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Von der Leyen: “Polonia sfida l’Ue, reagiremo”. Morawiecki: “Non vogliamo uscire ma no ricatti”

EU Commission President Ursula von der Leyen (R) welcomes Poland's Prime Minister Mateusz Morawiecki (L) as he arrives for a bilateral meeting in Brussels on July 13, 2021. (Photo by PASCAL ROSSIGNOL / POOL / AFP) (Photo by PASCAL ROSSIGNOL/POOL/AFP via Getty Images) (Photo: PASCAL ROSSIGNOL via Getty Images)
EU Commission President Ursula von der Leyen (R) welcomes Poland's Prime Minister Mateusz Morawiecki (L) as he arrives for a bilateral meeting in Brussels on July 13, 2021. (Photo by PASCAL ROSSIGNOL / POOL / AFP) (Photo by PASCAL ROSSIGNOL/POOL/AFP via Getty Images) (Photo: PASCAL ROSSIGNOL via Getty Images)

“La Commissione europea sta analizzando la sentenza della Corte suprema polacca, ma posso già dirvi oggi che sono fortemente preoccupata perché essa mette in discussione la base dell’Unione europea. Costituisce una sfida diretta all’unità degli ordinamenti giuridici europei”. Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel dibattito al Parlamento europeo sullo Stato di diritto in Polonia, sottolineando che ”è la prima volta in assoluto che il tribunale di uno Stato membro rileva l’incompatibilità dei Trattati Ue con la Costituzione nazionale. E questo ha gravi conseguenze per il popolo polacco perché la decisione ha un impatto diretto sulla protezione della magistratura”.

“La Commissione Ue reagirà e le opzioni sono note” ha aggiunto von der Leyen, “potremmo impugnare questa sentenza” mentre un’altra opzione è “lo strumento di condizionalità” legato allo Stato di diritto. “Il Governo polacco dovrà spiegarci come intenda tutelare i fondi Ue alla luce di questa sentenza della sua Corte costituzionale” perché gli investimenti del Next Generation Eu sono ingenti e se “l’Ue investirà sempre di più per la ripresa collettiva, dovrà tutelare il suo bilancio” . La terza opzione ”è la procedura dell’articolo 7. Uno strumento importante contemplato dal Trattato” che, in presenza di una violazione dei principi fondamentali dell’Ue, consente ad esempio di espellere di fatto un governo dal Consiglio europeo negando il diritto di partecipare si vertici ministeriali.

“Lo Stato di diritto è il collante che tiene insieme la nostra Unione - ha spiegato la presidente - è la base della nostra unità, e pertanto è fondamentale per la tutela dei valori su cui l’Unione è stata costruita, la democrazia, la libertà, l’uguaglianza, nonché il rispetto dei diritti umani” ha dichiarato la presidente, “tutti i ventisette Stati membri si sono impegnati a realizzare questo, come Paesi sovrani e come popoli liberi. Non possiamo e non tollereremo che valori comuni vengano messi a repentaglio”. Von der Leyen ha concluso il suo intervento dicendo che “il popolo polacco ha avuto un ruolo fondamentale per la tenuta della nostra Unione, consentendo al suo Paese di prosperare come parte viva della nostra Unione. E così sarà sempre. La Polonia è parte dell’Europea e sempre sarà cuore dell’Europa”.

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Il premier polacco Morawiecki, nel suo intervento, ha ancorato il suo Paese all’Europa: “Per noi è una scelta di civiltà l’integrazione europea, noi siamo qui, questo è il nostro posto e non andiamo da nessuna parte, vogliamo che l’Europa ridiventi forte, ambiziosa e coraggiosa”. E ancora: “Siamo per una Europa della
difesa all’interno della Nato”. In Polonia “la fiducia per l’Europa resta ai livelli più alti, oltre il 56% dei polacchi dice chiaramente la Polonia è e resterà membro dell’Unione. E il mio governo e la maggioranza parlamentare è parte di questa maggioranza pro-europea in Polonia” ha dichiarato il premier, ma “questo non vuol dire che non ci siano preoccupazioni circa l’indirizzo che assume l’Unione, una preoccupazione purtroppo giustificata”. Morawiecki dice che “troppo spesso abbiamo a che fare un’Europa dei doppi standard. Non dobbiamo lottare gli uni contro gli altri. Non dobbiamo cercare colpevoli dove non ci sono. La Polonia è attaccata in modo parziale e ingiustificato. Le regole del gioco devono essere uguali per tutti. Non è ammissibile che si parli di sanzioni. Respingo la lingua delle minacce e del ricatto”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.

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