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A tutto booster. Pfizer mette le ali alla campagna

(Photo: Xinhua News Agency via Getty Images)
(Photo: Xinhua News Agency via Getty Images)

La cifra tonda apparirà con chiarezza nella giornata di domani, ma l’andamento è così nitido che si può dire già da ora: l’Italia si appresta a tagliare il traguardo dei cento milioni di dosi somministrate da quando, meno di un anno fa, il prodotto anti Covid è arrivato sul nostro territorio, con i camion che - ricorderanno tutti le immagini - hanno attraversato l’Europa. Erano pochissime le dosi allora, sono cresciute nei mesi e alle 19 di oggi è stato tagliato il traguardo di 99.964.270 di somministrazioni. A spingere i numeri è la terza dose. La campagna sta funzionando al punto che negli ultimi giorni è stato superato il target di 400mila richiami al giorno fissato dal generale Figliuolo per il periodo dall′1 al 12 dicembre. Le inoculazioni aumentano, e il dato viene registrato proprio nel giorno in cui Pfizer annuncia che il suo prodotto, se viene somministrato pure il richiamo, è efficace contro la variante Omicron. È un segnale che induce all’ottimismo, così come le dichiarazioni dell’Oms che ci dicono che la variante rilevata per la prima volta in Sudafrica reinfetta di più i guariti (non vaccinati), è più contagiosa, ma non sembra più pericolosa. Ma chi conosce bene la materia tiene a ricordare che è ancora troppo presto per cantare vittoria. Perché - efficacia del vaccino a parte - gli studi che arrivano dal Sudafrica sono contraddittori, fatti su una popolazione giovane in un lasso di tempo breve nel quale. È troppo presto, è il senso del ragionamento di una fonte vicina al dossier, per dire che non si sviluppano sintomi gravi, perché le conseguenze più difficili della malattia - laddove fossero provocate da questa mutazione - possono arrivare anche dopo molte settimane. Ottimismo, quindi da un lato, perché le dichiarazioni dell’Oms. Cautela, dall’altro, perché la ormai acclarata elevata trasmissibilità, in condizioni di incertezza, non può far stare tranquilli gli esperti. Non a caso c’è chi invita a tenere comunque in conto gli scenari peggiori, per non farsi trovare impreparati.

Cosa fare, quindi, adesso? Continuare a spingere sulla campagna vaccinale, perché con le sole prime due dosi l’efficacia del farmaco potrebbe essere ridotta anche di molto, ma con il richiamo, lo dicono i dati dei primi studi, dovremmo essere molto più coperti. Ma non dimenticare il distanziamento, il lavaggio delle mani, le mascherine, soprattutto in vista delle feste. E nei prossimi giorni dal ministero della Salute dovrebbe arrivare una circolare sulle misure di controllo del virus.

In tempo di incertezze, resta quindi il punto fermo dei vaccini. Pfizer ha fatto l’annuncio, ma chi studia la materia da una vita ritiene altamente probabile che il prodotto di Moderna sia altrettanto efficace. Dati e dichiarazioni alla mano, insomma, il governo non può che sperare che la campagna vaccinale, tra incremento del booster e risalita delle prime dosi per il super green pass, prosegua ancora a ritmi sostenuti. Con l’andamento di questi giorni, perché - almeno per ora - di più non si può fare. Le scorte, assicurano dalla struttura commissariale e dall’esecutivo, ci sono. Ma non sono previsti ulteriori acquisti: li decide la Commissione europea, il singolo stato non può intervenire. Ora il punto è questo: prima della fine dell’anno dovrebbero arrivare i rinforzi e chi segue da vicino la campagna vaccinale non lascia trapelare preoccupazioni su eventuali ritardi nelle consegne. Però se così non dovesse essere, basta un rapido calcolo per capire che con le scorte attuali non arriviamo oltre il 20 dicembre. Stasera nei frigoriferi dei punti di somministrazione ci sono, in tutta Italia, poco più di 5,2 milioni di dosi. Se si continuerà a procedere al ritmo di 440mila inoculazioni quotidiane le scorte finiranno in meno di 12 giorni. Dal ministero della Salute assicurano che il problema non si pone: “Le dosi ci sono, le consegne arrivano con regolarità. Abbiamo intenzione di procedere al ritmo di 15 milioni di somministrazioni al mese”, dice ad HuffPost Andrea Costa, sottosegretario alla Salute che invita a guardare alle prossime settimane “con prudenza ma non con paura” e a proseguire sulla strada del vaccino.

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Da parte, questa volta, ci sono più scorte di Moderna che non di Pfizer, tanto che nei giorni scorsi le somministrazioni del primo prodotto hanno superato quelle del secondo e che in molte zone d’Italia per ricevere il booster di Pfizer bisogna aspettare a gennaio. In più hub c’è stato chi ha rifiutato Moderna, perché voleva ricevere il prodotto di Biontech e il rischio è che dopo l’annuncio di Pfizer questa tendenza aumenti. Ma ragioni per ritenere che Moderna sia meno efficace su Omicron non ce ne sono, fa notare chi conosce bene i due prodotti. E rinviare il vaccino pur di aspettare Pfizer non avrebbe alcun senso, anzi sarebbe controproducente. “Guai a fare confusione o a generare incertezza - sottolinea Costa - entrambi i vaccini assicurano una forte difesa immunitaria, anche contro le varianti. Inoltre le autorità competenti hanno rassicurato sulla possibilità di ricevere, per il richiamo, un prodotto diverso da quello delle prime due dosi. L’efficacia non cambia”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.

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