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Tregua fiscale, in cosa consiste il piano del taglio cartelle di Giorgia Meloni

Tregua fiscale, in cosa consiste il piano del taglio cartelle di Giorgia Meloni (REUTERS/Guglielmo Mangiapane)
Tregua fiscale, in cosa consiste il piano del taglio cartelle di Giorgia Meloni (REUTERS/Guglielmo Mangiapane) (Guglielmo Mangiapane / reuters)

Nel programma elettorale di Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia era inserita la tregua fiscale e la premier in pectore, in attesa di ricevere l'incarico dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sembra essere orientata a mantenere le promesse fatte in campagna. Infatti, secondo quanto sottolineato da Il Fatto Quotidiano, tra i primi provvedimenti della leader di FdI al Governo ci sarà il saldo e lo stralcio di alcune cartelle esattoriali per cercare di fare cassa nell'immediato.

Tra le promesse elettorali, infatti, Meloni aveva inserito insieme al centrodestra la cosiddetta tregua fiscale per le situazioni che precedono la cartella esattoriale, con sanzione al 5% e 5 anni di rate. E sembra che dalle parole si passerà ai fatti non appena il nuovo esecutivo si insedierà. Infatti FdI ha dato mandato a Maurizio Leo, responsabile economico del partito e futuro viceministro all'Economia, di aprire il dossier che permetterà al Governo di reperire subito importanti risorse in vista di un decreto più corposo.

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Come sottolineato dal quotidiano, infatti, la proposta del centrodestra è quella di condonare tutte le cartelle esattoriali da 1.000 a 3.000/3.500 euro per le quali il contribuente verserà solo una somma tra il 10 e il 20% della cartella pendente, mentre la restante parte verrà "abbuonata". Per le cartelle con importi inferiori a 1.000 euro, invece, potrebbe persino scattare la cancellazione con l’obiettivo di alleggerire il magazzino fiscale dell’Agenzia delle Entrate intasato da anni e contenere la nuova valanga di cartelle in arrivo che, secondo le stime di Federcontribuenti, sarebbero oltre 13 milioni tra fine 2022 e i primi mesi del 2023.

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La mossa del Governo che verrà segue quella messa in atto dal precedente esecutivo. Infatti, qualche settimana dopo essersi insediato, Mario Draghi aveva messo mano alle carte esattoriali di multe, bolli e tasse fino a 5.000 euro non pagate nella prima decade del 2000.

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