Ubi, Fond. Crc conferma no a Intesa, banca adatta a ruolo aggregante - Genta a stampa
MILANO (Reuters) - Fondazione Crc, azionista di Ubi Banca, ribadisce il suo no all'offerta di scambio annunciata da Intesa Sanpaolo a febbraio alle condizioni finora proposte e non esclude che la banca possa riprendere il percorso della creazione di un terzo polo qualora l'operazione non si realizzasse.
Lo dice Giandomenico Genta, presidente della fondazione piemontese, azionista di Ubi con il 5,91%, in un'intervista a La Guida, quotidiano della provincia di Cuneo.
"E' un'offerta che non prevede possibilità di trattativa. Se poi si dimostra che l'interesse collettivo è di aderire all'Ops, aderiremo ma non alle condizioni sin qui esplicitate", dice Genta.
Intesa ha annunciato l'offerta di scambio non concordata su Ubi proponendo un rapporto pari a 17 azioni Intesa ogni 10 Ubi lo scorso 17 febbraio, pochi giorni prima dello scoppio dell'epidemia di coronavirus in Italia. L'ops è condizionata all'ottenimento delle autorizzazioni da parte dell'autorità di vigilanza e dell'Antitrust.
Alla domanda se la Fondazione Crc possa cambiare la sua decisione in presenza di un'offerta diversa o di un suo miglioramento, Genta risponde che: "Qualsiasi offerta diversa dev'essere di pari dignità. Considerare i valori reali. Considerare che la Fondazione non è disposta a fare minusvalenze in bilancio".
La banca guidata da Carlo Messina ha in più occasioni dichiarato che non intende modificare la sua offerta. Tuttavia ha detto che andrà avanti anche in caso di adesioni pari al 50% più un'azione e non al 67% come annunciato a febbraio.
"Intesa sembra ormai certa che il 67% non lo raggiungerà, altrimenti non avrebbe già abbassato il tiro al 50% + 1 azione. Ma se non raggiunge il 67%, la maggioranza assoluta, non può portare a termine quanto ha dichiarato in Bce: realizzare sinergie e risparmi, realizzare un'unica attività con i previsti risparmi di 600-700 milioni di euro nell'arco di un bilancio. Senza la maggioranza assoluta questo non può essere realizzato", dice Genta.
"Prima dell'Ops, Ubi aveva allo studio la creazione del terzo polo bancario italiano, aggregando altre banche, prima fra tutte Banca popolare dell'Emilia Romagna (o altre)", prosegue Genta. "Per la sua forza e le sue caratteristiche, Ubi è la più adatta per un ruolo aggregante di questo genere. Questo è una prospettiva che, dal punto di vista industriale e del mercato, ha un grande valore e non l'abbiamo ancora abbandonata. Se l'Ops Intesa non si realizzerà, probabilmente si riprenderà questa
strada".
Fondazione Crc aderisce al patto di consultazione denominato Car che raggruppa circa il 19% di Ubi e che ad aprile ha confermato la propria bocciatura all'offerta di Intesa.
(Andrea Mandalà, in redazione a Milano Gianluca Semeraro, Maria Pia Quaglia)