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Van Trotsenburg: clima e Covid sfide globali, la priorità nei paesi poveri sono vaccini e resilienza

Axel Van Trotsenburg, direttore generale delle operazioni della Banca mondiale, è venuto a Bruxelles per parlare di Covid e di un nuovo rapporto su come i cambiamenti climatici potrebbero spingere oltre 200 milioni di persone a emigrare entro il 2050.

Il clima, una sfida e una responsabilità globale

Parliamo innanzi tutto di questi nuovi dati sui cambiamenti climatici e sull'impatto che stanno avendo in Europa. Quest'estate abbiamo assistito a inondazioni qui in Belgio e a incendi in Grecia che hanno avuto conseguenze devastanti. Secondo lei, che cosa dovrebbe fare l'Europa per prevenire disastri come questi in futuro?

"L'Europa può fare di più, ma in realtà il mondo intero deve fare di più. Quello che stiamo cercando di mostrare nei nostri rapporti è che si tratta di una responsabilità globale, una sfida globale, e richiederà soluzioni globali. Se prendiamo in considerazione, ad esempio, le emissioni delle centrali a carbone, si tratta essenzialmente di un problema asiatico. Quindi dovremo coordinare le attività non solo in Europa ma anche altrove, in Asia e nelle Americhe".

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Quando lei parla di sfide globali, viene in mente la Cop 26, il grande evento di Glasgow che stiamo tutti aspettando. In che modo la Banca Mondiale aiuterà i paesi più poveri nella transizione climatica?

"Ciascuno deve fare la sua parte, siamo d'accordo su questo, e siamo stati combattivi su questo punto. Abbiamo sistematicamente aumentato le nostre attività sul clima. Per darvi un'idea, i nostri finanziamenti per il clima sono aumentati di circa il 50 per cento negli ultimi due anni, da 14 a 21 miliardi di dollari".

E questi finanziamenti per il clima o la ripresa economica sono sostenibili dal punto di vista ambientale?

"Sostenibilità e sviluppo a lungo termine sono centrali nelle attività della Banca Mondiale. Li troviamo in tutti i nostri programmi, guardiamo sempre al lungo periodo. È a questo scopo che la Banca mondiale è stata creata 75 anni fa, per guardare allo sviluppo a lungo termine".

Aiutare i paesi a essere più resilienti

Oxfam ha pubblicato un rapporto il 20 settembre. Per loro questa transizione non dovrebbe concentrarsi solo sulla riduzione delle emissioni, ma sull'aiutare i paesi a essere più resilienti e adattarsi agli effetti del cambiamento climatico.

"Non potremmo essere più d'accordo. Dobbiamo guardare alla resilienza ma anche all'inclusività. I cambiamenti climatici possono gettare, ancora una volta, molti milioni di persone in una povertà estrema, in particolare in Africa, e questi sistemi non sono pronti per affrontare questa sfida. Questa è la ragione per cui non possiamo prendere in considerazione solo un investimento isolato. Dobbiamo porci domande sulla resilienza ma anche sull'inclusività".

Nello stesso rapporto, Oxfam prevede per le nazioni povere una perdita di 79 miliardi di dollari in sei anni nei finanziamenti per il clima. Preoccupante.

"Penso che purtroppo molti paesi poveri siano in difficoltà economiche. È già evidente ora con la crisi del Covid, a cui si aggiunge la crisi climatica, a cui si aggiungono crisi locali come quella delle locuste. È anche per questa ragione che la Banca mondiale si sta muovendo in modo molto aggressivo. Il nostro sostegno, in particolare all'Africa, l'anno scorso è stato di circa 30 miliardi di dollari, 10 dei quali in sovvenzioni. E ci vuole ancora di più".

Covid: garantire l'accesso ai vaccini ai paesi poveri

Passiamo alla crisi del Covid. Più di un miliardo di dosi di vaccino sono state somministrate in tutto il mondo, ma meno dello 0,2 per cento è stato dato a paesi a basso reddito. Di chi pensa sia la colpa di questo enorme squilibrio?

"Siamo molto preoccupati. Abbiamo denunciato questa situazione. Purtroppo i paesi più poveri, in particolare in Africa, sono stati messi da parte. Meno del 2 per cento della popolazione è stata completamente vaccinata. Pensiamo che sia inaccettabile. Dobbiamo fare di più. Gli obiettivi fissati dall'Unione africana sono di vaccinare il 40 per cento della popolazione entro la fine dell'anno. Concentriamoci su questo. Uno dei problemi è quello di ottenere l'accesso ai vaccini".

È rimasto deluso dal discorso sullo stato dell'Unione della presidente della Commissione europea la scorsa settimana quando ha detto che l'Unione europea avrebbe promesso 200 milioni di dosi in più a Covax per i paesi più poveri? Ma penso che la vera domanda qui sia: non è possibile la sospensione dei brevetti?

"Non sarà questo a risolvere il problema oggi. Quello che dobbiamo considerare anche nel medio termine è come avere più capacità produttiva in Africa. E ci sono problemi su come farlo e ci sono brevetti, diritti di proprietà intellettuale, e le restrizioni alle esportazioni imposte dai paesi industrializzati potrebbero essere limitate. Tutti questi elementi vanno discussi e affrontati, ma sono problemi a medio termine. Noi diciamo che bisogna ottenere i vaccini subito e poi dobbiamo vedere come aiutare i paesi a basso reddito a rafforzare in generale i loro sistemi sanitari, ma fornendo loro anche la possibilità di avere una propria capacità produttiva".

Lei insiste che questo è un problema globale che richiede una risposta globale. Ma le nazioni ricche, incluse quelle europee, stanno bloccando una proposta dell'Omc che scavalcherebbe i monopoli detenuti dalle aziende farmaceutiche, il che, ovviamente, consentirebbe di aumentare la produzione, l'accesso a questi vaccini salvavita, e garantire che i paesi poveri possano accedervi. Pensa che i governi stiano mettendo i profitti prima delle persone?

"No, penso che ogni paese difenda i propri interessi. Penso che in questo momento ci siano così tante questioni di cui possiamo discutere sui vaccini che potremmo perdere di vista ciò che conta oggi, e oggi ciò che conta è l'accesso. Oggi ci sono vaccini e dosi che sono disponibili ma non arrivano ai paesi più poveri. E noi vogliamo che si faccia questo per prima cosa. E siamo d'accordo che dovremo esaminare le altre questioni in seguito. Ma se discutiamo di tutto allo stesso tempo nei negoziati internazionali, il risultato sarà che tutto verrà ritardato. E alla fine non riusciremo a fornire alle persone in Africa i vaccini che meritano disperatamente di avere".