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Tamponi ai no vax pagati dallo Stato. La proposta sbagliatissima di Bonomi e Landini

President of Confindustria Carlo Bonomi in a video conference with the general secretary of the CGIL Maurizio Landini during the Futura conference at the Brancaccio theater. Rome (Italy), November 14th, 2020 (Photo by Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images) (Photo: Mondadori Portfolio via Getty Images)
President of Confindustria Carlo Bonomi in a video conference with the general secretary of the CGIL Maurizio Landini during the Futura conference at the Brancaccio theater. Rome (Italy), November 14th, 2020 (Photo by Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images) (Photo: Mondadori Portfolio via Getty Images)

La proposta a cui lavorano sindacati e industriali di rendere il Green Pass obbligatorio nelle imprese a patto che il costo dei tamponi per chi non si vuole vaccinare ricada sullo Stato è un’idea sbagliatissima, almeno per tre ragioni.

Cominciano con la prima, preliminare al resto del ragionamento. Quando si parla di qualcosa di gratuito che lo Stato “generoso” fornisce ai cittadini si fa un’evidente opera di manipolazione cognitiva. Lo stato (o il governo) non può regalare nulla: tutto quello che viene erogato (anche gli stessi vaccini, per esempio) viene pagato dalle tasse dei cittadini, ovvero di tutti noi, a parte ovviamente gli evasori fiscali. E se non sono le nostre tasse a farlo, saranno sicuramente quelle dei nostri figli: nel caso in cui il pubblico si finanzia in debito - cosa che succede da anni ormai in Italia - il debito dovrà comunque essere ripagato dalle future generazioni, a meno che non si dichiari default. Quindi quando Bonomi e Landini dicono che dovrà essere lo Stato a fornire i tamponi gratuiti ogni due giorni a quei lavoratori che non vogliono farsi somministrare le dosi, ebbene si sta chiedendo agli italiani di farsi carico delle bizze e delle ansie dei no vax o boh vax che dir si voglia. Tutto ciò ovviamente succede perché sindacati e imprese difendono il proprio orticello: i primi dicono “il lavoratore non può pagare”, gli industriali replicano con “le aziende non possono sostenere i costi dei test”. E quindi, come al solito, per non far pagare pochi, siamo costretti a pagare tutti.

La seconda ragione, forse la più importante, è che l’idea di Bonomi e Landini finisce per minare alle basi lo stesso concetto di Green Pass. Con i tamponi gratuiti viene infatti meno una delle due molle principali per cui un boh vax si dovrebbe lasciar convincere a vaccinarsi: quella economica. Pagare 20-30 euro ogni due giorni per poter lavorare, spostarsi e svagarsi non è alla portata di tutti, anzi. Invece, al netto della scomodità dei tamponi ripetuti, fornire test gratis a ripetizione farebbe venir meno l’incentivo alla vaccinazione e quindi cadrebbe tutta l’architettura pratica e ideologica alla base del Green Pass. In una mossa sola, Bonomi e Landini saboterebbero un’arma che invece si sta mostrando molto efficiente nel convincere gli indecisi dell’iniezione, come mostrano gli ultimi dati sulla copertura del personale scolastico: nel solo mese di agosto la percentuale dei prof vaccinati è salita dall′84 al 92% per cento, un balzo portentoso considerate le ferie estive.

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La terza e ultima ragione discende dalle prime due. Con i test gratis si finisce per premiare ancora una volta i no vax nella loro attitudine a scaricare sugli altri ciò che non vogliono fare e contemporaneamente goderne dei benefici. Così come chi non si vaccina alla fine gode della minore circolazione del virus e degli ospedali vuoti grazie allo sforzo di chi si è protetto, così il lavoratore che non si vaccinerà potrà godere del supporto della collettività nell’acquisto dei tamponi. Insomma, per un cittadino che ha deciso di vaccinarsi per se e per gli altri oltre al danno si aggiungerebbe anche la beffa. Per la gioia dei free rider anti-vaccinisti.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.