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Volatilità destinata ad aumentare, la BCR probabilmente non inte

La BCR terrà i tassi fermi fino al 2017

di Yann Quelenn

Alla riunione di ottobre in calendario domani, la Banca Centrale di Russia (BCR) probabilmente manterrà i tassi invariati. La strada verso la normalizzazione dei tassi richiede tempo. Chiaramente il rally dei prezzi del petrolio in corso dall’inizio dell’anno non è sufficiente per innescare una ripresa sostenibile in Russia. È chiaro che il paese ha delle difficoltà economiche sottostanti più marcate. Inoltre, l’oro nero attualmente è bloccato sotto i 50 dollari al barile e osserviamo già un aumento delle pressioni al ribasso sui prezzi del petrolio, perché le minacce di una sovrapproduzione a livello globale sono tutt’altro che superate.

Per quanto riguarda i dati, l’inflazione russa marcia ancora a ritmi sostenuti, pari al 6,4% a/a. Ne consegue che i redditi disponibili stanno crollando. Ecco perché crediamo che al momento la BCR non possa fare granché, perché abbassare di nuovo i tassi d’interesse eserciterebbe pressioni sulla classe media, anche se recentemente il primo ministro Dmitry Medvedev ha segnalato che ci potrebbe essere un taglio dei tassi nel breve termine. Crediamo che si sia trattato solo di un intervento verbale.

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Tuttavia, l’inflazione sotto il 6%, che dovrebbe profilarsi all’inizio del 2017, spingerà la banca centrale ad agire per alleggerire il peso sul rublo. Al momento, il freno all’inflazione attraverso tassi d’interesse elevati sta spingendo la domanda della divisa russa. Contro il dollaro, il rublo si sta rafforzando dall’inizio dell’anno, anche se l’USD/RUB sta perdendo slancio intorno ai 62 rubli per un dollaro. Continuiamo a credere che la BCR non interverrà fino alla fine dell’anno, perché attenderà nuovi dati per ridurre le pressioni inflazionistiche sulla popolazione russa.

La BCR gioca dunque una partita molto serrata, perché cerca di far scendere la domanda di rubli senza incidere negativamente sull’attività dei consumatori, già fortemente influenzata da una siffatta politica monetaria, come emerge dalla forte inflazione. Rimaniamo rialzisti sul rublo fino alla fine dell’anno.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) medio termine aumenterà la volatilità

di Arnaud Masset

Recentemente la volatilità, sia sul mercato azionario che su quello dei cambi, è stata molto bassa, grazie al calendario serrato sul fronte politico e all’iperattività delle banche centrali. Per gran parte dell’anno, i mercati finanziari hanno, infatti, atteso decisioni cruciali, dal voto sulla Brexit a quella sul rialzo del tasso d’interesse, rinviata all’infinito, dalla Federal Reserve. Dopo l’”impennata” all’8,66% a metà ottobre, la volatilità implicita a un mese dell’EUR/USD è scesa di nuovo rapidamente verso la soglia al 7%, perché la vittoria di Hillary Clinton sembra sempre più probabile. Sulle scadenze più lunghe, la volatilità implicita è bloccata disperatamente da mesi fra l’8% e il 9%. Non ci aspettiamo miglioramenti su questo fronte prima della riunione del FOMC.

Sul fronte azionario, il quadro generale non è molto incoraggiante. L’indice VIX è rimasto per quasi tutto il mese di ottobre intorno al 15% e solo recentemente ha iniziato a salire leggermente, sull’onda della crescente incertezza circa i rialzi dell’azionario negli USA. Analogamente, l’indice sulla volatilità dell’Euro Stoxx 50 è rimasto ampiamente sotto la media mobile a 3 mesi, e attualmente si aggira intorno al 19%. Nel complesso, in vista degli eventi imminenti, sia sul fronte politico sia su quello delle banche centrali, la volatilità dovrebbe continuare ad aumentare; è arrivato il momento di andare lunghi sulla volatilità.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online