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Terremoto in Emilia, una pericolosa scossa per le aziende

Una pericolosa scossa per il sistema economico italiano. Il terremoto che ha colpito ieri mattina l'Emilia Romagna non si è abbattuto soltanto sulle persone e sui beni storico-architettonici, ma anche sulle aziende e sulle imprese agricole della regione. La conta dei danni è ancora approssimativa, ma la stima delle perdite è già pesante: lo dimostrano i dati in rosso del Consorzio Grana Padano che ha indicato al momento di aver perso 400mila forme di parmigiano, oltre a numerosi capannoni danneggiati, per un valore che si aggira attorno ai 250milioni di euro. "Una scossa fortissima – ha commentato Stefano Berni, direttore generale del Consorzio - che ha compromesso gravemente le strutture di numerosi magazzini insieme a diverse migliaia di tonnellate di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che verranno mandate in fusione".

Se una perdita così ingente può mettere in ginocchio un'azienda leader nella produzione del tipico formaggio italiano, preoccupa subito la situazione delle numerose piccole e medie imprese agricole presenti nell'area irradiata dal sisma. Tra crolli e lesioni degli edifici rurali (case, stalle, fienili e serre), danni ai macchinari, animali imprigionati sotto le macerie, la Coldiretti ha stimato - al momento - danni per un totale di 200 milioni di euro. In particolare, per la produzione del latte, le mucche che si sono salvate sono ancora sotto choc e agitate dalle continue scosse di assestamento che rischiano di avere un effetto sulla produzione.

E mentre si attende la conta dei danni da parte di Confindustria, preoccupata per lo stato delle numerose aziende produttrici di ceramica sparse sul territorio, allarmata è anche Confagricoltura. Il presidente nazionale Mario Guidi lancia un appello allo Stato: "Serve un atto di solidarietà nazionale per queste zone così duramente colpite e per un’agricoltura che di questa terra è tra le principali risorse. E' necessario un intervento dello Stato - continua - ad esempio con una moratoria fiscale a partire dall’Imu. Sarà importantissima anche un’azione mirata del sistema bancario, perché le imprese che hanno visto andare perduto il loro patrimonio di beni strumentali possano ripartire”.

Un appello che arriva in un momento di forte confusione e di polemiche nei confronti dello Stato stesso, in seguito alla riforma della Protezione Civile, che dovrebbe prevedere due nuovi strumenti: un aumento delle accise sui carburanti per finanziare i danni pubblici, e un'assicurazione per coprire i danni subiti dai privati. Il Decreto Legge 15 maggio 2012, entrato in vigore il 17 maggio, se applicato provocherebbe effetti devastanti, perchè garantirebbe allo Stato di non risarcire più i cittadini per i danni da calamità naturali, introducendo la responsabilità diretta del cittadino nella tutela dei propri beni attraverso una polizza assicurativa privata. Il decreto - lo si legge nel secondo comma - prevede inoltre l´estensione della copertura assicurativa del rischio calamità naturali nelle polizze che garantiscono i fabbricati privati contro qualsiasi danno.

E mentre in rete è giallo sulla possibilità che questo decreto venga applicato già da subito sui terremotati emiliani, con conseguente indignazione del Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani (nonchè presidente della regione Emilia Romagna), le parole del  Capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, sull'impossibilità dello Stato di effettuare ulteriori investimenti per risarcire i danni delle calamità, sembrerebbero togliere ogni dubbio sull'attuazione di tale decreto, che andrà a gravare nelle tasche degli abitanti delle zone a maggior rischio sismico.