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Uk, ora � una questione di prezzi

Bene le azioni ma attenzione alle valutazioni. Obbligazioni a rischio. Occhio a una possibile uscita dall’Unione europea. E’ questo in sintesi, il commento degli operatori di mercato dopo le ultime elezioni in Gran Bretagna che hanno dato la vittoria al partito dei Tory.

I conservatori del premier David Cameron hanno raggiunto il numero di 326 seggi sui 650 di cui si compone l’assemblea. Il Labour Party si è attestato a 230. Agli indipendentisti scozzesi (Snp) della pasionaria Nicola Sturgeon vanno 56 dei 59 seggi che erano in ballo in Scozia, un record. I liberaldemocratici, in netto calo, hanno portato alla Camera dei Comuni 12 rappresentanti, 44 in meno rispetto alla precedente legislatura. Soltanto due, invece, i seggi per l’Ukip la forza politica populista e anti-euro di Nigel Farage.

Il numero non garantisce a Cameron la maggioranza assoluta necessaria a governare, ma supera di gran lunga il tetto dei 300 che rappresentava una soglia sopra la quale il numero uno dei Tory poteva arrivare a confermare l’accordo di coalizione con i liberlademocratici di Nick Clegg.

Equity e Gilt
“Nessuno si aspettava una vittoria dei conservatori. Soprattutto con questi numeri. Però, dal punto di vista dei mercati è la soluzione che avvantaggerà di più le aziende”, spiega Dan Kemp, analista di Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) . “In particolare, è una buona notizia per chi investe in azioni perché i Tory sono impegnati in politiche per sviluppare la crescita economica e aziendale. Il problema, semmai, sono le valutazioni dell’equity che sono molto alte. Per questo bisogna muoversi con cautela”.

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Per i possessori di obbligazioni UK (i cosiddetti Gilt) la questione è un po’ più delicata. “Un miglioramento della situazione congiunturale porterà inevitabilmente a un innalzamento dei tassi di interesse che, a catena, metterà sotto pressione i rendimenti dei bond”, dice Kemp.

Occhio all’Unione
Le elezioni inglesi, nel medio periodo, rischiano di avere effetti sulla composizione dell’Unione europea. Cameron, sia in campagna elettorale che subito dopo la chiusura delle urne, ha promesso di indire, entro il 2017 un referendum sulla permanenza del paese nell’Ue. “Ci attendiamo quindi che l'Unione Europea - e in particolare la Germania - inizino ad enfatizzare i vantaggi dell’appartenenza del Regno Unito all’Europa, nonostante la mancata adesione alla moneta unica”, spiega una nota firmata da Neil Dwane, responsabile degli investimenti azionari europei di Allianz Global Investors. Tra i cittadini britannici è presente un certo euroscetticismo, come testimoniato dai voti a favore dell’UK Independence Party (superiori al 10%), ma c’è anche una parte significativa dell’elettorato disposta a rimanere in Europa (fra questi, gli scozzesi dell’Snp). “All’avvicinarsi del 2017 tutti gli asset denominati in sterline diverranno sensibili al referendum e, a livello internazionale, potrebbe registrarsi un temporaneo nervosismo”, continua Dwane.” Auspichiamo quindi che questi temi vengano affrontati nei prossimi 18 mesi attraverso un dialogo costruttivo e cooperativo tra Westminster e Bruxelles. Se i conservatori dovessero emergere con una maggioranza assoluta, la loro posizione negoziale in tali colloqui sarebbe ulteriormente rafforzata”.