Wall Street galoppa grazie alle sventure dei bond

Abbiamo capito che in questo periodo gli indici americani non aggiornano i loro massimi assoluti soltanto se i mercati sono chiusi, come è successo lunedì per la strana festa che ogni anno celebra i Presidenti americani, passati e presenti.

Una festa che quest’anno è stata piuttosto indigesta per i tanti immigrati clandestini in USA, che costituiscono l’ossatura di molte attività umili, che gli americani (come del resto anche gli italiani, in Italia) non vogliono più fare.

Il nuovo Presidente sembra infatti ossessionato dalla caccia all’immigrato e ieri ha inasprito le norme per l’espulsione, estendendole anche a chi commette reati minori. E, per far vedere che non scherza, ha assunto 15.000 nuovi agenti da mandare a controllare le frontiere.

Wall Street, alla riapertura ieri, ha rimandato in scena la ormai consueta ansia dei compratori ed ha vissuto un’altra giornata all’insegna del rialzo, che ha interessato tutti i listini ed i settori.

SP500, l’indice principale, ha portato il suo massimo storico a 2.366,71, aggiungendo un altro +0,6% alla serie delle sedute positive.

Certo, non è solo l’entusiasmo per Trump a motivare questo rally dell’azionario USA, che sembra inesauribile. Del resto, a pensarci bene, finora Trump in campo economico ha fatto più che altro annunci e promesse. I provvedimenti concreti sono stati tutti all’insegna della chiusura dei confini e dell’espulsione degli immigrati: misure protezionistiche che i mercati non amano.

Quel che motiva la voglia di azionario è soprattutto la mancanza di alternative. Si comincia a capire che il convitato di pietra alle politiche di Trump sarà l’inflazione, che sta ovunque rialzando la testa in modo abbastanza convinto. Perciò anche i rendimenti sono destinati a salire ancora, e di conseguenza le quotazioni dei bond, che vanno in senso opposto ai rendimenti, a scendere. Ecco allora che le mani forti e gli istituzionali stanno ruotando il portafoglio, uscendo in modo cospicuo dai bond. Ma siccome da qualche parte i soldi bisogna pur metterli, ecco che la rotazione sta interessando un po’ tutto quel che non è obbligazionario. Sta in fatti salendo l’azionario, sta anche salendo, sebbene un po’ meno l’oro, che è un tradizionale bene rifugio, e si vede da ieri anche una certa voglia di rally anche da parte del petrolio, che sta premendo sulla resistenza di 55 $ al barile, da cui in precedenza è stato respinto varie volte.

Insomma. Non è che le azioni vengano scelte per una oggettiva convenienza, ma più che altro come impiego alternativo dei capitali che escono dall’obbligazionario.

Questa situazione potrebbe continuare ancora, magari con le opportune correzioni. Ora gli eccessi sono così forti che una pausa correttiva sembra necessaria. Ma la tendenza di fondo sembra essere questa, almeno per qualche mese ancora e finché le promesse di Trump sostengono le aspettative. Saranno probabilmente i fatti concreti a far scoppiare la bolla. Perché è evidente che se ora sta scoppiando la bolla obbligazionaria, poi toccherà a quella azionaria che si sta gonfiando da 8 anni.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online