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Vecchie fabbriche ed energia a prezzi bassi. New York è l'eldorado dei Bitcoin

View of computers used to produce Bitcoins at the mining showroom of the Doctorminer company in Caracas on August 18, 2021. - In a Venezuela with ridiculously low electricity costs, mining cryptocurrencies has become a very profitable business, albeit a target for extortion. (Photo by Federico PARRA / AFP) (Photo by FEDERICO PARRA/AFP via Getty Images) (Photo: FEDERICO PARRA via Getty Images)

Nonostante il suo nome, l’estrazione di criptovalute non implica scavare per trovare monete digitali. Riguarda piuttosto migliaia di computer che competono 24 ore su 24 con altri computer dislocati altrove per risolvere dei “puzzle”. La risoluzione di questi complessi problemi computazionali permette di sbloccare nuove valute digitali, aggiungendo nuovi blocchi alla blockchain. Se fino a una decina di anni fa coloro che risolvono i puzzle e in compenso ricevono Bitcoin, i cosiddetti minatori, potevano utilizzare un comune computer di casa per la loro attività di mining, cioè per riuscire a costruire un nuovo blocco, oggi è tutto più complicato. Adesso questa operazione richiede un impegno di calcolo computazionale che si trasforma in magazzini pieni di costose macchine specializzate in mining e in un conseguente e massiccio dispendio energetico.

Lo stato di New York, in pochi anni, nella zona a nord di New York City, dove le azioni di Bitcoin hanno raggiunto quest’anno i massimi storici a Wall Street, è diventato uno dei più grandi produttori di Bitcoin del paese. Per i minatori impegnati nella corsa all’oro digitale la necessità è l’energia a basso prezzo. Come riporta il New York Times, l’area settentrionale-occidentale dello Stato, con la sua energia idroelettrica a buon mercato e l’abbondanza di centrali elettriche chiuse e vecchie fabbriche, si è rivelata adatta all’estrazione di Bitcoin. Alcune infrastrutture abbandonate, spesso con connessioni già esistenti alla rete elettrica, sono state infatti convertite per l’attività di mining.

In un mix di vecchie e nuove tecnologie, per esempio, gli operatori della centrale idroelettrica di Mechanicville, impianto che risale al 1897, sul fiume Hudson a nord di Albany, hanno iniziato una modesta attività di estrazione alimentata da enormi turbine di epoca vittoriana. A nord-est delle cascate del Niagara, al posto dell’ultimo impianto di carbone funzionante nello Stato, aprirà un nuovo impianto di estrazione di Bitcoin questo mese, mentre un ex impianto di alluminio a Massena, già uno dei siti di criptovaluta più grandi degli Stati Uniti, si sta espandendo.

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L’ondata di attività dei minatori però ha anche provocato una crescente protesta per la quantità di energia di cui ha bisogno e di inquinamento che produce. Come dimostra il CBECI creato dall’Università di Cambridge, l’indice che stima in tempo reale l’utilizzo di corrente elettrica per le attività di mining in tutto il mondo, il mining di Bitcoin consuma ogni anno più elettricità della Finlandia. La Cina, che una volta era la sede di circa due terzi di tutto il crypto mining mondiale, ha vietato la pratica per quest’anno per aiutare a raggiungere i suoi obiettivi di riduzione del carbonio, spingendo alcuni minatori proprio a New York. Gli ambientalisti infatti dicono che questa corsa all’oro selvaggia, insieme alla mancanza di restrizioni sull’estrazione di Bitcoin, sta minacciando gli obiettivi di riduzione delle emissioni dello Stato, che richiedono più energia rinnovabile e la riduzione delle emissioni da combustibili fossili.

Le società di estrazione di Bitcoin spesso richiedono solo permessi di costruzione o di pianificazione di base dai governi locali, molti dei quali sono interessati a qualsiasi nuova entrata fiscale, nel ricordo delle glorie industriali del passato.

Nella regione dei Finger Lakes, un ex impianto a carbone sull’incontaminato Seneca Lake è stato convertito nella Greenidge Generation che alimenta l’estrazione di Bitcoin a gas naturale. Ma anche gli impianti che acquistano energia rinnovabile non sono visti di buon occhio. Poiché un grande impianto di estrazione di Bitcoin può usare più elettricità della maggior parte delle città dello Stato, gli ambientalisti avvertono che il crypto mining lascerà altre aree totalmente dipendenti dall’energia dei combustibili fossili. L’abbondanza di energia idroelettrica e altri tipi di energia rinnovabile aiuta così le grandi compagnie minerarie, assicurano i gruppi ambientalisti, come Earthjustice e Sierra Club, che stanno indagando sui vecchi impianti a gas naturale presenti nello Stato che potrebbero essere riproposti come siti di estrazione di criptovalute. Queste grandi compagnie minerarie comprerebbero energia rinnovabile all’ingrosso, e a prezzi competitivi, promuovendosi come rispettose dell’ambiente.

L’impianto del lago Seneca è disprezzato anche dai residenti, che lo vedono come fonte di inquinamento, anche acustico, e produttore di rifiuti poi impossibili da smaltire. Il futuro di quel sito minerario è nelle mani dello stato di New York e della sua legge sul clima del 2019, il Climate Leadership and Community Protection Act (CLCPA). Ma Greenidge Generation sta per richiedere il rinnovo dei permessi. Se il dipartimento troverà che il sito non è conforme alla legge sul clima e negherà i rinnovi, potrebbe creare un precedente per impedire a simili siti di estrazione di criptovaluta di spuntare con le stesse modalità.

Gli studi che finora in tutto il mondo si sono concentrati sul misurare l’impatto ecologico e ambientale dell’estrazione delle criptovalute, come anche l’indice di Cambridge, non mettono in dubbio i vantaggi di questi processi. Si interessano piuttosto alle proposte per renderli sempre più puliti.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.