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Trump: le Borse tirano sospiro di sollievo. I settori in rally

L'azionario europeo è tornato in pista con l'arrivo di quella che era una minaccia ma che, dopo il primo discorso alla nazione, è diventato il miglior alleato dei mercati. Alle 16.15, infatti, Piazza Affari registra lo 0,4% con il Dax a +035%, il Cac 40 a 0,6% e il Ftse 100, unica eccezione, a -0,5%.

La situazione sui mercati

Ad approfittare della situazione anche il biglietto verde il quale, dopo i sospetti di un futuro indebolimento favorito da un'inattività della Fed a sua volta motivata dalla volatilità e dall'incertezza, può invece guadagnare terreno rispetto allo yuan, ai minimi da oltre 6 anni. Il motivo è presto detto: la politica di Trump, fortemente inflattiva, potrebbe riportare le intenzioni della Fed verso un binario rialzista a differenza di quanto inizialmente previsto. Ed è ancora la Fed al centro dell'attenzione in particolare dopo il ritorno del carosello delle dichiarazioni. Ad iniziare è stato il governatore della Fed di San Francisco, John Williams, più favorevole a un percorso di normalizzazione, cui ha risposto quello di St. Louis, James Bullard, che invece ha pronosticato tassi bassi per un alto paio di anni. Diametralmente opposta, invece la view di quelli di Pimco, convinti che proprio l'influsso aggressivo della Presidenza possa favorire dai due ai tre rialzi prima della fine del 2017. Ma non è detto che il primo di questi step arrivi proprio a dicembre. Al centro di tutto, intanto, i listini Usa che registrano nuovi record storici sul Dow Jones che apre con un rialzo dello 0,6% toccando i 18.712 punti e il Nasdaq Composite con uno 0,55% a 5.279 punti.

I settori in rally

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Il vento positivo coinvolge anche i settori già sulla strada di una ripresa, ovvero le commodity. Le prime a ricevere la spinta dall'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca sono stati i titoli legati al settore delle commodity. Complice la sempre più spesso dichiarata politica degli investimenti sulle infrastrutture che proprio in Trump aveva (ed ha tuttora) il suo paladino. Così come anche il settore farmaceutico che può tirare un sospiro di sollievo con il KO di Hillary Clinton: la democratica, infatti, era del tutto intenzionata a voler stringere i cordoni dei regolamenti sui prezzi dei farmaci, i cui sospetti aumenti erano stati più volte denunciati e visti come immotivati. Da non dimenticare, come sempre accade con l'arrivo dei repubblicani alla Casa Bianca, il buonumore degli energetici, in particolare i petroliferi. Anche in questo caso la sconfitta della Clinton, particolarmente orientata verso il potenziamento delle energie alternative, lascia il campo linero ai progetti del tycoon ovvero quelli di sviluppare una “rivoluzione energetica” per confermare e potenziare quell'autonomia che gli usa hanno conosciuto con il fenomeno dello shail oil e che la crisi dei petroliferi ha messo in ginocchio. Con tutte le ripercussioni nn solo a livello di quotazioni ma anche di perdita di posti di lavoro e di investimenti in ricerca.

Purtroppo però le pressioni verso la volatilità persistono e per un motivo ben preciso: nessuno se la sente di scommettere sul lungo periodo pur sapendo che l'economia Usa è ampia, solida, diversificata e resta un punto di riferimento a livello mondiale

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