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A Trieste i portuali tornano a lavoro. A Milano i No Pass bloccano il centro

People protest against the so-called Green Pass on Piazza Duomo in Milan on October 16, 2021 as all workers must show since October 15 a so-called Green Pass, offering proof of vaccination, recent recovery from Covid-19 or a negative test, or face being declared absent without pay. (Photo by Piero CRUCIATTI / AFP) (Photo by PIERO CRUCIATTI/AFP via Getty Images) (Photo: PIERO CRUCIATTI via Getty Images)

Come recita lo slogan cantato a squarciagola dai No Pass “Trieste chiama e Milano risponde”, sono queste, oggi, le due città protagoniste. Nel capoluogo lombardo il corteo, non autorizzato, ha sfilato lungo le vie del centro provando più volte a forzare i blocchi delle Forze dell’ordine e provocando traffico in tilt e momenti di tensione tra polizia e manifestanti che avevano come obiettivo la Cgil. A Trieste invece, dopo un’altra giornata di protesta, i portuali hanno annunciato lo stop allo sciopero: “Questa prima battaglia è stata vinta, il 30 ottobre saremo ricevuti in Parlamento”, dice il leader Stefano Puzzer. Salvo poi essere contestato da alcuni lavoratori e quindi costretto a correggere il tiro: “Il presidio continua. Non volevo dire che la battaglia è finita. Festeggeremo solo quando il Green pass sarà abolito”. I lavoratori per adesso torneranno nelle loro aziende ma “se il 30 non otterremo l’abolizione del certificato verde bloccheremo l’Italia”. È l’epilogo di una settimana di battaglia davanti a uno dei più grandi scali d’Italia. Ma oggi i lavoratori in piazza erano pochi e di fronte al presidente del Porto Zeno D’Agostino, che ha minacciato di chiamare il Prefetto e di dimettersi, i manifestanti hanno battuto la ritirata limitandosi a un presidio per i prossimi giorni.

A Trieste si torna a lavoro

Le attività del porto di Trieste per tutta la giornata sono andate a rilento, ma non si sono fermate. Qui i disagi sono stati contenuti anche grazie alla scarsa partecipazione dei manifestanti. Tuttavia la situazione non era “più tollerabile” per il presidente del Porto Trieste, Zeno D’Agostino che ha minacciato di chiamare il Prefetto: “In questo momento – dice - stiamo tornando alla normalità, ho bisogno di un porto che funzioni e il varco 4 è il varco principale del porto, il più vicino alla grande viabilità e quindi adesso basta con il circo. Non si può tollerare nulla, neanche un’ora in più”.

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Davanti al Varco 4 del porto di Trieste a stazionare c’erano un migliaio di manifestanti intorno all’ora di pranzo. Di questi però soltanto una cinquantina erano lavoratori portuali, tutti gli altri facevano parte di organizzazioni e associazioni, vaccinati e no vax, persone di diversa appartenenza politica e anche singoli cittadini arrivati al porto a dare sostegno alla protesta, ma non erano lavoratori. Per questa ragione le attività portuali, seppur un po’ a rilento, sono andate avanti. Ma la viabilità, quindi il trasporto delle merci, ha subito rallentamenti. Davanti a numeri ridotti e ai toni forti del presidente del Porto D’Agostino i manifestanti hanno ceduto e da domani torneranno a lavoro.

Del resto a metà pomeriggio sono anche i sindacati territoriali Cgil, Cisl e Uil trasporti, e Ugl mare a ridimensionare ulteriormente la protesta: “Crediamo che debba riprendere quanto prima la piena operatività del porto”. Alla base di questa affermazione vi è la convinzione che, dopo aver ottenuto la gratuità dei tamponi per i lavoratori del porto che ne hanno la necessità, “ogni ulteriore fermo non venga più compreso dalla maggioranza dei lavoratori”. Ad oggi infatti ad essere vaccinato è il 67% dei lavoratori del porto di Trieste.

Dal canto suo il rappresentante del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste, Stefano Puzzer, che ha promosso lo sciopero contro l’obbligatorietà del certificato verde per i lavoratori, di fronte a una ridotta partecipazione di lavoratori nel pomeriggio ha provato ad alzare la tensione lanciando una provocazione: “Ci sono tante persone, circa il 10%, che sono al lavoro nel porto senza green pass. Facciano un bel controllo a tappeto per averne conferma. Così si renderanno conto che si può lavorare benissimo senza”. Puzzer aveva annunciato anche che la protesta sarebbe continuata fino a quando sarebbe stato in vigore il decreto sull’obbligo di Green Pass: “Se il governo fa un passo indietro e lo ritira, torniamo al lavoro. Personalmente fino a quando ci sarà questa schifezza io non faccio un passo indietro”. E invece non è stato così.

Milano bloccata dal corteo No Pass

In contemporanea lungo le strade di Milano si sente urlare: “La gente come noi non molla mai”, con tanto di offese al premier Mario Draghi. E poi ancora, le circa tremila persone, secondo la questura, quindicimila per i manifestanti, gridano “libertà, libertà”, mentre uno spezzone di circa 500 persone - molti anarchici - prova a staccarsi dal corteo puntando la stazione Centrale, ma le forze dell’ordine riescono a bloccarli. In due occasioni ci sono stati tafferugli con polizia e carabinieri costretti anche a una carica di alleggerimento per evitare che i manifestanti arrivassero davanti alla Prefettura e alla sede della Cgil.
Una ragazza resta ferita da una manganellata alla testa, due anarchici vengono arrestati e nove denunciati (uno aveva già ricevuto un Daspo in uno dei precedenti appuntamenti, cosa che gli avrebbe dovuto impedire di scendere in piazza). Si vedono cartelli contro i sindacati e contro il governo, e ad aprire la manifestazione uno striscione che recita “Solidali non con la Cgil ma con i portuali”.

Tensioni anche a Torino tra anarchici ed estrema destra. “A Roma eravamo in prima fila. Ritroviamo la lotta, non lasciamola, perché siamo orgogliosi di essere italiani”, dice Serena Tagliaferri, una dei portavoce del No Paura Day. Ma alla fine proprio il porto di Trieste, che in questi giorni ha fatto da catalizzatore, tornerà alla sua attività regolare.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.