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Teatro dell'assurdo a Nardò

Giuseppe Provenzano, Pippi Mellone, Michele Emiliano (Photo: Ansa)
Giuseppe Provenzano, Pippi Mellone, Michele Emiliano (Photo: Ansa)

Partiamo dalla fine, con ordine. Protagonista e luogo, sempre prima i fatti. Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Pd, ottima formazione (Emanuele Macaluso), carattere sanguigno, nella geografia del suo partito uno di sinistra, sta facendo un comizio, piuttosto impegnato. A Nardò, nel Salento profondo, trentamila abitanti, si vota anche qui.

Sentite che dice, peccato che lo scritto non renda il tono. È una chiamata alle armi, molto sentita, contro la destra: “La libertà senza responsabilità (si parla di Green Pass, ndr), è prepotenza, privilegio, ‘me ne frego’. E questa è la radice del fascismo di oggi e di domani, delle diverse forme storiche che può assumere”. Primo applauso. E ancora: “Alle amministrative la destra ha riempito le liste di nostalgici del ventennio, è una destra che non riesce a fare i conti con la storia d’Italia, non possono definirsi antifascisti perché non lo sono. Inadatti a governare. Impresentabili”. Applausi (prolungati). È un discorso lungo, anche articolato, per metà sulla destra, e sui suoi caratteri pericolosi. E sulle sue differenze rispetto alle destre liberali ed europee. Andiamo al passaggio clou, dal nazionale al locale: “Non si annullano le storie e i percorsi, come a Nardò. Se c’è un sindaco che viene da Casa Pound, che fa il saluto romano e attacca i partigiani, noi dobbiamo combattere con determinazione. E vincere”. Boom.

Giusto o sbagliato, non fa una piega. Il sindaco in questione è Pippi Mellone, che ne ha sparate veramente di grosse. Per presentarsi, decise di ricordare in piazza Sergio Ramelli, giovane di estrema destra ucciso negli anni Settanta, e gli partì il braccio destro per un saluto romano. Poi un’altra volta chiese addirittura la chiusura dell’Anpi. Un altro tipo sanguigno, che durante una seduta del consiglio comunale, si scagliò malamente contro un consigliere di opposizione: “Lei è figlio del male assoluto”. Per quella vicenda è ancora in corso una causa per risarcimento danni. Qui viene il bello – e qui la storia fa qualcosa di più di una piega - perché Mellone è amico, ma proprio amico amico di Michele Emiliano, che come noto milita nel partito di Provenzano.

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Ecco l’ultima: “Le parole di Emiliano – ha detto – mi hanno emozionato”. Effettivamente sono parole toccanti, quelle che l’ex governatore ha messo nero su bianco per sostenere la sua ricandidatura. Proprio così, la scintilla è scoccata durante il primo mandato e, all’annuncio del secondo, è scattato l’endorsement: “In bocca al lupo al sindaco che ha aperto la mia mente per tutelare i lavoratori nelle campagne pugliesi, al sindaco che ha fatto cadere i miei pregiudizi ideologici, che mi ha insegnato a unire anziché a dividere, al sindaco e all’amico leale che mi ha sempre aiutato quando ho avuto bisogno di lui”. È successo un finimondo nel partito pugliese, una tale confusione che Letta, il segretario, se è tenuto alla larga. Annota il cronista: “Ma se siamo alla resistenza contro il fascismo e un tuo governatore è un collaborazionista, come fai a girarti dall’altra parte?”. Mah.

E dunque, in piena campagna elettorale, la notizia non è Mellone, che quello è e quello rimane, ma il teatro dell’assurdo messo su dal Pd, vicesegretario contro governatore. Mica sulla discarica di Porto Cesareo, che non ha fogne perché il depuratore deve essere collegato come recapito a Nardò e Mellone si oppone, ma sui valori fondanti della nostra Costituzione repubblicana. Il che vale più di un trattato politologico su cosa sono i partiti e l’insostenibile rottura del nesso tra le parole e le loro logiche implicazioni. La verità, poi, è che l’intruso nel sistema Puglia è proprio il coraggioso Provenzano, che comunque ha rotto un muro di omertà, perché i vertici del suo partito facevano finta di non vedere, sin da quando alle regionali Emiliano ha imbarcato mezza destra, ricompensandola con incarichi pesanti (a proposito, a Nardò prese oltre il 90 per cento, perché amor con amor si paga).

E chissà, ma forse, alla fine di questa storia, la morale è che Emiliano e Mellone si assomigliano più di quanto si pensi, l’uno è di sinistra e, se serve canta Bella ciao, come l’altro è fascista, l’uno candida la destra dentro, l’altro, che ha fondato un movimento “andare oltre” lo fa votare in nome del “non esistono destra e sinistra”. Sono due masanielli piuttosto disinvolti in quel casino di trasformismo e relazioni corte che è diventata la politica meridionale. Oltre, appunto, ci siamo già.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.