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Trump: the million dollar countdown!

In attesa di osservare la prossima settimana quanto siano fessi o meno i francesi nel sostenere uno che ha messo in piedi la “loi travai, o meglio la riforma del lavoro El Khomri, che elimina definitivamente i diritti sul lavoro, uno che non farà altro che portare a termine il criminale progetto per il quale è stato creato l’euro, torniamo ad occuparci dell’altro campione della classe media americana che nei sui primi 100 giorni non ha combinato un tubo alla faccia delle illusioni e delle aspettative!

Il legname canadese nel mirino di Trump, gli Usa vogliono dazi al 20%

Dopo le proteste dei produttori di latte Usa per la politica dei prezzi di Ottawa, Washington apre un nuovo fronte nella guerra contro i prodotti provenienti dall’estero. Il governo canadese: “Decisione iniqua e punitiva”

Canadian dollar slides as Trump ratchets up trade tensions

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L’altra notizia è questa… Trump prepara una tantum per il rimpatrio dei profitti all’estero

Donald Trump lo aveva sempre ribadito durante al sua arrembante campagna elettorale: se vinco ridurrò le imposte societarie dal 35 al 15% e varerò un prelievo una tantum del 10% – per il rimpatrio di profitti parcheggiati all’estero – pari a 2.600 miliardi di dollari complessivi. Una bella sommetta. Ora che è alla Casa Bianca ci prova e spera che stavolta gli stessi rappresentanti repubblicani non gli facciano lo sgambetto come nel caso dell’Obamacare.

Un rapporto del Congresso del 2013 aveva messo in luce i tesoretti trasferiti o preservati all’estero dai giganti americani per evitare il rischio di una tassazione sui profitti reimpatriati tuttora prevista dalle efficienti autorità fiscali Usa.

Tra Apple e Microsoft sono oltre 220 miliardi di dollari parcheggiati all’estero, un somma pari a quasi il 10 % della somma che le multinazionali hanno “legalmente” accumulato eludendo il fisco alla faccia degli idioti che per anni hanno regolarmente pagato le tasse.

Ora a noi interessa ricordarvi cosa a scritto il nostro Machiavelli nelle scorse settimane, oltre all’obiettivo di questo rimbalzo del dollaro, non dimenticatevi che nel 2005, quando gli Stati Uniti sotto Bush, introdussero l’Homeland Investment Act, la prima legge sul rientro dei capitali, il dollaro si apprezzò di oltre il 15%…

…il dollaro si apprezzò di oltre il 15%.

Chiaro il concetto?

Venerdì uscirà il dato sul pil del primo trimestre, le mie previsioni sono sotto le aspettative medie del 1,1 % in una forchetta che va dal 0,7% al 1,7 %. Noi siamo più per lo 0,7%/0,8% ovvero in gergio tecnico una “crescita recessiva” che fa sorridere di fronte alle aspettative del triplice aumento dei tassi della Fed, ma di questo abbiamo già più volte parlato!

Released On 4/28/2017 8:30:00 AM For Q1a:2017

Prior Consensus Consensus Range

Real GDP – Q/Q change – SAAR 2.1 % 1.1 % 0.7 % to 1.7 %

GDP price index – Q/Q change – SAAR 2.1 % 2.0 % 1.4 % to 2.4 %

Real Consumer Spending – Q/Q change – SAAR 3.5 % 0.7 % 0.4 % to 1.5 %

L’ultimo volo dell’Araba Fenice prosegue come previsto, il canto dei cigno nero dei mercati è sostenuto dall’illusione Macron, ma come già detto una possibile sorpresa è dietro l’angolo per il 7 di maggio, una sorpresa che come abbiamo visto nel fine settimana non cambierà le dinamiche dei mercati.

Autore: Andrea Mazzalai Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online