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Ue apre dibattito su regole fiscali, in un quadro di forte debito, necessità investimenti

Le bandiere dell'Unione europea sventolano fuori dalla sede della Commissione Ue

BRUXELLES (Reuters) - La Commissione europea ha aperto oggi un dibattito su come riformare le regole fiscali per gestire il balzo del debito pubblico dovuto alla pandemia e i forti investimenti necessari per combattere il cambiamento climatico.

"Stiamo rilanciando questa revisione della nostra governance economica nel quadro di un'enorme necessità di investimenti, con l'emergenza climatica che diventa più acuta ogni anno", ha detto il commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni.

"Allo stesso tempo, il robusto supporto fiscale fornito durante la pandemia ha portato ad un incremento dei livelli di debito. Queste sfide rendono sempre più importante avere a disposizione un quadro fiscale trasparente ed efficace", ha aggiunto Gentiloni.

Il dibattito produrrà la quarta riforma delle regole fiscali dalla loro introduzione nel 1997, quando vennero varate per salvaguardare il valore della moneta unica. Riformato nel 2005, 2011 e 2013, il cosiddetto patto di stabilità e crescita è ora così complesso da risultare ostico a molti.

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Il nodo principale è l'alto indebitamento pubblico, con il supporto pubblico dato alle economie europee durante la pandemia che ha fatto schizzare il debito pubblico medio degli Stati della zona euro al intorno al 100% del Pil, dal 60%-70% di inizio anni '90 quando le regole furono scritte.

La riduzione annuale del debito richiesta dalle regole correnti è semplicemente non realistica per paesi i cui debiti pubblici hanno raggiunto il 160% come l'Italia, o hanno superato il 200% come la Grecia.

Ma mentre molti ministri delle Finanze dell'Ue vedono i requisiti di riduzione del debito come troppo stretti, non esiste ancora accordo su come risolvere il problema, se attraverso l'interpretazione di leggi esistenti o mediante dei cambiamenti complessi alle leggi.

L'altra grande sfida è assicurarsi che le regole non siano troppo rigide per i governi, in un momento in cui i 27 membri dell'Ue hanno bisogno di mobilitare centinaia di miliardi di euro per raggiungere la quota di zero emissioni nette di Co2 entro il 2050.

Un'analisi del think tank Bruegel per i ministri delle Finanze europei a settembre ha mostrato che l'investimento pubblico aggiuntivo necessario a raggiungere gli obiettivi climatici Ue dovrà raggiungere lo 0,5%-1% del Pil ogni anno già in questo decennio. La proposta di Bruegel è di scorporare le spese per contrastare il cambiamento climatico dai calcoli del deficit secondo le norme Ue.

Se l'idea ha riscosso l'approvazione, almeno in linea generale, di Italia, Francia, Spagna e altri, alcuni funzionari comunitari fanno notare le difficoltà che potrebbero sorgere al momento di distinguere tra investimenti 'verdi' e non.

La Commissione ha detto che dopo aver ascoltato tutte le opinioni su come procedere, "fornirà una guidance" per la politica fiscale "nel periodo a venire", nei primi mesi del 2022, in modo che i governi sappiano a quali regole attenersi al momento di preparare i propri piani fiscali a lungo termine.

(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, in redazione a Roma Stefano Bernabei, luca.fratangelo@thomsonreuters.com, +48587696613)