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Utile record per Aramco: il petrolio saudita vola

Utile netto record per Aramco, il gigante petrolifero saudita, il più grande produttore di petrolio del mondo: 48,4 miliardi di dollari, nel secondo trimestre 2022.

Un risultato favorito dall'impennata dei prezzi del greggio, in seguito alla guerra in Ucraina e alla forte domanda post-pandemia.

L'utile netto di Aramco è balzato del 90% rispetto all'anno scorso e nel periodo aprile-giugno 2022 è aumentato del 22,7% rispetto al primo trimestre dell'anno.

L'azienda è il fiore all'occhiello del regno e tuttora è la principale fonte di entrate per l'Arabia Saudita, nonostante il tentativo del principe ereditario Mohammed bin Salman di aprire e diversificare l'economia saudita, ancora fortemente dipendente dal petrolio.

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"Sebbene la volatilità dei mercati globali e l'incertezza economica permangano, gli eventi della prima metà di quest'anno confermano la nostra opinione: i continui investimenti nel nostro settore sono essenziali, sia per garantire che i mercati rimangano ben riforniti, sia per facilitare una transizione energetica ordinata", ha dichiarato il CEO di Aramco, Amin Nasser.

"In effetti, ci aspettiamo che la domanda di petrolio continui a crescere per il resto del decennio, nonostante le pressioni economiche al ribasso sulle prospettive globali a breve termine", ha aggiunto il numero uno dell'azienda saudita.

Amr Nabil/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved
Una pubblicità per l'ingresso in Borsa (2019) di Aramco. - Amr Nabil/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved

Aramco ha pagato un dividendo di 18,8 miliardi di dollari nel secondo trimestre e pagherà lo stesso importo nel terzo trimestre.

Grazie all'impennata dei prezzi del petrolio, l'Arabia Saudita dovrebbe vedere il suo Prodotto Interno Lordo (PIL) crescere del 7,6% nel 2022, secondo le stime pubblicate ad aprile dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

All'inizio di agosto, l'Agenzia Internazionale per l'Energia ha dichiarato che la domanda globale di petrolio aumenterà più del previsto quest'anno, a causa delle ondate di calore e dell'impennata dei prezzi del gas, che spingono i Paesi a cambiare combustibile per la produzione di energia.

I prezzi del petrolio sono scesi di 30 dollari al barile rispetto al picco di giugno, a causa dell'aumento dell'offerta, ma rimangono vicini ai 100 dollari.

I Paesi produttori dell'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) hanno aumentato gradualmente la produzione, mentre i leader occidentali li esortano a produrre di più.
Tra questi, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha visitato l'Arabia Saudita a luglio.