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Il tramonto del denaro fiat

Quando un qualsiasi articolista usa la parola "tramonto" nel pezzo che si prepara a stendere, intende molto probabilmente la fine di un'era. Con essa giungono al termine tutte quelle pratiche che vi erano annesse e che eravamo soliti seguire. Ci si appresta a cambiare registro. Ci si appresta a voltare progressivamente pagina, trasformando le vecchie abitudini in reliquia del passato, buona solamente da ammirare in qualche film nostalgico che apparirà qualche tempo dopo. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) nostro caso, stiamo assistendo alla lenta fine dell'eredità del ventesimo secolo. Molti privilegi e consuetudini sono stati costruiti su tal secolo, ma il tempo sta erodendo costantemente le basi su cui erano stati eretti. Il denaro fiat, in particolar modo, diventerà una reliquia di questo passato. Ad essere pignoli, lo è già adesso data la massiccia digitalizzazione attuata finora tra conti correnti e carte di credito; ma questo è solo l'ultimo sussulto di uno strumento che è stato inserito a forza nella società, insieme al sistema pensionistico, grazie anche a due guerre mondiali. Pensate che ce ne vorrà una terza per farlo rimanere? Pensate male. Immaginate che venga dichiarata una guerra e nessuno si presenta per combatterla. In tutto il panorama economico stanno emergendo alternative a quelle istituzioni praticamente venerate nel ventesimo secolo: scuola, guerra, sicurezza statale, servizi statali, ecc.

Un esempio tratto dal passato per far capire meglio come stanno iniziando ad essere combattute le guerre. Si pensa comunemente che l'antica Roma sia caduta sotto i colpi inerti dagli eserciti dei barbari. Non è così. A lungo i romani hanno respinto le invasioni barbariche, fieri della propria cittadinanza e lealtà nei confronti dell'impero romano. Nel tempo, però, le istituzioni che governavano Roma divennero sempre più corrotte e decadenti, offrendo sempre meno sicurezza alla popolazione. Ciò andò avanti fino a quando le invasioni barbariche non divennero una prospettiva migliore del dominio romano sul territorio. Infatti, con l'ultima ondata conquistatrice, i barbari vennero accolti a braccia aperte poiché avrebbero offerto una tassazione del 10% dei redditi ed il ripristino dell'ordine, mentre l'impero romano li tassava al 20% ed offriva disordine. Roma implose e il resto è storia. Se non impariamo dai nostri errori la storia si ripete, ed è quello che sta accadendo anche oggi: l'impero statunitense-europeo sta cadendo a pezzi, abbattuto dalle stesse politiche promosse a tenerlo in piedi. Non è un caso che molti attori abbiano preso la cittadinanza russa attratti dalla flat tax russa. E non è nemmeno un caso che sempre più pensionati si trasferiscono all'estero per scappare alla scure del fisco. Non sono notiziole scandalistiche, sono il trend alla base di suddetto cambiamento.

È così che viene combattuta la guerra al giorno d'oggi e vince quella fazione che non deve sparare nemmeno un colpo. E dal punto di vista finanziario Stati Uniti ed Europa sono alquanto fragili. Nonostante la corsa delle azioni statunitensi appaia praticamente inarrestabile, annidati in essa ci sono una serie di fratture che fino ad adesso si sono allargate. A lungo su questo blog s'è discusso dei potenziali inneschi di una correzione dei mercati, e per quanto siano critici all'interno del panorama finanziario, le cose sono andate avanti. Malgrado la classe media sia stata annientata dall'Effetto Cantillon e la ridistribuzione della ricchezza abbia favorito una i primi riceventi il denaro fiat, e in particolar modo il mondo finanziario, le cose sono andate avanti. La fiducia, la vera merce più commerciata al giorno d'oggi, ha continuato ad essere scambiata. Questo vuol dire a sua volta che si continua a salire lungo la scala della credibilità ed ogni piolo diventa una trappola.

Prendete ad esempio le valutazioni degli utili aziendali: esse escono fuori da proiezioni future più l'aggiunta di un multiplo. Problema: i multipli sono ai massimi storici, quindi non rimangono altro che le proiezioni degli utili. Quest'anno sono risultate lievemente in crescita perché l'anno scorso erano deboli, di conseguenza come mostrare un miglioramento se quest'anno era già un anno "buono" e tutt'intorno c'è solo terreno bruciato? È una domanda questa che si sta ponendo anche la stampa mainstream. Come ripeto spesso, ricordando Herbert Stein, quando qualcosa non può più andare avanti si ferma. L'esempio per eccellenza è la Caterpillar (Londra: 0Q18.L - notizie) , la quale non ha fatto altro che sfoggiare trimestri deludenti e s'è tenuta in piedi grazie soprattutto all'ingegneria finanziaria. Presto le banche commerciali dovranno tirare i remi in barca e smettere di concedere prestiti a quelle imprese che potevano sacrificare il proprio bilancio per ottenere nuove linee di credito. Infatti il tessuto economico s'è fatto talmente sottile che qualsiasi altro strattone potrebbe romperlo.

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Il settore bancario commerciale, infatti, potrebbe presto finire nel ciclone a causa della prossima bolla subprime: prestiti per automobili. Oltre ai prestiti sono stati realizzati strumenti derivati (CLO, CDO) attraverso i quali cercare di staccare profitti in un ambiente arido dal punto di vista dei rendimenti. Ora il settore automobilistico è saturo di debiti, equity negative, prezzi folli e redditi della popolazione stagnanti. Una correzione è inevitabile.

Questi sono solo potenziali inneschi, ciononostante fanno parte di quel grande e variegato arazzo di eventi imprevedibili che infine porteranno l'economia mondiale lungo i binari della prossima recessione. Aspettatevi quindi una normalizzazione non solo dei numeri folli riguardanti i multipli di valutazione delle azioni e degli utili aziendali, ma anche una correzione del mercato azionario. Se pensate che questo scenario vedrà come protagonisti solo gli Stati Uniti, vi sbagliate di grosso. Vi basti pensare che negli ultimi due trimestri di quest'anno la Banca Nazionale Svizzera ha praticamente stampato nuovo denaro per comprare azioni statunitensi, possedimenti che adesso arrivano a $87.8 miliardi e rappresentanti un nuovo record rispetto al secondo trimestre di quest'anno.

Il gioco della BNS è sempre il solito: mercantilismo. Ciò sorprende se si considera che stiamo parlando di un Paese tenuto in grande considerazione negli anni passati grazie alla sua storia di credito. In realtà, tale sorpresa dovrebbe durare non più di una manciata di secondi visto che il denaro fiat lascia aperta la finestra della corruzione dei comportamenti. Invade tutti i settori della società, e nonostante si voglia mettere un freno al dilagare di questa corruzione, come il referendum sull'oro di qualche anno fa, la strada verso l'implosione è praticamente un senso unico. Di (KSE: 003160.KS - notizie) conseguenza la BNS, volendo star dietro alle follie dello zio Mario, ha iniziato a svalutare il franco svizzero e a comprare azioni e obbligazioni. Quindi tutti coloro che parlano di "mercato azionario ai massimi", dovrebbero tenere in considerazione la manipolazione massiccia da parte delle banche centrali. Senza contare che la BNS sta agendo peggio della BOJ: sebbene quest'ultima abbia intrapreso lo stesso percorso di svalutazione e acquisti, almeno lo percorre entro i propri confini; la BNS sta praticamente influenzando il mercato azionario statunitense.

Diamo un'occhiata alle azioni che sono state più acquistate dalla banca centrale svizzera.

In questo modo è un gioco da ragazzi fare front running ai mercati seguendo semplicemente la traccia lasciata dalla BNS. Il rischio viene azzerato e chi può permettersi grandi investimenti nel mercato azionario viene premiato. Soprattutto diventa ridicolo quando si consiglia agli investitori di seguire un determinato percorso d'investimenti in base a numeri fasulli. Le grandi aziende incluse nell'indice Nasdaq (Francoforte: 813516 - notizie) 100 non stanno sfornando niente di innovativo; il settore della R&S è praticamente deserto. Le valutazioni delle loro azioni, dei multipli annessi e delle previsioni future degli utili aziendali sono tutte influenzate dalla manipolazione dei mercati da parte delle banche centrali e dell'ingegneria finanziaria che ne deriva.

Di conseguenza un calo improvviso e "imprevisto" del mercato azionario statunitense si ripercuoterebbe anche altrove e man mano il panico si diffonderebbe a tutto il mondo. Questo perché negli ultimi nove anni le banche centrali hanno attuato una strategia d'azione condivisa attraverso lo stimolo monetario sincronizzato, cercando di correggere errori economici che essi stessi hanno causato attraverso politiche espansive precedenti. Le munizioni monetarie sono praticamente nulle, e con bilanci aggregati delle principali banche centrali sfoggianti $20,000 miliardi e tassi d'interesse ai minimi storici, l'attuazione di politiche anticicliche è pressoché nulla. È chiaro quindi il motivo per cui la FED voglia lasciare che i tassi d'interesse continuino a salire, la BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) abbia diminuito l'ammontare dei suoi acquisti di asset mensili, la BOE (Shenzhen: 000725.SZ - notizie) e la Banca del Canada vogliano "rialzare" i tassi. Niente di tutto ciò a accadrà, o almeno non per molto. Le eventuali inversioni di politica saranno presto seguite da un rinnovato giro di quantitative easing/ZIRP/NIRP.

Sin dal 2008 è stato chiaro a tutti chi è stato il protagonista: le banche centrali. Sono nel mirino della colpa. Finché niente smuove le acque, nessuno le accuserà. Ma i Autore: Francesco Simoncelli Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online