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Unicredit: tre strade per gli azionisti. Quale scegliere?

In una Piazza Affari caratterizzata da un andamento debole e tendenzialmente negativo, risalta il caso di Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) . Intanto resta alta l'attenzione sull'euro e sul dollaro. La view di Filippo Diodovich Market Strategist per IG

Unicredit alla prova della ricapitalizzazione: cosa aspettarsi sull'andamento in borsa?

L’avvio dell’aumento di capitale non è stato particolarmente brillante per l’istituto di credito. Le condizioni del mercato per la ricapitalizzazione non sono ottimali sulla scia delle tensioni sul comparto bancario italiano e sul rischio paese Italia. Le decisioni per gli azionisti di Unicredit sono principalmente tre, aderire all’aumento, non aderire vendendo tutti i diritti o scegliere un mix tra le due strategie. Riteniamo che sia molto importante per chi possiede azioni Unicredit valutare il peso del titolo sul proprio portafoglio totale. Crediamo che una soluzione efficiente possa essere quella di vendere parte dei diritti e con i ricavi della cessione aderire all’aumento. Partecipare alla ricapitalizzazione dell’istituto di credito significa avere delle aspettative positive sul futuro della banca. Valutiamo che il piano strategico posto in essere dal management guidato da Jean Pierre Mustier sia molto ambizioso ma realizzabile. Se nel breve le quotazioni di Unicredit riceveranno forti pressioni ribassiste riteniamo che nel medio/lungo periodo possano recuperare gran parte del terreno perso.

Moneta unica debole? La divisa del Vecchio Continente ha mostrato una certa debolezza nelle ultime sedute dopo l’aumento dei consensi nei sondaggi del partito della Le Pen in Francia che hanno fatto parlare i media di Frexit. Quali prospettive per l'euro?

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I timori sull’incremento dei favori per Marine Le Pen nei sondaggi hanno creato molte turbolenze sulle piazze finanziarie e valutarie. Al momento non crediamo sia possibile che il Front National possa emergere trionfatore dal secondo turno delle elezioni presidenziali (7 maggio). Nonostante la perdita di consensi del partito socialista di Benoit Hamon e gli scandali su Francois Fillon del partito Repubblicano, riteniamo che in caso di ballottaggio tutti i moderati sceglieranno di votare contro la Le Pen. Le possibilità quindi di un Frexit sono ancora molto basse. Tuttavia anche le voci su un ritorno di timori di Grexit e un futuro Italexit hanno indebolito le quotazioni dell’euro ormai ostaggio del rischio politico. A nulla sono servite le dichiarazioni del governatore della BCE, Mario Draghi, che ha tentato più volte di rassicurare sulla irreversibilità dell’euro. Questi tentativi sembrano aver avuto un effetto contrario a quello sperato, dato che non fanno che confermare che i dubbi tra gli addetti ai lavori sull’area euro sono in costante crescita. Il cambio eurodollaro è sceso sotto 1,065, minimi di febbraio, mettendo nel mirino i sostegni in area 1,06 e 1,05.

Trump, Wall Street e dollaro. Quali aspettative nel breve e nel medio termine?

La brillante stagione delle trimestrali ha dato una ulteriore accelerazione rialzista agli indici americani. Il Dow Jones Industrial Average si mantiene al di sopra dei 20 mila punti in attesa del lancio delle nuove strategie fiscali del neopresidente Donald Trump. Al momento l’ex imprenditore newyorchese ha solamente cercato di introdurre le politiche economiche protezionistiche che già hanno portato forti critiche non solo dall’estero ma anche a livello interno. Per le politiche fiscali riteniamo che i tempi possano essere ancora lunghi. Con l’allungarsi delle tempistiche sugli incentivi fiscali anche le strategie monetarie restrittive della FED dovrebbero essere ritardate portandoci a fissare le nostre attese su 3 rialzi del FOMC nel 2017 (giugno, settembre, dicembre). Tenendo conto di queste valutazioni crediamo che i mercati azionari statunitensi abbiano spazio di poter ancora allungare nel breve periodo ma nel medio/lungo termine ci aspettiamo un movimento ribassista significativo.

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