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Vacanze a New York per il Toro

È davvero bizzarro. I giornali hanno romanzato di una classe media e operaia, quella così sapientemente disegnata da Ken Loach, che nel Regno Unito ha voluto imprimere un duro colpo all’establishment, rifiutando la permanenza nell’Unione Europea.

Ad un mese di distanza dalla Brexit però quella scelta sembra tanto una ferita autoinferta: la svalutazione della sterlina garantisce un aumento di prezzi dei beni importati e dunque una riduzione del potere d’acquisto. Certo, ne beneficeranno le imprese esportatrici, ma intanto per l’economia si mette maluccio, come i primi dati stanno suggerendo. Gli imprenditori ringrazieranno anche la ventilata decisione del governo di tagliare le imposte sulle società, lasciando invariate le imposte sul reddito e quelle indirette: al danno, la beffa.

E, come se non bastasse, mentre il rendimento dei titoli obbligazionari continua ad avvitarsi verso il basso, le quotazioni azionarie salgono. Maledetti capitalisti…

Il fenomeno è risultato eclatante a Wall Street, dove lo S&P ha raggiunto un nuovo massimo storico; non solo: l’indice ha tutta la volontà di ripetersi nelle settimane e mesi a venire.

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Questa convinzione discende da alcuni misuratori che segnalano l’avvio di fasi espansive destinate a durare nel tempo. Il minimo post-Brexit in effetti è stato seguito da una ripartenza eccezionale, in termini non tanto di profondità del rialzo, quanto di partecipazione e di intensità degli scambi benigni (Up Volume).

Per presentare l’indicatore di questa settimana, procederemo per step, scusandoci con i lettori poco avvezzi alle tecnicalità (che potranno saltare tutti i prossimi punti):

  • il McClellan Oscillator è un indicatore basato sulla differenza fra azioni in rialzo (A) e azioni in ribasso (D); nello specifico, è ottenuto come differenza fra la media a 19 giorni di A-D e la media a 39 giorni di A-D;

  • questo dato, è sommato cumulativamente, per ottenere il Summation Index, che ha il merito di poter essere confrontato con l’indice sottostante;

  • in caso di analisi di lungo periodo, la crescita delle società quotate finisce per gonfiare “A” e “D”; così, i valori tendono a raggiungere estremi sempre più distanti dalla linea dello zero;

  • un problema facilmente risolto con un accorgimento: calcolando il McClellan Oscillator e il Summation Index su basi “ratio-adjusted”: i valori A-D sono rapportati ad A+D, in modo da ottenere una misura relativa dell’ampiezza di mercato;

  • le stesse considerazioni sopra esposte, possono essere applicate all’Up Volume (UV) e al Down Volume (DN): scambi associati rispettivamente alle società che terminano la seduta odierna in rialzo e in ribasso (UV+DV è uguale ovviamente agli scambi complessivi della seduta).

Il ratio-adjusted Volume Summation Index del NYSE dunque si basa sui volumi giornalieri, scomposti in Up Volume e Down Volume, e permette di misurare la qualità dello sforzo rialzista in essere.

Prestiamo attenzione a tutti i casi in cui il RAVSI del NYSE supera una certa soglia: quella dei 4000 punti. È successo soltanto cinque volte, dal 1990 al 2015: praticamente una volta ogni cinque anni.

In tutti i casi, questo setup ha dato il calcio di inizio ad una fase di rialzo per Wall Street, durata diversi mesi (e stiamo usando un eufemismo). Il setup in questione si manifesta non molto lontano da un minimo primario, e all’inizio di un ciclo di rialzi che dura nel tempo.

Il fatto è che questo setup si è concretizzato proprio di recente: per la sesta volta, dunque, dal 1990. Ora, è chiaro che non si possono trarre conclusioni definitive da un singolo indicatore; ma il messaggio è sin troppo chiaro: la qualità dello sfondamento dei massimi, dopo più di un anno di congestione al di sotto di essi, è assolutamente degna di nota.

Autore: Gaetano Evangelista Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online