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Tim, cda Cdp decide oggi acquisto quota fino al 5%

ROMA/MILANO, 5 aprile (Reuters) - Cassa Depositi e Prestiti deciderà oggi l'acquisto fino al 5% in Telecom Italia per una partecipazione finanziaria stabile che mira a tutelare questo importante asset strategico italiano.

Lo riferiscono tre fonti vicine al dossier, precisando che si tratta di un intervento in un'ottica di sistema.

"E' una operazione nata con un'ampia condivisione politica", dice una delle fonti, citando l'impegno dei vertici della Cassa e del presidente delle Fondazioni Giuseppe Guzzetti, nel coinvolgere, oltre al governo uscente, anche le forze politiche - come M5s, Lega e Forza Italia - che mirano a guidare il Paese dopo il voto.

L'operazione, spiega una delle due fonti che cita il modello della Cdc (Caisse des Depots et Consignations) in Francia, è finalizzata a puntellare l'italianità dell'ex monopolista telefonico, in particolare della rete considerata asset di interesse nazionale.

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Il primo azionista di Telecom è la francese Vivendi, in aperto conflitto con il fondo Usa Elliott, che ha una posizione del 5% nel capitale ma secondo la stampa potrebbe essere salito a ridosso del 10%.

Oggi alle 15,00 si terrà un consiglio di amministrazione della Cassa, controllata dal Tesoro con 82,77% e dalle Fondazioni bancarie al 15,93%, per deliberare l'avvio degli acquisti che, secondo una delle fonti, dovrebbero partire già oggi.

Il titolo Tim, su queste notizie, ha preso a correre e alle 10,00 sale del 3% circa a 0,7816 euro. Ai prezzi attuali l'impegno dela Cassa per salire al 5% del gruppo telefonico sfiora i 600 milioni.

Secondo una delle fonti, ad oggi la Cdp non ha azioni e l'acquisto potrebbe avvenire sul mercato o ai blocchi, con l'obiettivo immediato di portare le azioni alle prossime assemblee Tim del 24 aprile e del 4 maggio. Le azioni acquistate fino all'11 aprile potranno essere depositate e votare il 24 aprile.

"E' prematuro dire oggi quale posizione avrà rispetto alla contrapposizione Vivendi-Elliott", dice una delle fonti, negando che vi siano accordi per concertare azioni in assemblee.

Cdp è azionista di controllo, assieme ad Enel, di Open Fiber, operatore infrastrutturale che sta portando la banda ultra larga sul territorio nazionale, in concorrenza con la rete di Telecom.

Il presidente di Cdp, Claudio Costamagna, nella presentazione a Milano del nuovo piano industriale a fine marzo, ha detto di aver avuto contatti con Elliott, senza elaborare oltre.

Il fondo attivista ha acquisto la sua partecipazione in Tim con la finalità immediata di far decadere alcuni consiglieri espressione di Vivendi e nominarne altri su sua indicazione alla prossima assemblea.

Elliott ha chiesto lo scorporo della società della rete con quotazione o vendita parziale, aggiungendo che un'apertura del capitale potrebbe accelerare la creazione di una singola rete nazionale.

"Mi sembra un progetto coincidente a quello che noi siamo intenzionati a fare per difendere l'interesse pubblico", aveva commentato il ministro dello sviluppo Carlo Calenda, che secondo le ricostruzioni dei giornali, avrebbe partecipato a cavallo di Pasqua alla genesi del piano di ingresso di Cdp in Tim.

Non ci sono per il momento commenti dai soggetti interessati.

L'azione di Elliot ha spinto l'ipotesi di una futura fusione della rete Telecom con quella di Open Fiber richiesta dal mondo politico allo scopo di creare una rete unica.

Tra le ragioni che potrebbero avere accelerato la mossa di Cdp, secondo una delle fonti, c'è anche la possibile decisione di Assogestioni di non fare una lista comune con Elliott, per la posizione contraria di Generali e Unicredit.

Assogestioni non ha mai espresso nella sua storia consiglieri esecutivi.

Una frammentazione del fronte dei fondi, avrebbe l'effetto di rafforzare la posizione di Vivendi e la mossa di Cdp di presentarsi in assemblea servirebbe, spiega la fonte, anche a segnalare l'intenzione del governo di presidiare l'italianità del gruppo telefonico e della rete.

(Stefano Bernabei)

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(Stefano Bernabei)