UniCredit tenta svolta su Ceo tra tentazione estera e tradizione italiana
di Paola Arosio e Gianluca Semeraro
MILANO (Reuters) - Azionisti e consiglieri di UniCredit stanno cercando un'accelerazione nella scelta del nuovo Ceo e se domani il comitato nomine riuscirà a convergere su un unico nome, verrà convocato un Cda straordinario nei primi giorni di luglio.
Altrimenti potrebbe essere individuata una rosa composta da un candidato interno, uno italiano e un estero.
E' cominciata da circa un'ora una riunione del comitato ristretto composto dal presidente Giuseppe Vita, dai vicepresidenti Luca Cordero di Montezemolo e Vincenzo Calandra Bonaura e dal consigliere Clara Streit.
Lo riferiscono alcune fonti vicine alla situazione. Due di loro parlano di una convergenza crescente sul nome di Jean-Pierre Mustier, ex capo dell'investment banking di UniCredit, oggi partner di Tikehau, che però si scontrerebbe con il veto di un socio italiano. Altri puntano su una soluzione italiana e tornano a citare Corrado Passera, che non sarebbe però stato contattato, oltre ai nomi in circolazione da tempo.
Mustier, che non ha mai commentato, potrebbe essere il candidato ideale perchè esterno alla banca, e quindi in grado di gestire la svolta da più parti chiesta, ma con una ottima conoscenza dell'istituto per cui ha lavorato tre anni, fino al dicembre 2014.
Tra gli interni, soluzione poco gradita al mercato e a diversi soci, il nome più gettonato è Carlo Vivaldi, responsabile della divisione Cee, mentre tra gli italiani i più citati sono Victor Massiah (Ubi) e, da oggi, Fabrizio Viola (Mps).
Una delle fonti osserva comunque che non sono stati ancora presi passi formali per la convocazione di un consiglio.
L'andamento del titolo dopo il ciclone Brexit - soprattutto il nuovo calo di ieri in un mercato positivo - e le ripetute sollecitazioni del governo a trovare una soluzione al più presto suggeriscono una accelerazione. Il processo formalmente è stato avviato il 24 maggio scorso quando Federico Ghizzoni e il Cda hanno concordato sulla necessità di un avvicendamento al vertice ma di fatto è partito molti mesi prima.
Finora i veti incrociati dei soci sui diversi nomi ipotizzati hanno impedito la nomina che, nelle intenzioni originarie, avrebbe dovuto concretizzarsi con il Cda del 9 giugno scorso. Intanto il titolo da inizio anno ha perso il 63%, mentre l'indice dei bancari italiani il 54%.
Una situazione che crea malumori e preoccupazione all'interno della banca dove un dirigente si spinge a dipingere la dialettica fra gli azionisti come una rediviva "Guerra dei Roses" che sta portando danni alla banca e ai suoi soci.
Ieri Fondazione Cariverona, azionista con il 3%, ha rinnovato l'attesa di un Ceo "di standing internazionale", formula che sembra escludere sia le candidature interne sia banchieri retail italiani. Qualche settimana fa Francesco Gaetano Caltagirone, che ha l'1%, aveva dichiarato che "serve un grande banchiere retail".
Una fonte vicina al fondo sovrano di Abu-Dhabi Aabar, secondo azionista di UniCredit dietro BlackRock, ha detto nei giorni scorsi di essere preoccupato della caduta e di volere "un Ceo forte con una visione e una strategia chiare per assicurare solidi ritorni".
La sfida del nuovo Ceo non sarà in discesa. Il mercato chiede un aumento di capitale tra 7 e 10 miliardi di euro per stabilizzare i ratio patrimoniali oggi poco al di sopra dei minimi chiesti dalla Bce.
Diverse fonti osservano che una ricapitalizzazione con un livello del titolo sotto due euro sarebbe iperdiluitiva e poco digeribile da parte degli attuali soci. In quest'ottica sarebbe ideale per la banca l'ingresso di nuovi soci che un banchiere di standing internazionale potrebbe agevolare.
Oggi il titolo ha chiuso in rialzo del 2,5% a 1,9260 euro.
-- ha collaborato Massimo Gaia
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