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Troppi colpi di scena

I mercati finanziari americani non ce la fanno più a reggere alla girandola di colpi di scena che il funambolico Presidente spiattella davanti ai loro occhi ogni santo giorno. Anche ieri la buona volontà di riprendere il rialzo verso i massimi storici da parte degli indici tradizionali (SP500 e Dow Jones) è stata frustrata dall’ennesimo licenziamento effettuato dalla Casa Bianca ed annunciato via Twitter (Francoforte: A1W6XZ - notizie) da Trump, che deve aver molta nostalgia del suo reality show “The apprentice”, che lo ha consacrato re della tv spazzatura e preparato al ruolo di Presidente dello stato più potente del mondo. In quel programma licenziava platealmente (“You are Fired!!”) i candidati in prova che non lo avevano entusiasmato.

La stessa cosa ha continuato a fare alla Casa Bianca. Ieri è toccato niente meno che al Segretario di Stato, il ministro più importante del governo, quello che si occupa della politica estera nazionale e rappresenta l’amministrazione USA nel mondo. Rex Tillerson, fuori dalle sue grazie da un po’ di tempo, è stato licenziato in troco e sostituito da Mike Pompeo, l’attuale capo della CIA (Londra: 25754.L - notizie) , di stretta osservanza trumpiana. Al posto di Pompeo è stata promossa a capo della CIA la prima donna della storia USA, Gina Haspel, attuale vice di Pompeo, nota per aver diretto un lager in Thailandia dove si torturavano i sospetti terroristi ed aver distrutto le prove di questi umanitari. La sua promozione non contribuirà certo a migliorare il clima di divisione tra i cittadini americani, che accompagna il mandato di Trump.

Dopo le dimissioni di Cohn (ex Goldman Sachs (NYSE: GS-PB - notizie) ) e il licenziamento di Tillerson (ex CEO della Exxon), Trump sta togliendo di mezzo i componenti della sua amministrazione più vicini al mondo degli affari e li sostituisce con politici e funzionari ideologicamente assai più estremisti e propensi ad appoggiare la sua strategia ostile alla Cina e favorevole al protezionismo.

E’ comprensibile perciò che la buona volontà dei mercati si sia smarrita appena la notizia è stata diffusa, portando gli indici a chiudere in negativo la seconda seduta consecutiva della settimana.

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Ne ha risentito anche l’ottimismo europeo, che lunedì aveva tenuto gli indici dell’eurozona vicini alle resistenze. Ieri, dopo una mattinata volonterosa, le notizie americane hanno progressivamente deteriorato il clima e portato il Dax tedesco a perdere con decisione (-1,59%), trascinando al ribasso anche Eurostoxx50 (-0,94%). Le resistenze del trading range in cui sono invischiati gli indici europei da oltre un mese (12.600 per il Dax, 3.470 per Eurostoxx50) si sono ulteriormente allontanate e, a giudicare dall’entità dell’impulso ribassista di ieri e dal fatto che praticamente tutti gli indici asiatici stanno andando a chiudere in ribasso la seduta odierna, la correzione potrebbe proseguire anche oggi. Un’apertura in ribasso dei mercati europei pare comunque assicurata.

Ta tanta incertezza è un grosso risultato il -0,3% del nostre Ftse-Mib, che è riuscito a limitare i danni, mostrando ancora una volta una forza che in Europa non ha eguali.

Oggi potremo testare la capacità di tenuta del nostro mercato di fronte alle perplessità europee che sono emerse ieri durante l’ECOFIN che ha riunito i ministri economici dell’Eurozona. Durante questo meeting il nostro Padoan, alle numerose richieste di lumi da parte degli altri ministri europei sulle prospettive di formazione del governo, ha candidamente, e poco diplomaticamente, risposto di non averne la minima idea.

Io continuo a ritenere che, data la vista breve dei mercati, che non si preoccupano più da tempo di coltivare visioni di lungo periodo, non sia affatto sgradito da loro (ma anche da Bruxelles) lo stallo politico italiano che porti ad un qualche governo tecnico di transizione, che gestisca l’ordinaria amministrazione e corregga le aberrazioni della giovane ma già vecchia legge elettorale, votata solo pochi mesi fa da Renzi, Berlusconi e Salvini (non va dimenticato). Lo stallo permetterebbe di tenere fuori dal governo le forze politiche più ostili all’Europa e darebbe un annetto di tempo all’establishment europeo per plasmare i 5Stelle e farli diventare compatibili all’Europa.

E’ proprio questo scenario che ha dato al nostro mercato la forza relativa che ha esibito nel dopo-elezioni.

Però, per quanto forti si sia, è evidente che, se l’Europa scivola, il meglio che si può fare è scivolare un po’ meno.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online