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Trend rialzista sempre più in pericolo. Scenari a Piazza Affari

Di (KSE: 003160.KS - notizie) seguito riportiamo l'intervista realizzata a Stefano Bagnoli, economista e analista fondamentale, capo Ufficio Studi per Alpha Value Mangement e advisor di un fondo di investimento azionario absolute return.

I mercati azionari stanno vivendo una fase di incertezza con sedute spesso altalenanti e sembrano aver interrotto quella crescita progressiva vissuta fino a inizio 2018. Cosa si aspetta ora per le Borse?

Nell’analisi dei mercati azionari oggi bisogna distinguere tra mercati americani ed europei, e all’interno di questi tra Dax tedesco e Ftse Mib italiano.

In linea con l’economia USA che ha continuato a crescere e rafforzarsi (crescita sostenuta, target di occupazione raggiunto e superato, inflazione ormai vicina al target di un tasso vicino ma inferiore al 2%), l'indice S&P500 ha fatto ripetutamente nuovi massimi storici nella seconda metà del 2017 e nel mese di gennaio 2018.

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Quella fase sembra ormai terminata. L’accelerazione rialzista del mese di gennaio è stato probabilmente il triplice botto finale degli spettacoli di fuochi d’artificio, l’ultima accelerazione che ha concluso la lunga fase di rialzo durata anni.
Ora siamo, su tutti i mercati, in una complessa fase laterale che durerà molti mesi, a seconda dei listini, e che fungerà da premessa per una futuribile inversione.

Per lo S&P500 il trend sotterraneo e primario rimane ancora decisamente rialzista, ma ora sarà interrotto da frequenti casi di instabilità, più o meno accentuata a seconda del motivo scatenante.
Rapide e profonde accelerazioni al ribasso, a volte con l’apparenza di crolli, saranno sempre riassorbite e recuperate nella prosecuzione del trend rialzista.

I massimi tenderanno però a essere decrescenti. Probabilmente a fine anno, in termini di indice, ci troveremo più o meno dove siamo ora, forse un po’ più su. Molti titoli però saliranno e alcuni perderanno: ora diventa quindi basilare lo stock picking.

Fra qualche tempo, in una finestra temporale compresa tra estate 2018 e autunno 2019 una di queste accelerazioni ribassiste non sarà recuperata e segnerà l’inizio di una fase di ribassi per l’S&P500 e per tutti gli altri listini occidentali.

Vedremo un simile scenario anche a Piazza Affari?

Partiamo col dire che l’Italia è un paese economicamente, finanziariamente, politicamente e socialmente finito, tenuto in vita dalla politica monetaria ultra espansiva della Banca centrale europea, dai QE fino ai tassi tendenti a zero.

Il quantitative easing in Europa terminerà a settembre prossimo e i tassi di interesse inizieranno a salire nella seconda metà del 2019, quando finirà anche il mandato di Mario Draghi alla presidenza BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) .

A quel punto l’Italia non avrà più nessun paracadute e i mercati saranno spietate rappresentazioni di una nuova crisi, uguale e forse peggiore della precedente (dipende da quali pretesti la innescheranno).

Già da subito Piazza Affari, pur seguendo direzionalmente la condizione strutturale ancora rialzista degli altri listini benchmark, sottoperformerà l'S&P500 e il DAX, amplificando i loro movimenti, soprattutto al ribasso.
Ad esempio, quando l’S&P500 guadagnerà l’1%, il nostro indice salirà del 2%, ma quando il listino americano perderà l’1%, il Ftse Mib arretrerà del 3%, giusto per fare un esempio.
In sintesi la nostra idea è che la tendenza del mercato diventerà gradualmente ribassista.

Cosa si aspetta in futuro per l'euro-dollaro? La moneta unica continuerà ad esprimere forza?

Per quanto riguarda l'euro-dollaro, con una crescita economica americana forte, tassi Fed più alti e già in fase di rialzo, il biglietto verde dovrebbe rafforzarsi rispetto alla moneta unica.

In realtà questo non sta avvenendo, forse perché i mercati scontano già l’exit-strategy della BCE dalla politica monetaria ultra-espansiva, oppure prezzano il non eccessivo amore che il presidente Trump sta attirando da ogni parte.

Quali infine le sue previsioni per il petrolio?

Un’annotazione speciale va dedicata al petrolio, che in questa fase storica ha un fair value tra 60 e 65 dollari al barile, evidenziando anche una chiara tendenza rialzista: il prezzo del barile potrebbe raggiungere per fine anno un livello obiettivo a ridosso dell’area 70 dollari.

Va detto che con un prezzo del barile sopra i 65 dollari negli Stati Uniti c’è convenienza a riattivare i pozzi di shale oil, aumentando la produzione con un effetto calmierante del prezzo.
Ecco perché i 65 dollari saranno comunque in questa fase un polo di attrazione. Sotto i 65 dollari prevale la spinta rialzista, mentre sopra il suddetto livello si attiva l’effetto calmierante appena esposto.

La durata di questo rialzo dell'oro nero dovrebbe coincidere con quello dei listini azionari USA e dunque dovrebbe essere limitata alla fine del 2019.

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