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Trading estivo caratterizzato dall’avversione al rischio

Il rally della propensione al rischio, seguito al referendum nel Regno Unito, ha subito un rallentamento, difatti il Dow ha chiuso in negativo per la prima volta da nove sedute. È parzialmente rientrato l’ottimismo sui previsti nuovi stimoli dalla BCE (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) e dalla BoJ, mentre gli interrogativi sulle valutazioni dell’azionario hanno spinto gli investitori a fare una pausa. Gli eventi in Turchia hanno alimentato un’ondata di vendite di asset turchi e gli operatori si tengono alla larga dal più ampio comparto dei mercati emergenti. Alla riunione di politica monetaria della BCE, Draghi è sembrato pronto, ma disposto ad attendere prima di intervenire con un nuovo allentamento. In Giappone sono rientrate le speculazioni sul “denaro a pioggia” imminente, perché, in un’intervista di qualche tempo fa alla BBC, Kuroda (BoJ) sembra aver escluso un intervento estremo di politica monetaria. Il Nikkei ha così ceduto l’1,25% (in gap down in apertura), spingendo al ribasso Shanghai e Hong Kong. Il forex ha avuto un andamento contrastato, l’USD ha guadagnato diffusamente contro le valute dei mercati emergenti.

L’USD/JPY ha scambiato in marginale rialzo, salendo a 106,26 sulla notizia, della Nikkei Asia Review, che, alla riunione di politica monetaria del 28-29 luglio, l’entità complessiva del pacchetto di stimoli giapponese potrebbe raggiungere i 30 mila miliardi di JPY. Tuttavia, in vista del G20 a Chengdu, e delle riunioni del FOMC e della BoJ, gli operatori esercitano prudenza e l’USD/JPY ha stornato rapidamente i guadagni precedenti. Altrove, il settore manifatturiero giapponese è rimasto in territorio di contrazione, a luglio il PMI manifatturiero è salito a 49 punti dai 48,1 di giugno. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) complesso, le valute G10 hanno avuto un andamento sommesso, con poco momentum direzionale. Le materie prime hanno ceduto terreno, il petrolio è scivolato a 44,40 USD al barile, spingendo già le valute legate alle materie prime. In questo venerdì estivo, sospettiamo che i volumi rimarranno scarsi e i prezzi nelle fasce di contrattazione di breve termine.

In una riunione di politica monetaria tranquilla, ieri la BCE ha mantenuto invariata la sua politica. Draghi non ha fatto annunci inaspettati, è sembrato pronto ad agire ma disposto ad aspettare, in attesa della revisione di settembre. Poiché la vera portata degli effetti della Brexit è ancora incerta e l’euro si sta indebolendo (sull’onda delle rinnovate attese di un rialzo del tasso della Fed a settembre), la banca centrale non sente la pressione ad agire. Ciò nonostante, vista la debolezza dei dati sulla crescita e i rischi crescenti per le prospettive d’inflazione, sospettiamo che a settembre la banca annuncerà una proroga del QE e una distensione dei parametri per gli asset idonei ad essere inclusi nel QE. L’EUR/USD è rimbalzato fra 1,1060 e 1,0980, fermandosi a metà strada. Poiché prevediamo un ulteriore allenamento della BCE e visto che crescono le speculazioni su un rialzo del tasso della Fed a settembre, l’EUR/USD dovrà far fronte ad altri rischi al ribasso. Rimaniamo ribassisti sull’EUR/USD, perché il rialzo dovrebbe venir frenato dalla media mobile a 21 e 200 giorni, posta a 1,1074.

Nel fine-settimana, i ministri delle Finanze e i banchieri centrali di tutto il mondo si riuniranno in Cina. Gli argomenti chiave saranno l’efficacia delle politiche, fra cui il QE e i tassi negativi, perché l’attenzione si concentra sempre di più sulla politica fiscale. E, ovviamente, a dominare le discussioni saranno la questione Brexit e le potenziali sfide economiche. Tuttavia, nonostante i discorsi sullo sviluppo di politiche concordate, non ci aspettiamo progressi significativi.

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Visti i pochi appuntamenti in calendario, dovremmo assistere a un’operatività tipicamente estiva. Durante la seduta europea sarà diffusa la stima flash sul PMI dell’Eurozona. I mercati prevedono un deterioramento generalizzato, perché in Europa le condizioni peggiorano e le prospettive s’incupiscono per effetto della Brexit. Il PMI “flash” composito dovrebbe scendere a 52,5 punti, dai 53,1 precedenti, a causa del brusco calo del manifatturiero (previsto in flessione, in contrazione, a 48,7 punti da 52,1). Durante la seduta USA non sono previsti eventi, né dati, di prim’ordine.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online