosinistra alla riduzione del numero di parlamentare c'era infatti la comune volontà con il Movimento 5 stelle di presentare delle proposte per modificare alcuni elementi che, a causa del testo costituzionale approvato, richiedevano un ulteriore intervento normativo.

Tre gli aspetti su cui si è sviluppata la discussione: l'abbassamento a 25 anni dell'elettorato passivo e a 18 di quello attivo per il senato; il superamento della base regionale per l'elezione del Senato, in favore di una base circoscrizionale; la riduzione da 3 a 2 delegati regionali che partecipano all'elezione del Presidente della Repubblica.

I precedenti

In passato, e in varie occasioni, si è cercato di riformare la Costituzione italiana. Per molti anni la via prediletta è stata quella delle commissioni bicamerali: 3 tentativi (1983, 1992 e 1997) tutti con esiti fallimentari. Più recentemente poi, la scorsa legislatura ha visto la bocciatura tramite referendum, dopo l'ok dell'Aula, della riforma costituzionale Boschi-Renzi.