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Trump: attacco alla Germania!

Della Germania e della Merkel, Trump si era già occupato in passato, soprattutto viste le lusinghiere affermazioni dell’alcolista che siede alla Commissione Europa e i suggerimenti su Putin e altre cosuccie della cancelliera tedesca.

In chiusura della sua conferenza stampa prima di partire per il viaggio in Europa, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha definito il cancelliere tedesco Angela Merkel «il più mio più stretto partner internazionale di questi otto anni». In campagna elettorale, il presidente eletto, Donald Trump, ha bollato la politica della signora Merkel sull’immigrazione come «folle» e nell’entourage del prossimo capo dello Stato americano il cancelliere è uno degli interlocutori più malvisti.

Le critiche alla Merkel. La Germania è stata citata nel discorso di Trump a rappresentare l’esempio per eccellenza di una pessima politica sull’immigrazione. «Hillary Clinton vuole essere la Merkel Americana. E le disastrose conseguenze che l’immigrazione ha avuto sulla Germania e sui suoi cittadini non sono un segreto», ha affermato il candidato repubblicano.

Ora Trump torna all’attacco ma questa volta lo fa dal versante economico e finalmente dal lato giusto, ovvero quello dell’imperialismo economico tedesco…

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Trump dichiara “guerra” alla Germania e all’Euro – Secolo Trentino

Donald Trump contro la Germania: «Manipolatrice valutaria, l’Euro ha fatto quello che il Marco libero non avrebbe potuto fare. Se ciò non cesserà, saremo pronti a imporre dazi doganali».

Il Presidente eletto Donald Trump ha dichiarato “guerra” alla Germania. Una guerra economica, ovviamente, com’è tipico del mondo democratico del XXI secolo. Nel suo programma economico, l’allora candidato Repubblicano alla corsa presidenziale metteva in evidenza il grande inganno della Moneta Unica europea: ossia che il suo valore non è dato dal semplice output economico, bensì dalla media delle varie ex-monete precedenti all’unificazione valutaria. In questo modo la Germania si liberò dell’enorme peso del suo vecchio Marco, adottando un Euro molto più leggero – a discapito delle economie sud europee che, al contrario, dovettero sostituire le loro deboli monete con una molto più forte da sopportare.

Non per nulla, nel suo programma Trump denunciava che «la debolezza delle economie dell’Europa meridionale nell’Unione Monetaria Europea tiene un tasso di cambio inferiore rispetto a quello che avrebbe avuto il Marco tedesco come valuta indipendente». Attaccava inoltre il fatto che proprio questo giochetto economico è la ragione principale per cui il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti della Germania è sempre più aumentato negli ultimi anni.

Da qui la minaccia finale: «Donald Trump ha promesso di usare il suo Dipartimento del Tesoro per marcare ogni Paese che manipola la sua valuta. Ciò consentirà agli Stati Uniti di imporre difensive e compensative tariffe se la manipolazione valutaria non cesserà». Una vera e propria rivalsa verso una Germania che, da quando è entrata in vigore la Moneta Unica, l’ha fatta da padrona in Europa e in tutto il mercato internazionale.

Un per nulla velato attacco non solo al Paese guidato da Angela Merkel, ma a tutto l’apparato tecnocratico dell’Unione Europea. Il senso è chiaro: «L’Euro è un imbroglio nell’economia mondiale, e qualcuno in particolare ci sta guadagnando violando le regole. Quindi, o d’ora in poi seguite le regole o ve la faremo pagare presto».

Le ragioni di questa aggressività verso lo Stato tedesco da parte di The Donald è palese: il suo popolo elettorale è per lo più composto dal ceto medio, categoria sociale più di tutte colpite da questa crisi finanziaria senza fine. Per rispettare gli impegni presi di «fare l’America grande ancora!» e consolidare il proprio consenso deve dare qualche segnale forte, e uno di questi è fronteggiare a viso aperto chi vìola le regole economiche internazionali.

Tuttavia non ci sono solamente ragioni di etica economico-commerciale, ma anche alcune squisitamente geopolitiche: la vittoria di Trump apre il sipario a uno spettacolo tutto nuovo nello scacchiere delle politiche estere, e lo dimostra la vicinanza del Presidente eletto allo “Zar” russo Vladimir Putin. I rapporti tra Occidente e Russia si sono incrinati notevolmente in seguito alla questione ucraina e alle sanzioni imposte a Mosca. Da lì il Presidente Putin ha volto lo sguardo altrove, stringendo alleanze commerciali con la Cina comunista e porgendo la mano alla Turchia di Erdogan. Ma il sogno di tornare ad avere maggiore influenza sugli Stati dell’est Europa non è mai stato abbandonato, e la rinnovata amicizia tra Stati Uniti e Russia non può che stringere il Vecchio Continente in una morsa tra le due maggiori superpotenze mondiali. C’è già chi parla di una “nuova Yalta”.

Che sia anche l’avvicinamento a Putin uno dei motivi per cui Trump ha minacciato e attaccato tanto duramente la Germania, l’Unione Europea e la Moneta Unica?

di Giuseppe Comper

Molti spunti di riflessione che andremo a vedere nel prossimo incontro con Machiavelli, soprattutto per comprendere come a livello valutario e finanziario, la guerra commerciale che sembra stia per inziare influirà sulle dinamiche del 2017.

Come ben sapete, l’ Araba Fenice è focalizzata sull’andamento del principale listino azionario europeo e quello che accadrà nei prossimi anni ha bisogno di essere decifrato in chiave soprattutto geopolitica.

Come ho scritto ieri non mi meraviglierei, visti i rapporti che la Merkel e la Germania hanno con gli Stati Uniti e il Regno Unito, non mi meraviglierei di un attacco speculativo congiunto da parte di qualche grosso hedge fund, basato a Wall Street o alla City, con tanti saluti a quelli che dicono che l’euro è l’essenza stessa della sopravvivenza di sciacalli e squali finanziari. Noi sappiamo già cosa fare!

State sintonizzati il nostro Machiavelli non mancherà di stupirvi per tutto il 2017!

Autore: Andrea Mazzalai Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online