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Vince il NO: reazione dei mercati e previsioni sulle banche

La prima reazione che si registra sui mercati è quella di una consapevolezza che alcuni avevano già acquisito da tempo e cioè la possibile vittoria di un NO al referendum italiano con conseguenti dimissioni del premier Matteo Renzi, dimissioni che sono arrivate ad un'ora dalla chiusura dei seggi, ovvero quando risultava sempre più palese il rifiuto della riforma costituzionale proposta dal primo ministro.

Non è la Brexit

Infatti Piazza Affari ha aperto con una impennata negativa che l'ha portata a superare il -2% di perdite, poi recuperate già nel primo quarto d'ora di contrattazioni fino ad arrivare, intorno alle 9.20, a -1,3%. Ma quello che si vede non è lo stesso panico del post Brexi, se non altro perché a differenza di quel 23 giugno, qui il risultato era dato quasi per assodato e non c'è stata nessuna sorpresa, inoltre, per quanto catastrofiste, le previsioni fatte dagli esperti su possibili dimissioni di Renzi, si riferivano ad una nazione in cui l'instabilità politica è sempre stata una regola. Anche per questo motivo si registrano alcuni movimenti verso i beni rifugio, oltre ad una prevedibile tensione sul listino milanese, senza che però vi sia il panico nelle vendite. Le prime previsioni possibili, dunque, intravedono ancora cali nel breve periodo, giusto il tempo per permettere agli investitori e agli operatori di capire cosa accadrà adesso sul fronte politico; oro, franco svizzero e yen saranno i primi target presi di mira come rifugio dalla tempesta (non lunga né troppo estrema almeno a sentire la maggioranza degli osservatori) mentre l'euro continua a scendere toccando i minimi dal marzo 2015, senza peraltro registrare il tracollo della sterlina nel post brexita, altra prova del fatto che il No era un risultato ampiamente previsto.

Meglio preoccuparsi delle banche

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Più preoccupanti, invece, le sorti delle banche e ancora di più dell'intero processo di ricapitalizzazione, processo che, se non certo archiviato, sicuramente subirà uno stop o per lo meno un allungamento non indifferente delle tempistiche. Da qui la sensazione che il primo sbocco possibile, almeno per salvaguardare la stabilità del settore, sarà quello di un governo di transizione oppure di un governo tecnico. Lo scenario che si presenta, infatti, non è propriamente lineare: più che le elezioni a spaventare è il possibile vuoto legislativo a prescindere da chi farà parte de nuovo governo visto che il punto centrale da affrontare sarà proprio la riforma delle banche con ricapitalizzazioni, trasformazioni delle Popolari in Spa e accorpamenti delle piccolissime e micro banche del credito commerciale. Primo nome nella lista delle ricapitalizzazioni è quello di Banca Monte Paschi di Siena ma a ruota segue quello di Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) con importi anche più grandi di quelli di Mps (BSE: MPSLTD.BO - notizie) , sebbene la situazione sia meno complessa e relativamente più gestibile. Molto dipende anche da come i mercati percepiranno questo eventuale nuovo governo il quale dovrà riscuotere la fiducia degli investitori, a loro volta convinti della capacità dell'esecutivo di portare avanti l'opera di messa in sicurezza del credito made in Italy.

Spagna-Italia 1 a 0

In tutto questo lo spread tra Roma e Madrid si è andato via via allargando (attualmente è a 130), paradossalmente proprio quando la Spagna, nonostante ben due elezioni, si è trovata a dover passare oltre 300 giorni senza un governo, particolare che, evidentemente, per i mercati ha un impatto diverso a seconda della nazione in cui si verifica anche perché la penisola iberica aveva già dato il la ad una serie di riforme già in passato, quindi la presenza di un esecutivo forte, evidentemente, è passata in secondo piano. Impossibile, aprtendo da queste considerazioni, non pensare ai titoli di stato e al loro andamento nell'immediato, andamento con il quale la bce presto potrebbe essere chiamata a fare i conti: la Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , l'8 dicembre prossimo, potrà prolungare il Qe come in molti si attendono anche per far pronte alla situazione italiana. Non è da escludere, per quanto in questo caso si vada nella pura teoria, che l'Unione Europea, per dare maggiore base alla politica italiana, possa dare il via libera non solo alla legge di bilancio di Renzi ma anche a eventuali nuove misure di stimolo fiscale che il prossimo governo, di qualunque tipo esso sia, potrà creare.

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