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Vendere valute legate materie prime sul calo dei prezzi petrolio

Petrolio in calo – andare corti su RUB e CAD

By Peter Rosenstreich

A nostro avviso, il crollo del petrolio di ieri, a un minimo da sette mesi, dimostra la sconfitta dell’OPEC. Ormai il sottile velo di controllo che i mercati fornivano a questo comitato disfunzionale non esiste più. I tanto pubblicizzati tagli alla produzione, che non hanno mai davvero diminuito le forniture dell’OPEC, né spinto i prezzi al rialzo, hanno messo in risalto l’inefficacia del gruppo nei mercati energetici moderni.

Non ci aspettiamo un recupero rapido dei prezzi del petrolio, perché la debolezza persistente è dovuta a un’eccedenza di offerta incontrollabile che contrasta con le aspettative, fuori luogo, di un rallentamento della crescita globale. Salvo un evento importante che faccia calare i livelli delle scorte, non crediamo che quest’anno i prezzi del petrolio supereranno i $55. Sui mercati forex, le valute legate al petrolio sono state oggetto di pesanti pressioni a vendere. La coppia più vulnerabile è l’USD/RUB, che si sta avvicinando alla sua media mobile a 200 giorni, intorno a 60.

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La flessione dei prezzi del petrolio, le apprensioni per le relazioni USA-Russia e potenziali nuove sanzioni, oltre al posizionamento lungo sul RUB e al taglio dei tassi d’interesse della banca centrale, suggeriscono prospettive negative per il RUB. Sebbene la sensibilità del CAD alla volatilità del greggio sia diminuita, gli improvvisi toni da falco della banca centrale fanno sì che gli investitori si concentrino sulle aspettative relative alla politica monetaria, e ciò significa che le materie prime potrebbero tornare ad essere i catalizzatori principali. Inoltre, il calo del petrolio danneggerà le prospettive di crescita e inflazione, costringendo la BoC a riesaminare i commenti da falco.

Probabile che concorrenti partecipino alla battaglia per l’acquisizione di Whole Foods

By Peter Rosenstreich

Nessuno creda che la mossa innovativa di Amazon(AMZN) per aggiudicarsi Whole Foods sia cosa fatta. La notizia dell’acquisizione della catena di alimentari (WFM) da parte di Amazon per $13,4 miliardi ha sorpreso l’industria alimentare, facendo crollare le azioni della grande distribuzione. La discussione, a lungo rinviata, su come la distribuzione online potrebbe trasformare il settore alimentare tradizionale, sta per concretizzarsi. I venditori allo scoperto avevano già mirato al settore della distribuzione alimentare per via dei modelli di business logorati e dei margini di profitto ridotti. I prezzi delle azioni bassi nel settore l’hanno reso un obiettivo accattivante per aziende visionarie.

La notizia che Amazon sta invadendo lo spazio dei supermercati, trasformandosi da concorrente distante a minaccia diretta, spingerà le altre aziende a reagire. Il potenziale dell’acquisizione può sicuramente essere messo in discussione, ma è difficile sostenere che con le competenze informatiche e di distribuzione di Amazon ci possano essere altre pressioni al ribasso sui prezzi e sui margini di profitto. Tuttavia, la strategia aggressiva non rimarrà incontrastata. Nell’accordo di acquisizione, Amazon ha acconsentito a pagare $42 per azione, che costituisce un premio del 27% rispetto alla chiusura del giorno precedente. Tuttavia lunedì il prezzo era già a $43,22, il che significa che gli investitori prevedono che altri offerenti entreranno nella mischia.

Anche se è improbabile che altre aziende abbiano così tanti soldi da superare l’offerta di Amazon, con una capitalizzazione di mercato complessiva pari a $475 miliardi, potremmo assistere al tentativo di far diventare l’acquisizione più dispendiosa. Offerte dalla concorrenza potrebbero arrivare da Kroger Co, Target, Albertson e, più probabilmente, Walmart. È inoltre probabile che entrino in gioco grandi società di private equity. Vista l’obbligazione fiduciaria del consiglio di Whole Foods verso i suoi azionisti, dovrà considerare tutte le offerte di acquisizioni realistiche, quindi le offerte si rifletteranno sul prezzo delle azioni (la penale per il recesso costerebbe a Whole Foods $400 milioni). Propendiamo per andare lunghi su WFM con un prezzo obiettivo pari a $48, e uno scenario al ribasso a $42 (prezzo offerto da Amazon).

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online