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Tim, dubbi KKR complicano negoziato su rete unica - fonti

Il logo Telecom Italia a Roma

MILANO (Reuters) - Kkr ha espresso riserve sul piano di Telecom Italia (Tim) di unire la propria rete, che è in parte di proprietà del fondo statunitense, con quella della rivale Open Fiber, secondo due fonti a conoscenza della questione.

Kkr nel 2020 ha speso 1,8 miliardi di euro per una quota del 37,5% di Fibercop, società che possiede l'ultimo miglio della rete di Tim, e ha il potere di porre il veto su qualsiasi accordo che non aumenti il valore dell'ex monopolista.

Fibercop, che gestisce i cavi che vanno dagli armadi stradali alle case degli utenti, verrebbe inclusa nel perimetro della cosiddetta rete unica.

Tim il mese scorso ha iniziato colloqui formali con Cassa depositi e prestiti (Cdp) per il progetto di una rete unica, ma un'iniziale scadenza, indicata per il 30 aprile, per chiudere un accordo preliminare, è trascorsa senza un accordo. Cdp possiede il 10% di Tim e il 60% di Open Fiber.

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L'amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, la scorsa settimana ha comunque affermato di avere fiducia che un memorandum of understanding possa essere siglato a breve, anche nel giro di qualche giorno.

Ma le posizioni di Kkr stanno complicando i negoziati, dal momento che il fondo sta chiedendo garanzie sui ritorni economici di qualsiasi operazione sulla rete prima di dare il suo appoggio.

Kkr e Tim non hanno commentato.

Dopo aver respinto un approccio di acquisizione da parte di Kkr, Tim sta andando avanti con i piani per un riassetto del gruppo che prevede il superamento dell'integrazione verticale.

Secondo il piano, Tim rinuncerebbe al controllo della più grande rete di telecomunicazioni italiana a favore di Cdp, che diventerebbe così il principale azionista della cosiddetta rete unica con Open Fiber.

Ma Kkr è preoccupato che l'impatto delle potenziali contromisure Antitrust che le autorità dell'Unione europea potrebbero imporre per autorizzare un integrazione con Open Fiber, ne riducano la convenienza economica.

Roma vede con favore un accordo che aiuti a potenziare un'infrastruttura strategica per il paese, evitando una duplicazione degli investimenti.

Ma le fonti hanno detto che Kkr ritiene che il progetto non sia compatibile con il programma finanziato dall'Unione europea per aumentare la diffusione della fibra ottica in Italia, né con i piani di investimento di Tim e Open Fiber per sviluppare in maniera autonoma la propria rete.

Tim e Open Fiber competono nelle gare indette dal governo per assicurarsi 3,8 miliardi di euro previsti dal Recovery fund per garantire una connessione internet fissa da 1 gigabyte al secondo entro il 2026.

Kkr sostiene anche che Cdp dovrà mettere le risorse finanziarie necessarie se vuole assicurarsi il controllo della rete unica secondo una delle fonti. Cdp non ha commentato.

A riprova del fatto che il fondo americano non rinunci ad avere voce in capitolo, Kkr sta costringendo Tim a rivedere i termini di un accordo separato, di natura commerciale, che darebbe a Open Fiber l'accesso all'infrastruttura di Tim e aiuterebbe il concorrente a completare i piani di cablatura nelle aree bianche, hanno detto altre fonti.

L'accordo, dopo essere stato oggetto di una nuova seduta del cda di Fibercop venerdì scorso, sarà riesaminato dal consiglio il 12 maggio.

Tra gli elementi oggetto di discussione, i termini del diritto d'uso delle infrastrutture di Fibercop da parte di Open Fiber, spiegano le fonti.

L'accordo iniziale prevedeva una 'fee' di 200 milioni di euro in 20 anni, mentre si sta cercando di arrivare a un punto d'incontro che porti il valore del contratto appena sotto i 300 milioni, secondo una fonte.

(Elvira Pollina, Giuseppe Fonte, tradotto da Luca Fratangelo, editing Gianluca Semeraro)