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Senza Wall Street solo sbadigli

Ieri mancavano all’appuntamento quotidiano i mercati americani, chiusi per il Labour Day, e si è visto.

La giornata è scivolata tra sbadigli che hanno fatto venire a tutti la nostalgia delle vacanze. Anche la moderata voglia di continuare il rialzo, che in mattinata hanno mostrato i mercati azionari europei si è ammosciata nel pomeriggio nel grigiore generale, che ha condotto ad una chiusura assolutamente piatta per quasi tutti i listini.

Nessuno spunto è venuto da un noiosissimo G20, servito solo ai cinesi per mostrare la loro potenza organizzativa (hanno spostato una intera città per consentire ai leader mondiali una circolazione più agevole), a Putin ed Obama per guardarsi in cagnesco, ed a Renzi per fare il gigione con gli studenti universitari cinesi ed il battutaro con i colleghi politici. Attendo (Londra: 0RCY.L - notizie) impaziente, al prossimo meeting, di vederlo fare le corna nella foto di gruppo, ad imitazione del suo grande maestro Berlusconi.

Nemmeno la sconfitta elettorale della Merkel nelle elezioni in un piccolo land dell’est, suo collegio elettorale, da parte della destra xenofoba e populista AFD è riuscita a mettere qualche brivido ai mercati.

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E neppure il petrolio, scosso dalla notizia di un accordo tra Russia e Arabia Saudita per stabilizzarne il prezzo. Sull’oro nero ai sono viste oscillazioni pazzesche. Partito da 44 dollari al barile (contratto future Crude Oil WTI scadenza ottobre) in mattinata è schizzato ad oltre 46,50, quando è stata diffusa la dichiarazione del ministro russo dell’Energia che ha confermato le ammissioni dello stesso Putin ed ha ufficializzato la notizia dell’accordo tra Russia ed Arabia per collaborare insieme alla stabilizzazione del prezzo del greggio. Un rialzo del 5% in sole due ore è cosa anomala, anche se nei giorni scorsi il petrolio ha abituato ad una certa volatilità.

Poi però la dichiarazione del ministro dell’energia arabo ha gettato molta acqua sul fuoco speculativo, precisando che non vede l’urgenza di limitare la produzione, dato che secondo gli arabi l’equilibrio tra domanda ed offerta verrà raggiunto il prossimo anno anche senza blocchi produttivi. Le sue parole hanno anche fatto capire che eventuali blocchi sono ipotizzabili solo se tutti gli altri soci OPEC aderiranno. Dato che l’Iran ha già declinato l’impegno, è come dire che la voglia ci sarebbe ma al prossimo vertice OPEC di ottobre non si vedrà nulla di concreto in aggiunta alle belle intenzioni.

Sono allora partiti i realizzi ed il prezzo del greggio è tornato a 44,80 in sole 3 ore, per poi stabilizzarsi poco sopra i 45 dollari. Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire.

I mercati azionari sono stati comunque abbastanza indifferenti all’altalena petrolifera ed hanno snobbato anche la una serie di dati sui PMI europei, che hanno mostrato un certo indebolimento delle attese di crescita in Eurozona e, al contrario, un deciso rafforzamento delle aspettative in Gran Bretagna, dove la paura per la Brexit sta svanendo, a vantaggio della sterlina che continua a recuperare terreno contro l’euro e le principali valute.

La seduta si è trascinata stancamente con tanta nostalgia di Wall Street, che oggi tornerà a dettare la direzione. Oggi è atteso alle 16 l’indice ISM servizi, che consentirà di capire se la frenata delle aspettative dei manager riguarda solo quelli dell’industria oppure se si sta diffondendo all’intera economia. Un dato deludente anche da parte di questo indice metterebbe la pietra tombale alle probabilità di rialzo dei tassi nella prossima riunione FED del 21 settembre e darebbe forse un’altra spintarella speculativa ai mercati.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online