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Tribunale egiziano ordina scarcerazione Patrick Zaki in attesa di udienza febbraio

Rome town hall displays banner of jailed Egyptian student Patrick Zaki

CAIRO (Reuters) - Un tribunale egiziano ha ordinato di rilasciare il ricercatore Patrick Zaki in attesa della prossima udienza a febbraio 2022, ha annunciato il gruppo per la difesa dei diritti umani Egyptian Initiative For Personal Rights.

La notizia è stata confermata dal ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio e dal governo è subito arrivato un messaggio del premier Mario Draghi.

"Primo obiettivo raggiunto: Patrick Zaki non è più in prigione. Ora continuiamo a lavorare in silenzio, con perseveranza e impegno. Un grande grazie al nostro corpo diplomatico", ha scritto Di Maio su Twitter.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, attraverso una nota ha espresso "soddisfazione per la scarcerazione di Patrick Zaki, la cui vicenda è stata e sarà seguita con la massima attenzione da parte del Governo italiano".

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Zaki, laureato all'Università di Bologna, è stato arrestato a febbraio 2020 e accusato di aver diffuso informazioni false dopo aver scritto un articolo sulla condizione dei cristiani in Egitto.

Le argomentazioni saranno presentate quando il processo riprenderà, con la data fissata per l'1 febbraio, ha detto Lobna Darwish dell'Eipr. "Il giudice lo ha semplicemente rinviato e nel frattempo lo ha rilasciato", ha detto, aggiungendo che non è ancora chiaro quanto velocemente Zaki sarà effettivamente rilasciato.

Zaki è stato tenuto in detenzione preventiva per più di un anno e mezzo prima che il processo iniziasse a settembre.

Il caso di Zaki ha avuto particolare risonanza in Italia, dopo che l'uccisione nel 2016 in Egitto del laureato italiano Giulio Regeni ha sconvolto le relazioni tra i due Paesi.

Zaki lavorava anche come ricercatore presso l'Eipr, un importante gruppo indipendente per la difesa dei diritti in Egitto.

L'Eipr afferma che in seguito al suo arresto Zaki è stato picchiato e ha subito scosse elettriche e minacce.

Le autorità egiziane non hanno commentato le affermazioni dell'Eipr.

Le autorità negano abitualmente le accuse di maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza e nelle strutture di detenzione.

(Tradotto da Alice Schillaci in redazione a Danzica, in redazione a Roma Stefano Bernabei, alice.schillaci@thomsonreuters.com, +48587696614)