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Toro scatenato in Piazza Affari

Non possiamo lamentarci: negli ultimi 14 mesi la borsa italiana ha consegnato performance egregie, soprattutto a chi ha avuto l’accortezza di evitare il settore bancario. Una condizione non secondaria, vista la preminenza che il comparto riveste a Piazza Affari.

È la solita questione ricorrente: è arbitrario escludere questo o quel settore, visto che le banche fanno pienamente parte del nostro listino ma, con questo accorgimento, emergono tendenze che altrimenti finiscono per essere occultate o quantomeno distorte e minimizzate.

Il nostro indice All Share Italia ex Banche contempla appunto tutti i principali (18) settori della borsa italiana, con eccezione di un comparto che al momento rappresenta un terzo della capitalizzazione complessiva.

Questo universo è in vistoso rialzo da febbraio dello scorso anno: una crescita che si fatta parabolica dall’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti. Il rialzo in effetti ha conosciuto uno stallo, una volta raggiunto il “triplo massimo” di aprile-agosto-dicembre 2015, ma una volta superato questo ostacolo, l’All Share Italia ex Banche è stato libero di volare.

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Dal minimo di febbraio 2016, la borsa italiana ha guadagnato il 50% di cui il 32% dalla vigilia delle elezioni presidenziali americane. E ha guadagnato il 15% (in tutti i casi, dividendi esclusi) soltanto quest’anno.

Nel G25 contendiamo la palma di miglior borsa per performance al listino di Madrid (dove pur i bancari sono ben ponderati, peraltro…). Un rialzo insomma ubriacante, eclissato dal peso ingombrante dei bancari. Ma a che punto siamo giunti, in prospettiva storica?

È presto detto: il rialzo parabolico dell’All Share Italia ex Banche, in essere dalla fine del primo semestre 2016, ha raggiunto proprio in questi giorni la parete superiore del canale ascendente che elegantemente ne racchiude l’evoluzione dalla seconda metà del 2011 in avanti. Non è detto che qui si manifesti una immediata inversione di tendenza, ma i tre precedenti episodi analoghi sono stati tutti seguiti da un movimento di inclinazione opposta, che presto o tardi ha condotto alla sollecitazione della parete inferiore del canale. Due anni fa, come detto, fu necessario attendere più di sette mesi, ma nel 2014 e nel 2011 la svolta verso il basso fu immediata.

In queste circostanze, venendo da un rialzo già ben inclinato verso l’alto, l’unica possibilità teoricamente concessa ai Tori, sarebbe quella di una vera e propria bolla speculativa, che condurrebbe all’abbandono di questo sentiero ordinato di crescita, e all’inaugurazione di un percorso speculativo, la cui evoluzione e tempistica sarebbe del tutto imprevedibile.

Autore: Gaetano Evangelista Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online