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Trump: scandalo mailgate all'orizzonte?

Qualche giorno fa il presidente Usa è riuscito a far accettare il muslim ban trasformandolo in enemy ban, ovvero il piano per bloccare l’entrata negli Usa di personale proveniente da altre nazioni (tra queste anche Corea del Nord e Venezuela) ma per quanto riguarda l’abolizione del tanto odiato Obamacare Donald Trump non ce l’ha fatta: il Congresso gli ha vietato per la terza volta qualsiasi possibilità di cancellazione.

Abolizione Obamacare: c'è chi dice no

Dopo il no già annunciato nei giorni scorsi dal senatore John McCain, adesso è arrivato quello della senatrice repubblicana del Maine, Susan Collins. La riforma sanitaria voluta dell'ex presidente Barack Obama, dunque, resiste, per quanto imperfetta a causa dei diversi compromessi cui fu soggetta in fase di approvazione. I numeri per i conservatori sono troppo risicati: nonostante la Camera abbia il loro pieno appoggio, in senato sono solo 52 seggi su 100, il che fa comprendere come l’approvazione sia, ogni volta, sul filo del rasoio. In questo caso, però, a peggiorare le varie crisi di coscienza tra i rappresentanti repubblicani ci ha pensato il Congressional budget office (Cbo), l'ufficio parlamentare bipartisan che ha sottolineato come il taglio del deficit di bilancio previsto nella legge e paria 133 miliardi di dollari lascerebbe milioni di persone, molte delle quali disabili, senza alcuna copertura sanitaria. La conferma del disagio e soprattutto delle paure della popolazione può trovare conferma nelle decine di manifestazioni in tutto il paese, la più grande delle quali si è svolta proprio a Capitol Hill e durante la quale 181 manifestanti sono stati arrestati. Il problema, adesso, sembra complicarsi: l’approvazione con un massimo di 50 voti, secondo la legge Usa, è possibile solo entro il 30 settembre, dopo questa data, infatti, saranno necessari 60 ovvero quelli previsti per provvedimenti particolarmente controversi.

Mailgate all'orizzonte

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Ma in tutto questo Trump vede delinearsi all’orizzonte un altro problema: l’allargamento della mailgate che, a suo tempo, contribuì alla sconfitta della sua avversaria, la democratica Hillary Clinton.

Usare la mail privata per diffondere dati sensibili è un rischio particolarmente forte se si è nella pubblica amministrazione e per di più se si coprono ruoli di alto profilo. Il rischio si moltiplica in maniera esponenziale se si è a capo della prima potenza mondiale. A suo tempo Hillary Clinton commise quella che, dopo le indagini dell’FBI, venne definita un’imprudenza ma che, secondo alcuni osservatori, fu il delta discriminante che la condannò a perdere le elezioni. La lezione, però, non è stata appresa da chi, invece, trasse il massimo vantaggio da quell’atteggiamento, ovvero Trump e il suo staff. Qualche tempo fa, infatti, il genero di Trump, Jared Kushner, avrebbe usato un account privato per comunicazioni con il resto dell’equipe. Ma non solo lui: a quanto pare anche la figlia Ivanka Trump, Stephen Bannon, ex stratega di Trump, Reince Priebus, ex capo di gabinetto della Casa Bianca, Gary D. Cohn e Stephen Miller, due collaboratori del presidente. Un problema letteralmente di sicurezza nazionale perchè, per ovvi motivi, gli account governativi sono sotto controllo per impedire attacchi informatici e soprattutto furto di informazioni potenzialmente pericolose.

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