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VIDEO: Il referendum non è la Brexit





Valerio Baselli: Il risultato del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre non poteva essere più netto. Il “no” ha vinto con quasi 20 punti percentuali di distacco, il che ha spinto il premier Matteo Renzi ha rassegnare le proprie dimissioni.

Noi non crediamo assolutamente che questo risultato possa essere equiparato alla Brexit o tanto meno alla vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, dal momento che i politici italiani e in qualche modo anche i mercati, erano preparati alla possibilità di un tale risultato.

Certo, l’instabilità politica non è l’ideale, ma l’Italia ci è purtroppo abituata dato che negli ultimi 70 anni ha visto 63 diversi governi e vedrà appunto il 64esimo nei prossimi mesi, con ogni probabilità dopo aver messo in sicurezza la legge di Bilancio e aver trovato un accordo sulla legge elettorale.

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In tale contesto, non sembra impossibile la salita al governo di un partito euroscettico. L’eventuale uscita dell’Italia dall’euro, evento di cui si è discusso nelle ultime settimane ma che ci appare davvero molto improbabile, avrebbe conseguenze disastrose per l’unione europea e anche per il sistema bancario italiano, che in gran parte detiene il debito italiano.

Ecco perché, passata l’incertezza sull’esito del voto, gli analisti di Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) auspicano che gli investitori e le banche vadano avanti nei piani di ricapitalizzazione e di riforma del sistema creditizio, in particolare per quando riguarda Monte dei Paschi (Milano: BMPS.MI - notizie) e Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) .

L’esito del referendum probabilmente aumenterà la volatilità sul listino italiano nel breve periodo, ma ciò non cambia l’opinione di Morningstar sugli istituti di credito della Penisola. Nello specifico, la nostra ricerca azionaria continua a mettere in luce Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) , che in questo momento mostra una sottovalutazione di quasi il 30%. Secondo la nostra analisi, Mediobanca può contare su un’elevata qualità del credito e un bilancio che negli ultimi anni è stato razionalizzato riducendo la dipendenza dalle passività più costose.