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Vola Wall Street. Sussulti in Europa

Non si arresta il volo degli indici azionari USA, che anche ieri hanno collezionato coralmente nuovi record storici. Questa volta nel palmares dei record, insieme a Dow Jones, SP500 e Russell2000 delle small-cap, vediamo anche l’indice tecnologico Nasdaq100, che con un balzo imperioso ha forzato la resistenza dei precedenti massimi storici di quota 6.013 e si è portato a 6.057.

Mancano ormai le iperboli linguistiche per descrivere lo stato di salute dell’azionario americano, preda di euforici accaparramenti di titoli da parte di investitori che non vedono all’orizzonte alcun pericolo in grado di intimidire la crescita americana e disturbare la love story con il toro.

Lo dimostra molto bene anche l’indice Vix, che misura la paura che viene implicitamente messa nei prezzi delle opzioni sull’indice SP500. Continua a scendere. Ieri è arrivato a toccare il minimo a 9,13 ed ha chiuso la seduta a 9,19. E’ il prezzo di chiusura di seduta più basso della serie storica in mio possesso, che parte dal 1992. Significa che mai prima d’ora i mercati azionari USA sono andati a nanna più tranquilli ed ottimisti di ieri. Neanche nel luglio scorso, quando si raggiunsero minimi anche più bassi di ieri (8,84 il 26/7), poiché la chiusura fu superiore a quella fissata ieri sera. La percezione del rischio pare in via di estinzione. Avanti di questo passo, dopo aver visto per mesi i rendimenti negativi sui bond, dopo aver assistito ad obbligazioni emesse da grandi multinazionali pagare rendimenti inferiori a quelli che paga il Governo dello Stato di appartenenza, mi chiedo se dovremo a vedere anche l’Eden finanziario costituito dall’azzeramento del rischio sugli investimenti azionari.

Il clima europeo è invece meno disteso, anche se ieri, dopo una mattinata incerta, la partenza record americana ha riportato un po’ di buonumore anche sulle borse europee. In realtà l’indice tedesco Dax si è contenuto, ed ha solo ritoccato di poco il suo massimo storico, mentre gli altri indici più solidi hanno passato la giornata con pochi movimenti, ma per lo più rialzisti.

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Nell’occhio del ciclone, dopo le sberle subite mercoledì, c’erano il mercato spagnolo, colpito soprattutto dalle convulsioni della questione catalana, e quello italiano, dove le banche stanno accusando il colpo assestato dalla Vigilanza UE con il documento sui nuovi metodi di gestione delle sofferenze.

Mentre in Spagna la battaglia giuridica prosegue, con la Corte Costituzionale che ha vietato la seduta del Parlamento catalano, convocato lunedì prossimo per proclamare l’indipendenza, i due schieramenti continuano a fronteggiarsi, mentre si fanno i conti dei costi che l’indipendenza avrebbe per la ricca regione iberica, dato che la UE ha ufficializzato che automaticamente la regione si separerebbe non solo dalla Spagna ma anche dalla UE. Alcune grandi Banche (Banco di Sabadell e Caixia) i conti li hanno già fatti ed hanno deciso di trasferire la sede legale fuori dalla Catalogna, per non correre rischi. Con questo clima è inevitabile che i catalani contrari alla secessione comincino a farsi sentire, non disposti a pagare per una scelta che loro non farebbero.

Il clima si fa quindi sempre più difficile e le scintille in grado di far divampare incendi si moltiplicano.

Ma per i mercati questi fatti rendono un po’ più probabile un esito che sancisca una qualche soluzione intermedia tra la capitolazione dei secessionisti e la Catal-exit.

Perciò ieri è andato in scena un cospicuo rimbalzo (+2,5%), che ha recuperato quasi tutto il crollo del giorno precedente. In Spagna la volatilità la fa da padrona, in base alle notizie che si susseguono di giorno in giorno, e consiglia di non sfidarla, dal momento che non mancano in giro per il mondo alternative più prudenti.

Anche in Italia si fanno i conti, ma qui l’oggetto della contabilità sono le conseguenze per i bilanci bancari delle nuove regole proposte dalla Vigilanza Unica BCE per gestire i NPL delle grandi banche europee sorvegliate da quell’organismo.

A questo proposito occorre aggiungere un paio di particolari non di poco conto, che nel commento di ieri non ho indicato.

Il primo è che il documento della Vigilanza UE è ancora provvisorio e la Vigilanza raccoglierà le osservazioni che gli interessati faranno pervenire entro l’8 dicembre, quando verrà emanata la versione ufficiale. C’è ancora la possibilità che vengano recepite modifiche ed “addolcimenti” di vario genere. Infatti ieri abbiamo assistito alla uniforme levata di scudi contro il documento BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) da parte di molte autorità italiane. Nella certezza di dimenticarne qualcuna, cito ABI, Bankitalia, Confindustria, Renzi e tutti i partiti dell’arco costituzionale. Quelle che mancano lo faranno sicuramente oggi perché nel nostro paese quando c’è da lamentarsi contro il rigore (nella politica come nel calcio) l’unità nazionale è assicurata.

Anche stavolta escono fuori a frittata fatta, come l’ultimo dei disinformati, sebbene il nostro paese abbia rappresentanti a Strasburgoche hanno saputo tutti i dettagli del documento mentre veniva redatto e sicuramente hanno avvisato le autorità di quel che bolliva in pentola.

Mi chiedo perché continuiamo a pagare profumatamente tutto questo stuolo di personaggi che ogni volta si disinteressa di quel che succede, per poi correre a fare la vittima quando è tardi per intervenire.

Il secondo dettaglio è una frase sibillina presente nel documento, che apparentemente si occupa solo delle regole per gestire le sofferenze che emergeranno nel 2018. C’è anche un richiamo ad un successivo altro provvedimento che verrebbe emanato il prossimo anno per applicare il medesimo principio della copertura automatica in tempi prefissati anche per le vecchie sofferenze.

L’insieme di queste due questioni rende molto difficile trovare certezze sul destino dei bilanci futuri delle banche italiane. L’impatto sarà certamente negativo sugli utili, a causa di maggiori accantonamenti, e verrà alla luce per qualche banca la necessità di altri aumenti di capitale, per rispettare gli indici di rischio imposti dalla Vigilanza. Ma l’entità dell’impatto è nella mente degli dei, dato che troppe cose potrebbero cambiare rispetto a questa prima versione del provvedimento.

Per questo la cautela ieri ha prevalso anche in Italia, con il settore bancario che , dopo una partenza ancora pesante, nel pomeriggio ha visto alleggerirsi la pressione dei venditori, ed alcuni titoli bancari hanno tentato un po’ di rimbalzo.

A livello di indice Ftse-Mib la positività finale (+0,49%) ha recuperato circa un terzo del calo del giorno precedente, assai meno di quanto fatto dall’indice spagnolo Ibex.

Non possiamo perciò ancora parlare di ritorno del sereno. Per farlo dovremo a questo punto attendere il recupero completo del calo che si è visto questa settimana ed il superamento dei precedenti massimi (22.860). Cosa non tanto facile da attuare, dato che coincidono praticamente con la resistenza che ha fermato il movimento rialzista del nostro indice partito ad inizio luglio.

Ancora una considerazione sull’Euro, che sta catalizzando tutte le incertezze presenti nell’Eurozona derivanti dal pasticcio in salsa catalana. Ieri la scivolata è proseguita ed assistiamo nuovamente al test del livello di 1,17 nei confronti del dollaro. Analogo test è già avvenuto la mattina del 3 ottobre, ed ha decretato il momentaneo rimbalzo della moneta unica. Un eventuale sfondamento potrebbe provocare un’accelerazione ribassata che troverebbe un solo ostacolo a 1,1662. Oltre questo livello il trend di breve periodo si invertirebbe al ribasso e la correzione potrebbe continuare fino a 1,13.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online