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Tutti i numeri del fantasma che aleggia su Wall Street

Wall Street è alla prova dei fatti e dei numeri. Dopo il rally di Trump e le prime perplessità sull’effettiva realizzazione dei tanti propositi da lui presentati sul tavolo elettorale, adesso la Borsa Usa si trova ad avere a che fare con un altro protagonista in arrivo: Snapchat. il social del fantasmino rappresenta più di una sfida, più di un’incognita e più di una novità. ma procediamo con ordine.

I numeri

Partiamo prima di tutto con le ultime notizie riguardanti il suo arrivo in Borsa. Le ultime notizie parlano della volontà, da parte dei fondatori dell’azienda, di collocare in Borsa le proprie azioni senza nessun diritto di voto. Un azzardo, secondo molti, che non riescono a capire l’utilità di possedere un’azione che non offre apparentemente altro vantaggio se non quello di un possibile dividendo che, per sua natura, resta sempre un’incognita, ancora di più se riferito a un’azienda legata al mondo della realtà virtuale. E che spesso, come grandi precedenti dimostrano, non solo non hann o un centesimo di utile, ma devono ancora confermare i relativi modelli di business, modelli che, Twitter (Francoforte: A1W6XZ - notizie) insegna, non sempre sono fruttuosi. Non solo, ma presentare azioni senza diritto di voto blinderebbe la proprietà anche in caso di addio da parte dei fondatori o addirittura di morte. Infatti, in caso estremo di prematura dipartita, bisognerebbe aspettare 9 mesi prima di sbloccare la proprietà.

Le paure su Snapchat

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Condizioni troppo estreme se non addirittura irrealizzabili visto che gli investitori si trovano di fronte a quello che i numeri già presentano come un colosso sia nel bene che nel male. 3 miliardi di dollari la raccolta, 25 miliardi il valore attuale, mentre solo nel luglio 2014 ne valeva 10. A questo vadano aggiunti i rischi ammessi anche dall’azienda stessa: nel documento informativo per l’Ipo reso pubblico venerdì, Snapchat sottolinea la presenza di iniziative nuove funzionalità introdotte dalla concorrenza (Instagram, in mano a Facebook (NasdaqGS: FB - notizie) , nello specifico). Come se ciò non bastasse è bene ricordare anche un rallentamento della crescita degli iscritti che nella seconda metà del 2016 è stata rilevante. Un 2016, inoltre, che se da una parte ha offerto ricavi per 404 milioni di dollari, otto volte quelli del 2015, dall’altra ha portato anche un rosso di 514 milioni contro i 373 del 2015.

Cosa piace di Snapchat?

Ovviamente si tratterebbe di una serie di investimenti strategici: i grandi investitori che hanno finanziato la nascita, la crescita e la diffusione del marchio, potrebbero uscire per facilitare l’entrata dei piccoli. Ma c’è anche di più. Di Snapchat interessano anche i fruitori: stando alle analisi, infatti, l’app di grafica e messaggistica è usata da un pubblico estremamente giovane. Solo in Italia il 44% di chi ha il fantasmino sul suo cellulare, ha tra i 13 e i 17 anni mentre il 42% non va oltre i 24. Anche per questo motivo, e cioè per la presenza di un pubblico in maggioranza molto influenzabile dalla pubblicità, il modello di adversiting che caratterizza Snapchat è più incisivo rispetto alle altre società nate dal modello social. In altre parole, mentre i vari FB e Twitter erano nati per creare pubblico e solo dopo riuscire a monetizzare, Snapchat nasce proprio intorno alla diffusione del messaggio commerciale, anche perchè la sua natura “estemporanea”, cioè nata da foto che scompaiono dopo poco o comunque da aggiornamenti che non restano per sempre in rete, promuove lo spot pubblicitario molto più di qualcosa che è destinato a restare come realtà virtuale in tutto e per tutto. Ma anche in questo caso la deduzione è una scommessa: i Millenials, infatti, hanno caratteristiche differenti rispetto alle generazioni passate proprio perchè nati e cresciuti completamente immersi nella presenza totalizzante di una realtà virtuale costante. Per quanto riguarda, poi, il fatto che spesso i filmati e le immagini su Snap siano momentanee, resta anche in questo caso un punto interrogativo sul lato commerciale. Introdurre spot tra video la cui natura è estemporanea e i cui contenuti potrebbero essere non sempre accettabili, rappresenta una remora per molte grandi aziende che non amano correre rischi sulla propria immagine.

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