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Trump minaccia: votate contro Obamacare o perdere il seggio

I mercati stanno iniziando a perdere la pazienza e le promesse che Trump ha finora sparso ai 4 venti riguardanti tagli di tasse investimenti pubblici per stimolare la crescita, devono trovare al più presto un’applicazione valida.

Trump minaccia i repubblicani

Purtroppo il programma fin troppo radicale proposto dal Tycoon, non ha tenuto conto del fatto che il Congresso, per quanto a maggioranza repubblicano, è contrario ad un interventismo di stato che appare eccessivo alla luce di quei 1000 miliardi di dollari promessi come investimenti nelle infrastrutture del paese, effettivamente bisognose di un ammodernamento. Proprio per questo motivo il parlamento a stelle e strisce non rappresenta un punto a favore del presidente, bensì una pericolosa incognita proprio per questo motivo: fino a che punto i conservatori saranno disposti a reggere il gioco a Trump? In realtà la questione non è di lana caprina dal momento che proprio gli analisti hanno le maggiori difficoltà a delineare il margine di alleanze ed appoggi sulle quali può contare il presidente. Non solo, ma a peggiorare la situazione restano anche le sempre più numerose iniziative degli investigatori statunitensi nel voler chiarire i legami tra Trump stesso e la Russia oltre che tra Mosca e i collaboratori del presidente. Anche per questo motivo un Congresso non apertamente schierato a difesa dell’inquilino della Casa Bianca resta un pericoloso punto interrogativo. Intanto Trump, durante un incontro a porte chiuse con i deputati repubblicani, è passato alle minacce: se i rappresentanti repubblicani al Congresso non voteranno a favore della nuova (e ancora misteriosa) riforma che sostituirà l'Obamacare, allora perderanno il seggio. A riferirlo è il deputato Walter Jones a Bloomberg. L'unica motivazione che lo stesso Trump ha dato a favore dell'approvazione è che "è la cosa giusta da fare politicamente".

I mercati stanno perdendo la pazienza

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In questo quadro generale di incertezza si va a collocare il rally che finora ha sostenuto i mercati i quali, a loro volta, hanno giocato, e non poco, sulle attese di una serie di cambiamenti che non possono, per forza di cose, arrivare con la bacchetta magica. il primo ostacolo, per giunta anche prevedibile, è arrivato sull’onda dell’Obamacare e della riforma sanitaria che sottende all’intero piano da smantellare. In realtà questo è il primo e più significativo banco di prova che potrà proiettare sui mercati quella che sarà la realtà dei prossimi mesi, ovvero quella di un processo di riforme che non è e soprattutto non sarà privo di ostacoli e, quindi, anche di tempi morti. Il problema, purtroppo, è che i tempi della politica non sono affatto quelli della finanza e che quest’ultima, per sua natura, tende ad anticipare tutto. In maniera anche estrema, cosa che è accaduto proprio sui mercati a stelle e strisce, con i listini statunitensi in continua ascesa dal giorno dell’elezione di Trump. Ascesa che ha trovato radice solo nella speranza che le parole si sarebbero tramutate in fatti. Purtroppo in tutto questo non bisogna dimenticare un fattore di primaria importanza e cioè quello di valutazioni: secondo lo Shiller price/earning le valutazioni dello S&P 500 non arrivavano a questi livelli dal 2007. Ovvero dalla vigilia della crisi economica mondiale.

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