Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 5 hours 57 minutes
  • FTSE MIB

    33.655,42
    +22,71 (+0,07%)
     
  • Dow Jones

    37.753,31
    -45,66 (-0,12%)
     
  • Nasdaq

    15.683,37
    -181,88 (-1,15%)
     
  • Nikkei 225

    38.079,70
    +117,90 (+0,31%)
     
  • Petrolio

    82,03
    -0,66 (-0,80%)
     
  • Bitcoin EUR

    57.613,65
    -1.894,74 (-3,18%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • Oro

    2.393,60
    +5,20 (+0,22%)
     
  • EUR/USD

    1,0679
    +0,0005 (+0,04%)
     
  • S&P 500

    5.022,21
    -29,20 (-0,58%)
     
  • HANG SENG

    16.385,87
    +134,03 (+0,82%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.933,82
    +19,69 (+0,40%)
     
  • EUR/GBP

    0,8559
    -0,0006 (-0,07%)
     
  • EUR/CHF

    0,9704
    -0,0011 (-0,12%)
     
  • EUR/CAD

    1,4688
    -0,0004 (-0,03%)
     

Tarsu, Tares, Tuc: viaggio nel labirinto della tassa sui rifiuti

Tarsu, Tares, Tuc: viaggio nel labirinto della tassa sui rifiuti

Al momento, l'unica certezza è che tutti i Comuni pagheranno una tassa sui rifiuti. Il problema sta in quale. Tarsu, Tares, Trise, Tasi, Tari, Tuc o Tul? Sembra uno scioglilingua, ma in realtà c'è poco di divertente nell'iter che sta tartassando i Comuni italiani dallo scorso anno. E la Legge di Stabilità appena approvata non stabilizza la situazione, anzi.

Tutto è cominciato con la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale), sostituita dalla TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) che a sua volta è stata soppiantata dalla TARES (Tassa sui rifiuti e servizi) con il decreto Salva Italia del governo Monti. Una tassa dalla vita breve, visto che il governo Letta ha approvato l'istituzione di una - o più - tasse, dall'entità ancora indefinita, pronte per il 2014 a sostituire le precedenti. La sostanza rimane però sempre quella: pagare.

Si è parlato di TRISE, Tributo sui servizi comunali, una tassa che mette insieme due imposte esistenti, l'Imu e la Tares e verrebbe gestita direttamente dai Comuni, che potrebbero quindi alzare o abbassare l'aliquota a seconda delle esigenze di cassa. Una maxi imposta che racchiude quindi la TASI (ex IMU), che si occupa dei "servizi indivisibili forniti ai cittadini" e quindi manutenzione delle strade e illuminazione, e la TARI, imposta sulla gestione dei rifiuti urbani.
Un vero e proprio labirinto che non ha convinto i ministri, perciò l'idea è stata subito sostituita da un'ulteriore imposta, il TUC, il Tributo unico comunale. Sotto questa sigla si riunirebbero l'IMU e la TRISE di cui sopra e sostituisce sia l'imposta sul reddito delle persone fisiche ma anche i costi dei servizi comunali indivisibili come l’anagrafe, la manutenzione delle strade, l’illuminazione pubblica.

Quale tassa pagherà quindi il contribuente il prossimo anno? Ancora non si sa, la scelta spetta ai Comuni. E qui viene il bello. Sì, perchè molti Comuni ancora cercano di divincolarsi dalla vecchia Tarsu per passare alla Tares, immaginiamo quindi il panico sopraggiunto con la notizia dell'istituzione di queste nuove tasse. Così, per evitare il caos, ci si è affidati alla legge 28 ottobre 2013 n 124, che permette ai contribuenti di continuare a pagare la Tarsu per quest'anno, "salvo compensare con la fiscalità generale eventuali costi del servizio che restano scoperti". Non si sa quali saranno i Comuni che resteranno con la Tarsu, "di certo - scrive il Corriere della Sera - si tratterà di una quota di quelle che ancora non hanno chiuso il bilancio previsionale del 2013. Tra queste anche Roma. Che però farà pagare la Tares".

Mentre alcuni Comuni resteranno incollati alla Tarsu, altri, come Roma e Milano, passeranno alla Tares. Ma Milano, ad esempio, nelle ultime settimane ha spedito circa 450mila lettere in cui si chiede ai cittadini, oltre al conguaglio della vecchia tassa, informazioni sulla consistenza dell’immobile e sul numero degli inquilini, per calibrare l’importo da pagare in futuro ed essere più precisi sui pagamenti per il 2014. Il tutto con l'aiuto dei Caf, che avranno accesso alle banche dati del Comune.
Non importa quale sia l'acronimo, la sostanza non cambia. Ed è veramente sostanziosa: il Codacons ha infatti stimato un aumento per ogni famiglia italiana di ben 77 euro. La situazione peggiora per le imprese: secondo Confcommercio l'aumento medio dei costi nel 2014 sarà pari al 290%, per i bar del 300%, per i ristoranti del 480% e oltre il 600% per l'ortofrutta e le discoteche.