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Ungheria, via i ministri dalle università per ottenere i fondi Erasmus

Il governo ungherese è pronto a fare retromarcia con l'Unione Europea, per assicurarsi di non perdere i fondi destinati alle sue università.

Fondi a rischio

All'inizio di gennaio la Commissione europea aveva avvertito Budapest che la maggior parte degli atenei ungheresi non avrebbe ricevuto i contributi europei per i programmi Erasmus+ e Horizone Europe, a causa della crescente influenza del governo sul sistema di istruzione superiore.

L'esecutivo è quindi pronto a richiamare i propri membri dai consigli universitari, come ha fatto capireTibor Navracsics, ministro deputato alla gestione dei fondi Ue.

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"Da parte nostra, non è un problema se la Commissione europea solleva la questione che i politici non possono essere membri dei consigli di amministrazione universitari... possiamo risolvere la cosa con un regolamento. Possiamo discutere anche il problema che gli attuali mandati dei consigli di amministrazione non hanno limiti temporali. Il governo ungherese è aperto sul tema".

Nel 2021 la maggior parte delle università del Paese sono state privatizzate, e ora 21 atenei in totale sono gestiti da fondazioni private, con in molti casi esponenti politici governativi di alto livello nei board.

Come Tibor Navracsics, lo stesso ministro che sta negoziando con l'Unione sul programma Erasmus+, che è anche presidente del consiglio di amministrazione di un'università. Analoghe posizioni di primo piano sono occupate dal suo collega degli Esteri, Péter Szijjártó, da quella della Giustizia, Judit Varga, e dall'eurodeputato di Fidesz László Trócsányi.

Orbán in ritirata

Per alcuni analisti, il governo di Viktor Orbán è in ritirata nella prolungata battaglia con la Commissione e probabilmente a breve cederà alle richieste di Bruxelles anche in altri ambiti.

“La posizione del ministro Navracsics sulla questione Erasmus è un netto arretramento rispetto alla precedente postura del governo", afferma András Bíró-Nagy, esperto del think tank Policy Solutions.

"La questione ora è fino a che punto questo atteggiamento si applicherà a tutte le altre questioni sul tavolo, perché non dimentichiamo che per soddisfare le 27 richieste dell'Unione Europea, chiamate super milestones, l'Ungheria dovrà avere un'analoga disponibilità al compromesso e all'accordo sulle misure anti-corruzione e la riforma della giustizia".

Anche le restrizioni sul programma Erasmus rientrano infatti in quel meccanismo di condizionalità che vincola l'esborso dei fondi comunitari al rispetto dello Stato di diritto, tramite cui la Commissione ha proposto lo scorso novembre di congelare 13 miliardi destinati all'Ungheria. Per sbloccarli, Budapest deve soddisfare 27 richieste precise, dal rafforzamento del quadro anticorruzione a una maggiore indipendenza della magistratura. E sembra disposta a farlo.