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Wall Street sembra aver disimparato a scendere

Wall Street sembra aver disimparato a scendere. Da 15 sedute l’S&P non mostra una perdita superiore allo 0.25%. Questo record si aggiunge agli altri numerosissimi indici statistici di eccesso di ottimismo (RSI, volatilità implicita e realizzata, distanza dalla media mobile a 200 giorni, positioning etc solo per nominarne alcuni) più volte citati nell’ultimo periodo, che tipicamente segnalano un rischio correzione, ma che questa volta sono stati, fin qui, pesantemente contraddetti dai fatti.

L’indice di Medium term optimism calcolato da Sentimentrader si trova sopra il livello di 70 (Excess optimism) da 52 sedute. Negli ultimi 18 anni è avenuto solo 4 volte (Giugno 2003, ottobre 2009, febbraio 2011 e marzo 2012. Nei primi 2 casi si usciva da bear markets, e periodi di excess optimism anche più lunghi non hanno portato a significative correzioni. Gli altri 2 hanno invece visto significativi consolidamenti nelle settimane successive.

Sentimentrader ha ha elaborato un indice atto a misurare lo scostamento della performance dell’S&P500 da quella attesa sulla base di un aggregato degli indicatori di sentiment (in altre parole un indice di sottoperformance di una strategia basata sulla misurazione del sentiment). Tale indice si è trovato sopra i livelli attuali solo altre 4 volte negli ultimi 17 anni (gennaio 2004, aprile 2010, dicembre 2010 e gennaio 2012). Sulla base di questa ridotta casistica, i ritorni successivi sono stati modesti, nel senso che è stata solo questione di tempo perchè l’S&P ripiegasse, ma in nessun caso la correzione è stata immediata.

La buona vena di Wall Street ha offerto supporto all’Asia, sebbene al solito Tokyo non abbia gradito il passo indietro del $. Forte, per contro, Hong Kong dopo il GDP migliore delle attese nel quarto trimestre del 2016. Più tranquilli i mercati locali cinesi.

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L’Europa ha provato a sua volta ad avvantaggiarsi del buon sentiment ereditato dagli USA. Ma sui governativi è ripartito l’allargamento degli spread su Francia e periferici nei confronti della carta tedesca che invece ha ottenuto un eccezionale supporto (nuovo record negativo per il rendimento del 2 anni tedesco, a -0.92%).

Il mercato guardava con particolare apprensione alla conferenza stampa di Bayrou oggi alle 16 nella quale l’esponente politico francese avrebbe dovuto annunciare se correva per la Presidenza o appoggiava Macron. Anche l’€ ha accusato lo stress , bucando a tratti 1.05 vs Dollaro nonostante l’IFO di febbraio abbia confermato in pieno quanto espresso ieri dal PMI manifatturiero tedesco.

Incertezza politica europea, e conseguenti effetti su tassi e spread hanno imposto un dazio al settore bancario continentale, con l’Eurostoxx banks terminato sul limite basso del range inaugurato a metà dicembre. Naturalmente gli indici a maggior contenuto bancario (Madrid e Milano) ne sono stati penalizzati, mentre Francoforte ha potuto giovarsi della debolezza dell’€. Particolamente pesanti gli istituti italiani, che oltre all’incertezza politica e alla volatilità sullo spread scontano anche alcune situazioni specifiche (incertezza su ricapitalizzazione delle venete, dibattito con Bruxelles circa la necessità di ridurre il rapporto impieghi/sofferenze lorde, e la digestione dell’aumento di capitale Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) ).

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) pomeriggio, Bayrou ha annunciato la rinuncia a candidarsi e il supporto a Macron, al quale ha offerto un alleanza. Ciò dovrebbe aggiungere un 4/5% ai sofferenti sondaggi del candidato indipendente, permettendogli di risorpassare Fillon. Poichè Macron gode, nei sondaggi, di un vantaggio sulla Le Pen (Other OTC: PENC - notizie) leggermente maggiore rispetto a Fillon (vedi Lampi di ieri), i mercati hanno accolto con soddisfazione le news, gli spread hanno cambiato direzione (soprattutto quello Francia Germania) e i mercati hanno recuperato, anche se il settore bancario è rimasto pesante.

Naturalmente anche l’€ ha recuperato terreno andando incontro alle Minute FOMC intorno a 1.054 vs $.

Dando una rapida scorsa alle minute FOMC appena uscite, non mi pare di ravvisare novità in grado di rivoluzionare il quadro per il prossimo meeting (15 marzo). I membri vedono un rialzo in tempi brevi “se l’economia tiene”, ma vedono un rischio modesto di inflazione in accelerazione significativa. Vedono rischi a rialzo da stimolo fiscale e al ribasso da forza del $ per l’economia, e intendono iniziare a discutere di riduzione del bilancio FED ai prossimi meeting. Tutto già noto, nessuna sorpresa. Modesto sollievo per i treasury, biglietto verde in arretramento, azionario pressochè invariato.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online