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Vendita allo scoperto, come funziona lo short selling su azioni

I mercati finanziari sono popolati da diversi tipi di investitori, alcuni guardano al lungo periodo e altri al breve facendo trading giornaliero, altri investono nella crescita dei titoli, mentre alcuni “scommettono” sulla caduta dei prezzi.

Chi conosce i mercati di Borsa è consapevole che c’è posto per tutti i tipi di investitori, e in questa guida vogliamo proprio parlare della vendita allo scoperto e in particolare dello short selling sulle azioni.

Lo short selling è la strategia di trading messa in pratica da quegli investitori che attendono i crolli dei mercati per fare guadagni. Ma, come vedremo, adottare una strategia short può essere utile anche agli investitori di lungo periodo che di solito prediligono premiare la crescita dei titoli.

Cos’è la vendita allo scoperto (short selling)

La definizione sintetica di vendita allo scoperto (o short selling) ci spiega che si tratta di una operazione finanziaria consistente nella vendita di strumenti finanziari non posseduti con successivo riacquisto.

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La vendita allo scoperto viene effettuata dall’investitore che ritiene che il prezzo al quale si riacquisteranno gli strumenti finanziari sarà inferiore rispetto al prezzo inizialmente incassato attraverso la vendita.

Nel caso della vendita allo scoperto, quindi, si realizza un profitto quando il valore dello strumento finanziario (ad esempio una azione) cala di valore.

Come funziona la vendita allo scoperto?

Vediamo attraverso un esempio pratico come funziona la vendita allo scoperto.

Ipotizziamo di voler effettuare una operazione di short selling sulle azioni Telecom Italia (TIT). L’investitore prende a prestito da una banca o da un broker le azioni Telecom Italia su cui intende fare short selling, pagando una commissione annuale al broker.

Inoltre l’investitore deve garantire con propri fondi la restituzione del capitale, ovvero un margine di garanzia nel caso in cui la sua strategia di short selling dovesse fallire.

Per comprendere bene come funziona lo short selling, bisogna invertire la logica che si applica normalmente all’acquisto di titoli azionari. Nel caso delle vendite allo scoperto i titoli prima si vendono e poi si riacquistano. Per consentire di vendere qualcosa che non si ha, intervengono le banche o i broker che prestano i titoli azionari da collocare in vendita.

Effettuata la vendita l’investitore “attende” che le azioni Telecom Italia perdano ulteriore valore, quindi effettua il riacquisto del titolo TIT ad un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita. In questo movimento dei prezzi al ribasso, si colloca il guadagno per lo short-seller (il venditore allo scoperto).

Cosa accade se invece il titolo Telecom Italia sale sopra il prezzo di vendita allo scoperto? L’investitore perde tutto il suo capitale investito se chiude la posizione. Ma, qualora dovesse decidere di non chiuderla potrebbe essere invitato dal broker o dalla banca ad aggiungere ulteriore margine per coprire le perdite. La banca/broker può anche forzare la chiusura di una posizione in perdita se l’investitore non risponde alla chiamata di copertura.

I limiti della vendita allo scoperto

La vendita allo scoperto ha dei limiti, che qui di seguito riassumiamo per comodità dell’investitore interessato a praticare lo short selling sui mercati azionari o su altri strumenti finanziari.

  1. I guadagni nello short selling sono limitati: il limite di prezzo inferiore per uno strumento finanziario è il valore 0, tale valore coincide anche con il massimo guadagno ottenibile da una vendita allo scoperto. Nei mercati rialzisti, invece, teoricamente non c’è limite al guadagno.

  2. Chiusura anticipata della vendita allo scoperto: il broker può decidere di estinguere anticipatamente la vendita allo scoperto in occasione di operazioni societarie che coinvolgono il titolo azionario preso in prestito. Per operazioni societarie si intendono aumenti di capitale, scissioni, raggruppamenti, fusioni o frazionamenti, dividendi esenti da ritenuta.

  3. Commissioni aggiuntive: nel caso in cui si prenda in prestito un titolo azionario che rilascia dividendo, il broker potrebbe addebitare al beneficiario una commissione straordinaria che copre l’intero valore del dividendo o di altro utile distribuito.

Com’è facile intuire lo short selling è una pratica ad alto rischio per un’ampia serie di fattori che si intrecciano tra loro. Tuttavia esiste uno strumento finanziario noto come contratto per differenza che supera alcuni degli aspetti negativi delle vendite allo scoperto.

Vendita allo scoperto con i CFD

I contratti per differenza (CFD) sono uno strumento derivato con cui l’investitore (trader) acquista contratti legati al sottostante, 0+

+èp pur non possedendo effettivamente la classe di attivo a cui il contratto è legato.

In questo modo, il trader è libero di investire speculando esclusivamente sul prezzo della classe di attivo prescelta. Ciò significa che può sia attuare una strategia rialzista, che una strategia ribassista.

Nella strategia ribassista con i CFD, si ritrova la vendita allo scoperto di cui sopra. In questo caso effettuata, però, senza dover chiedere un reale prestito del titolo al broker o alla banca. L’investitore dovrà comunque garantire lo scoperto con una sufficiente somma nel conto di trading.

Tendenzialmente i CFD non prevedono commissioni fisse, per tale motivo sono preferite dai trader al dettaglio per operare lo short selling sui mercati finanziari.

ETF short come funzionano

Un altro interessante strumento legato alla vendita allo scoperto è l’ETF short. Come noto gli ETF sono dei fondi negoziati in borsa che seguono passivamente un indice, a sua volta legato a un paniere di titoli.

Mentre gli ETF hanno il vantaggio di esporre l’investitore più ampiamente su un intero insieme di titoli, l’ETF short permette all’investitore di proteggersi in caso di annate particolarmente negative.

Esempio di ETF short

Ipotizziamo di avere investito in un ETF che replica l’andamento del FTSE MIB (principale indice di Piazza Affari) che negli ultimi anni ha dato interessanti soddisfazioni con crescite percentuali importanti.

Un evento quasi del tutto inatteso o di difficile previsione si abbatte sulla Borsa di Milano e in pochi mesi fa crollare repentinamente l’indice FTSE MIB. La situazione, per giunta, non fornisce una chiara indicazione di quale sarà il supporto forte che favorirà il rimbalzo.

In questo scenario il possessore dell’ETF legato al FTSE MIB non può fare altro che venderlo per salvare il valore dell’investimento iniziale.

Per evitare di venderlo, o quanto meno per ridurre le perdite in fase di vendita, avrebbe potuto acquistare un ETF short legato al FTSE MIB come il Wisdomtree Ftse Mib 3X Daily Short (3ITS).

Durante il sell-off di marzo 2020, ad esempio, 3ITS è balzato in pochi giorni a 11,81 euro di valore con partenza da 3,4415 euro.

Vendita allo scoperto come difesa contro il Cigno Nero

L’esempio appena proposto ci insegna una cosa molto semplice. Investire nello short selling non significa essere dei “cattivi” che sperano sempre nel crollo dei mercati finanziari per arricchirsi.

L’investitore previdente che investe una piccola quota del capitale in strumenti finanziari short, come gli short ETF, aggiunge al portafoglio una strategia di gestione del rischio utile quando il “Cigno Nero sorvola la città”.

Concludendo

Abbiamo appreso che la vendita allo scoperto punta al guadagno su mercati ribassisti ed è per questo una strategia di trading praticata dagli short-seller.

Tuttavia abbiamo anche appreso che proteggersi da eventi avversi è una ottima strategia anche per chi non pratica lo short selling. In aiuto di questi ultimi troviamo gli ETF short che, all’occorrenza, aiutano a ridurre le perdite di portafoglio durante le fasi di forte ribasso dei mercati azionari e non solo.

This article was originally posted on FX Empire

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